Mia Casa: “Legge regionale per ricostruzione”
Roseto – Martedì prossimo 9 novembre una delegazione del Mia Casa d’Abruzzo assisterà ai lavori del Consiglio regionale convocato per le ore 11 presso il Palazzo dell’Emiciclo. Il Mia Casa ha chiesto al Consiglio regionale l’approvazione di una “Legge Regionale sulla ricostruzione e messa in sicurezza antisismica” della edilizia residenziale pubblica che, per competenza costituzionale, attiene proprio e direttamente alla Regione Abruzzo.
“E’ chiaro a tutti ormai – dichiara Pio Rapagnà, leader del Mia Casa – che l’impegno e l’intervento legislativo, di indirizzo e di controllo del Consiglio regionale è inevitabile, obbligatorio e improcrastinabile, poiché è sotto gli occhi di tutti ed è un dato di fatto che, dopo 19 mesi dal 6 aprile 2009, migliaia di famiglie della Edilizia Residenziale Pubblica sono ancora sfollate, non avendo avuto alcuna possibilità di rientrare nemmeno in quegli alloggi pubblici classificati A, B e C.
Purtroppo, ciò che sta accadendo attorno alla “mancata ricostruzione” e in assenza di una Legge di indirizzo e di controllo, è una drammatica dimostrazione della incapacità o mancanza di volontà della massima Istituzione legislativa regionale di “costituire e costruire” i presupposti e le condizioni operative necessarie per “partecipare e contribuire” alla ricostruzione quantomeno della Edilizia Residenziale Pubblica della ‘Aquila e dei Comuni del cratere.
Per questo il Consiglio Regionale si sta assumendo la responsabilità delle “gravi conseguenze” derivanti da “non decisioni” di competenza specifica di un organo legislativo fondamentale per “impedire” e “prevenire” operazioni immobiliari e speculazioni urbanistiche ed edilizie sugli edifici, sulla aree verdi e su importanti e qualificati spazi “pertinenziali” di interi complessi pubblici e condominiali danneggiati o resi inagibili.
Il comportamento “superficiale e rinunciatario” assunto in questi lunghissimi e dolorosissimi mesi post terremoto dal Consiglio regionale quale istituzione legislativa autonoma, non è giustificabile sotto alcun punto di vista, e fa pensare che le Istituzioni regionali e gli uomini che le rappresentano non siano all’altezza del compito e della gravità della situazione, oppure che, forse, non siano totalmente liberi e autonomi nell’esercizio delle proprie funzioni rispetto a “soggetti” esterni alla nostra realtà regionale”.
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