E adesso… “Mettiamoci la faccia”
L’Aquila- (di Mardin Nazad) – “Mettiamoci la faccia” è il nome dell’iniziativa, promossa dal Ministero della pubblica amministrazione e dell’innovazione e presentata questa mattina dal Rettore dell’Università dell’Aquila, Ferdinando Di Orio, dal direttore amministrativo Filippo Del Vecchio e dal dirigente affari generali Università, Pietro Di Benedetto presso il Rettorato dell’Università degli Studi dell’Aquila, che mira al miglioramento dei servizi offerti dall’amministrazione pubblica.
“È un’iniziativa molto importante- dichiara il Rettore Di Orio- Uno dei fatti più gravi del passato, e di questo devo dare atto al ministro Brunetta che si è impegnato molto in questa direzione, è che quando noi ci rivolgevamo alla amministrazione pubblica questa si presentava quasi come un fantasma indefinito. Ricevevamo trattamenti pesanti e non sapevamo neanche chi ci stava trattando così, ma soprattutto non potevamo andare a dirlo a nessuno! Uscire da questo rapporto fumoso tra utenti e amministrazione pubblica e stabilire un rapporto trasparente è lo scopo di questa iniziativa.”
“Noi siamo tra le 7 università che hanno deciso di aderire alla sperimentazione- dichiara il dott. Pietro Di Benedetto- stanno partecipando all’iniziativa 343 enti pubblici non economici, 141 agenzie fiscali, 36 enti del settore servizi economici, 4 delegazioni della presidenza del consiglio dei ministri e 4 Istituti di ricerca.”
Ma in cosa consiste? Ogni sportello di segreteria è stato dotato di uno schermo touch screen sul quale appaiono tre smiles che simboleggiano il livello di soddisfazione dell’utente. “Lo schermo chiaramente è sorvegliato- puntualizza Di Benedetto- Ciò significa che non sarà possibile al bontempone di turno o all’impiegato cliccare a piacimento falsando i risultati;, ma ogni volta che verrà effettuata una prestazione, il funzionario attiverà lo schermo per far esprimere il giudizio all’utente che avrà a disposizione trenta secondi.” Qualora la prestazione risulti soddisfacente basterà cliccare sullo smile verde (pienamente soddisfatto) o su quello giallo (soddisfatto ma con meno intensità), ed in questo caso la transizione sarà conclusa in un secondo. Invece, all’utente che non si dovesse ritenere soddisfatto basterà cliccare lo smile rosso (insoddisfatto), il quale lo porterà ad una seconda schermata dove, per mezzo di 4 macroaree di insoddisfazione, potrà indicare la causa tra le seguenti opzioni: risposta negativa (che non dipende dal servizio erogato), richiesta di tornare una seconda volta, professionalità dell’impiegato, tempi di attesa; la procedura totale richiede solo pochissimi secondi.
“L’intenzione è quella di allargare questo metodo ad un sistema di prenotazione intelligente, cioè cercare di differenziare le file a seconda del tipo di prestazione richiesta. I dati raccolti verranno messi a disposizione dell’utenza in un apposita sezione del nostro sito web e verranno inviati al Ministero della funzione pubblica” conclude il dirigente degli affari generali dell’Università dell’Aquila. Un piccolo tentativo di alleviare i notevoli disagi a cui sono sottoposti gli studenti dell’ateneo aquilano.
“In questo momento siamo in una fase estremamente delicata in cui non si fa nulla affinché i nostri studenti abbiamo una normale vita studentesca – sottolinea Di Orio- I ragazzi hanno diritto di vivere un’esperienza studentesca un pochino più gradevole di quella che sono condannati a vivere. Qua mancano residenze, abbiamo un pendolarismo ancora non risolto che costringe i nostri studenti a stare 3 ore-3 ore e mezzo sugli autobus; e mi chiedo che rendimento possono dare questi ragazzi dopo aver passatto 4 ore su un autobus! Per non parlare poi del problema delle mense. Noi non abbiamo competenze per queste cose però ci auguriamo che qualcuno ci possa dare una mano per questi studenti; potrei anche dire che è una questione che compete alla Regione e all’azienda per il diritto allo studio, però gli studenti per noi sono l’unica ragione di essere. Non voglio dilungarmi a commentare la chiusura della casa dello studente a Pizzoli, ma perché cacciare gli studenti se non era una struttura a rischio? Non posso più tollerare che i miei studenti siano considerati di serie B in questo paese.”
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