In edicola D’Abruzzo, autunno 2010
L’Aquila – Un numero, quello autunnale della bella rivista D’Abruzzo, n.91, ricco di articoli dedicati all’arte, all’archeologia e alla storia che in questo autunnale si apre con un ampio servizio dedicato ai Writers di Pescara, espressione giovane di una avanguardia artistica emergente anche nell’ambiente metropolitano, che tra legalità e illegalità sta cercando una sua dimensione. Le immagini di Federico De Nicola conducono il lettore tra la golena del fiume della città, l’ex Cofa e gli ambienti che si colorano delle texture, delle tag disegnate dai writers.
Un racconto della vita di miniera del tutto diverso da quello dei recenti fatti di cronaca è quello proposto nel servizio dedicato agli ex distretti minerari presenti nel territorio abruzzese del Parco Nazionale della Maiella. Un percorso a ritroso nel tempo seguendo il filo del ricordo dei minatori che un tempo affrontavano questo duro lavoro per sostenere le loro numerose famiglie.
Il piccolo paese di San Benedetto in Perillis, un gioiello medievale che conserva ancora le tracce del passato con l’acciottolato dei vicoli, le chiese e gli oratori abbaziali, offre tutto il suo splendore nelle giornate autunnali.
Un importante recupero condotto dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo è descritto dalle immagini di Mario Vitale, riguardante l’antica abbazia di San Martino in Valle nelle gole di Fara San Martino che durante i recenti scavi è “riemersa”, con la bellezza dei fregi che la ornano, esempio di abile arte dei lapicidi medievali.
L’itinerario autunnale ci conduce nella Valle di Vusci, tra Carapelle e Castelvecchio Calvisio per visitare grotte e casini abbandonati, esempi di strutture antiche che testimoniano una fiorente economia agricola basata sulla viticoltura, scomparsa nei primi decenni del secolo scorso a causa della fillossera. In tutt’altro territorio e precisamente nella Riserva Naturale Regionale Lago di Serranella è stato ricostruito un orto medievale rurale – con finalità didattiche e per sensibilizzare l’opinione pubblica – sulla base di documenti storici e di indagini territoriali. È interessante osservare come alcune piante coltivate per uso alimentare nel periodo medievale oggi non vengano più consumate.
In allegato Storia del Brigantaggio in Abruzzo di Romano Canosa
Nel 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia nella situazione politica attuale è occasione di vivaci riflessioni, convegni, dibattiti, scontri mediatici. La Menabò ha voluto dare il suo contributo alla comprensione della complessa realizzazione dell’unificazione della penisola con la ristampa di un documentato studio di Romano Canosa sulla storia del brigantaggio dopo l’Unità pubblicato nel 2001. La nuova edizione si arricchisce di stampe dell’epoca e di un utile indice delle località protagoniste di episodi di brigantaggio. Quali le cause del fenomeno? L’autore, com’è sua abitudine, non vuole sostenere né dimostrare nessuna tesi. Riporta le molte cause che spiegano questo fenomeno in generale, ma si limita a disegnare il profilo del brigantaggio abruzzese attraverso i numerosi documenti d’archivio. Cannone, Di Sciascio, Croce di Tola e altri capi briganti ci balzano vivi attraverso i racconti di coloro che li hanno visti all’opera : la loro età. i loro variopinti vestiti, le loro armi, le loro storie
d’amore, le dichiarazioni tramite fazzoletti ricamati, i loro “protocolli” di azione, le loro strade di fuga. E conosciamo quelli che li seguivano: poveri braccianti, pastori, più facili alla collaborazione con la Guardia Nazionale e al tradimento. L’autore scopre così anche la differenza tra il brigantaggio teramano e quello chietino ed aquilano e ne formula una ipotesi di spiegazione. Un’opera da leggere per capire molto di più della nostra storia abruzzese e italiana.
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