Banca d’Italia, ricorso Consiglio di Stato


L’Aquila – Proseguirà al Consiglio di Stato il braccio di ferro tra alcuni inquilini del quartiere Banca d’Italia e l’istituto, nella vertenza sui rientri degli inquilini negli appartamenti che hanno in fitto lungo via dei Marrucini. Il TAR, tribunale amministrativo dell’Aquila, ha dato torto ad alcuni inquilini che, assistiti dagli avvocati Antonio Valentini e Silvia Catalucci, avevano chiesto di poter ancora fruire degli appartamenti del progetto CASE a loro assegnati. Il TAR ha rigettato la richiesta che in un primo momento aveva invece accolto. Ora i legali hanno deciso, come conferma l’avv. Valentini a InAbruzzo.com, di ricorrere al Consiglio di Stato. Valentin è il lega che per primo presentò denunce in Procura in relazione ai crolli e alla Commissione grandi rischi sul dopo-terremoto a L’Aquila. Ha preso a cuore le vicende di molti terremotati e si batte per ottenere giustizia nelle varie sedi.
La storia del quartiere Banca d’Italia è davvero unica. Lungo via Marrucini esiste un edificio della banca che nella parte terminale è classificato E e nella parte restante è per la Banca agibile: si tratta di un unico edificio e già su questo sorgono dubbi. Può un edificio essere E in parte e abitabile nell’altra sua parte? La Banca e le ordinanze del Comune obbligarono gli inquilini a rientrare in questo edificio e a pagare il fitto e le altre spese. Alcuni si opposero, ricorsero al TAR e chiesero di poter fruire ancora del progetto CASE. Prima un sì e oggi il no del TAR. E quindi, Consiglio di Stato.
Quanto al Comune e al suo testardo progetto di fari rientrare i cittadini nelle case, anche quando le situazioni sono insostenibili, non ha voluto rendersi conto della situazione di disperazione in cui vivono decine di famiglie isolate in un quartiere circondato da macerie, edifici pericolanti e puntellati, trfansenne, cancellate, sbarre, strade bloccate. Via dei Marrucini poi è la peggiore: strada senza uscita, ingresso con tunnel anticrolli, macerie ovunque e neppure un accenno di intervento, come del resto altrove. La gente vive in trappola: se dovesse occludersi il tunnel, tutti resterebbero bloccati come accadde la notte del 6 aprile: tre ore tutti confinati tra palazzi che crollavano e scosse continue, ma nessuna possibilità di fuga. Ma questo in comune lo ignorano, e la Banca d’Italia non vuole sentirne parlare. Si vedrà cosa deciderà il Consiglio dui Stato. per ora il TAR ha provocato amarezza e delusione: “I poteri forti – dice la gente – si sono fatti sentire”. Il TAR avrebbe dato torto agli inquilini ricorrenti sostenendo che molti sono rientrati nel quartiere, quindi è possibile viverci. Si dimentica forse che si può vivere, ma a rischio, anche in bilico sulla cima di una vetta durante un temporale. Anzi, il rischio viene oggi esteso e reso obbligatorio per centinaia di persone. Ironia della sorte: tra ieri e oggi diverse scosse sismiche, alcune delle quali non hanno reso più stabili i palazzi pericolanti che incombono sul precario tunnel…


21 Ottobre 2010

Categoria : Cronaca
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