Luci sismiche, spiegazione dell’enigma? – A L’Aquila ce ne furono nell’aprile 2009
(di Gianfranco Colacito)
L’Aquila – (In coda le didascalie delle foto) -I MISTERI CHE DIVENTANO SCOPERTE – Un enigma di meno per gli studiosi? Forse. Di luci sismiche si parla da secoli, e anche nella crisi sismica dell’aprile 2009 sono tornate in evidenza, nonostante lo scetticismo quasi infastidito della scienza “ufficiale” sempre restìa a concedere attenzione ai fenomeni che non portano cattedre universitarie e conseguenti allori. Ma anche incarichi e remunerazioni.
Di luci sismiche, cioè bagliori, vampate, globi luminosi, chiarori inquietanti in cielo specie al tramonto, lampi abbacinanti e altre manifestazioni vistose, si parla e si scrive da secoli. Basta una navigata in Internet per saperlo. Ma oggi c’è di più e siamo sicuramente vicini a spiegazioni scientifiche solide. Ci siamo documentati, perché del fenomeno abbiamo esperienze significative. Luci furono viste sulla Maiella (area sismica) venti anni orsono. Luci giallo-arancioni comparvero, per più sere, sul Gran Sasso (zona di S.Franco). Luci sono state viste ad aprile del 2009. Alcune molto chiaramente e da molte persone. Abbiamo testimonianze assolutamente attendibili e dettagliate.
ECCOLE, SONO LE EQL – Le luci (in inglese earthquake light, EQL, e così le chiameremo appresso) compaiono in alcune zone nell’imminenza di un terremoto, ore o giorni prima. Ma, purtroppo, anche senza terremoto annesso. Forse sono causate da sciami sismici non avvertibili, forse sono “indipendenti” e connesse con altri fenomeni. Forse non sono EQL, ma altri tipi di luci: ce ne sono diversi ben documentati.
Uno studioso specializzato, Massimo Teodorani, astrofisico di assoluta attendibilità ed esperienza, ha dedicato un libro a tutte le luci (comprese le EQL) che in molte zone del mondo si vedono a migliaia e si fotografano regolarmente, ed ha raccolto un’ipotesi di spiegazione scientificamente valida e razionale.
Secondo la sua esperienza, le EQL si presentano con brontolii della terra (non sempre, ma a Paganica ve ne furono e pare ce ne siano ancora), come lampi (ne furono visti a L’Aquila il 4 -5 aprile 2009), inspiegabili aurore boreali, bande luminose, lingue di fuoco, piccoli chiarori al suolo, nebbie e nuvole luminescenti (ce n’erano a L’Aquila la sera del 5 aprile), colonne di luci, altre forme e sfere simili a fulmini globulari.
COLORI E MILLENNI – Tali fenomeni (visti anche sul mare) possono durare o essere rapidissimi, presentano colori vivi, e per Teodorani “sono accompagnati da scariche elettromagnetiche a frequenza molto bassa, che disturbano le trasmissioni radio”. Di luci misteriose, ripetiamo, si parla e si narra da secoli, secondo Teodorani fin dall’antica Grecia. Dunque millenni. Un paese altamente sismico. Un caso?
Chi mastica un po’ di fisica, e abbreviamo, sa che la terra presenta sotto varie forme un’attività elettrica diffusa e costante. Il globo è circondato dai campi magnetici. Le aurore boreali si debbono a radiazioni che inteferiscono con i campi magnetici, e manifestano, appunto, colori vivaci e stupendi: anche qui è facile documentarsi su Internet. Sulle aurore boreali, tuttavia, nessun mistero.
BRONTOLII E PIEZOELETTRICITA’ – Una delle attività elettriche sarebbe l’origine delle EQL coincidenti con le faglie sismiche. Come nel caso aquilano, dove la faglia di Paganica era un forte attività culminata con il sisma 5,8 ml, 6,3 mw del 6 aprile. Ora spremetevi la memoria, e ricordate cos’è la piezoelettricità, proprietà di alcuni cristalli (tipo il quarzo) di produrre energia elettrica – o meglio differenza di potenziale – se “percossi”, se forzati a deformarsi. Se fumate, prendete l’accendino che non vuole pile e accendetelo: avete usato la piezoelettricità. Non il bic di plastica, che ha le pietrine, ma l’accendino detto appunto piezoelettrico. In quel caso, c’è una piastrina di cristallo che, premuta tramite il pulsante, produce scintille elettriche e accende il gas.
Ebbene, secondo studi americani e canadesi, quando le sponde di una faglia sismica “strofinano” o premono una contro l’altra, contrastandosi per il movimento naturale delle placche terrestri, se sono ricche di quarzo – cosa frequentissima – inducono quest’ultimo a produrre voltaggio (come nell’accendino). Ne derivano scariche elettriche che ionizzano l’aria e generano le luci sismiche EQL, nelle loro varie manifestazioni e forme. E anche emissioni di radiazioni radio a varie frequenze (VLF, ELF, ULF).
LUNGO LE FAGLIE – La spiegazione (che per ora è un’ipotesi, ma molto valida, ma ha bisogno di altre verifiche) è valida dove corrono faglie sismiche, come nel territorio aquilano: lungo le faglie i blocchi contrapposti di sottosuolo di spingono, si strofinano, si spezzano e provocano terremoti. E luci sismiche, probabilmente.
I DUBBI – Ci sono aspetti del fenomeno da spiegare. Le EQL sono di solito luci persistenti, i fenomeni infatti possono anche durare, minuti o decine di minuti, e ciò contrasta con il fatto che le correnti telluriche ipogee si depotenziano velocemente attraversando la terra (buon conduttore) da 10-12 km di profondità, e quindi arrivano “spente”. Dovrebbero durare sempre poco e invece i fenomeni, talvolta, durano molto. Come spiegarlo?
Una parte dell’enigma, comunque, diventa meno… enigmatica. Luce, in questo caso, vuol dire fenomeno elettrico, quindi la piezoelettricità come spiegazione sembra buona. La ritiene tale un certo numero di scienziati, ma non siamo alla soluzione accettata e ammessa da tutti. Occorrerebbero studi e ricerche, e qui ci fermiamo: sappiamo come funziona la ricerca italiana. E come predomina alla fine il mondo accademico ufficiale. Vi consigliamo, comunque, il libro di Teodorani “Sfere di luce”, ed. Scienza e Conoscenza. E’ bene saperne di più sulla natura e sulla sismologia, specie da queste parti. Non accontentiamoci di grandi appalti, grandi cialtroni: pensiamo anche ai grandi rischi. Ma già a quelli sta pensando anche la Procura…
(LE FOTO. Dall’alto due immagini di luci sismiche in Giappone, nel 1966: quella con il cielo rosa è suggestiva, ma potrebbe non essere una EQL, bensì… un tramoto policromo. Non iompressionatevi ad ogni tramonto, da ora in avanti! – Sotto: una vistosa faglia superficiale nell’Aquilano ad aprile 2009 – Una faglia nella roccia evidenziata da punti rossi, verticale – La faglia di Pettino ben visibile, con rocce e sassi bianchi ai piedi del bosco di San Giuliano – La faglia emersa presso il lagio Sinizzo ad aprile 2009)
Non c'è ancora nessun commento.