L’opinione – Ricostruzione, chi ci guadagnerà? Sarebbe facile sapero
(di Giampaolo Ceci) – Questa settimana alcune riflessioni un po’ più tecniche su come potrebbero essere analizzati i flussi finanziari generati dal terremoto. Le informazioni che ne conseguirebbero sarebbero utili per mettere a fuoco i settori del tessuto produttivo regionale su cui si riverseranno le risorse pubbliche e quindi impostare su di esse, almeno le politiche di sviluppo a breve termine.
In un quadro generale, ogni associazione di categoria dovrebbe approfondire le valutazioni prospettiche di competenza per individuare il probabile scenario futuro dei prossimi anni e consigliare, con cognizione, ai propri associati le miglior strategie di attacco o di contenimento.
Il criterio di analisi dei flussi di spesa potrebbe essere molto articolato. Il più semplice però resta quello usato per la stesura dei bilanci civilistici. In effetti, di un bilancio si tratta. La corretta impostazione di un piano dei conti generale delle spese afferenti la ricostruzione risolverebbe ogni problema di analisi e consuntivazione anche se la spesa fosse affidata a centri di spesa diversi.
Tra i “ricavi” previsti si inseriranno i vari capitoli di spesa relativi ai conferimenti dello stato, delle donazioni, di quelli attivabili mediante il fondo europeo ecc; tra i”costi” le varie componenti delle “uscite” previste.
La struttura dei costi é quella che crea più problemi ai fini dell’analisi dei flussi. I “costi” della ricostruzione degli edifici, ad esempio, potrebbero essere impostati per consuntivare quelli della macchina amministrativa e di controllo (spese generali); per il controllo dei vari segmenti di spesa quale ad esempio la riparazione strade, delle scuole, degli edifici pubblici, dei contributi o indennizzi ai privati ecc) a loro volta ciascun capitolo di spesa potrebbe essere suddiviso nelle componenti di dettaglio della spesa, quale ad esempio: per smaltimento delle macerie, per i subappalti, per lavori diretti e di terzi, per le forniture, i noli, i trasporti, e un altro macrocapitolo che comprende i servizi tecnici e quelli di progettazione dei singoli intereventi.
L’analisi preventiva si potrebbe fermare alla stima delle spese previste nei singoli settori produttivi o merceologici.
Ad esempio si può prevedere quanto si spenderà nei prossimi 10 anni per singole forniture: quanto per gli smaltimenti, per gli isolatori, i calcestruzzi, per gli impianti elettrici o di riscaldamento, per gli infissi, per marmi, per travi in legno e così via.
Questi dati quantificano il mercato potenziale che fornisce la base di un ulteriore studio di fattibilità per gli investitori.
Bisogna dire che ad un “non tecnico” l’analisi può sembrare difficile, ma non lo è certo per un tecnico, perché esiste una vasta casistica della ripartizione della spesa in interventi di ristrutturazione.
Bisogna anche dire che, se si imposta bene il criterio di controllo della spesa, poi diventa facile controllarne anche l’avanzamento complessivo e agire sui centri di spesa più lenti, rimuovendo le cause dei rallentamenti.
Il Responsabile della struttura di missione e il Commissario avrebbe il quadro esatto dell’avanzamento dei lavori.
E’ un’analisi importante quella dei flussi perché è sui settori che maggiormente verranno investiti dai contributi, che i giovani imprenditori locali dovrebbero orientarsi per organizzare le loro attività commerciali o imprenditoriali, ed è proprio su questi settori emergenti che la Regione dovrebbe indirizzare tutte le sue risorse sia in campo formativo che di assistenza alle nuove imprese.
Ma non solo, anche il quadro normativo da varare dovrebbe orientarsi verso le prospettive di sviluppo che si intende favorire. Ad esempio varare una norma che impone un limite ai ribassi massimi dei subappalti, eviterebbe a molti artigiani e piccole imprese locali di essere “prese per il collo” da ribassi eccessivi che non consentirebbero loro di crescere o consolidarsi patrimonialmente.
E’ solo un esempio di come le scelte politiche potrebbero condizionare il futuro dell’economia delle zone terremotate.
I politici locali sono quindi investiti di una grande responsabilità. Dalle loro decisioni dipenderà il futuro di queste zone.
Sbagliare le scelte significa indirizzare le opportunità che si presentano in settori produttivi privi di prospettiva, fare le scelte giuste significa invece aprire l‘economia verso ulteriori opportunità che produrranno progresso e benessere anche quando la ricostruzione sarà terminata.
La classe politica locale sarà in grado di superare i battibecchi e le polemiche e finalmente concentrale la discussione su cosa fare? Le loro scelte saranno lungimiranti e all’altezza dei problemi?
Non c’è bisogno di convincere nessuno, tanto tra una ventina d’anni le popolazioni del cratere lo potranno valutare da sole.
Non c'è ancora nessun commento.