Messa alle Anime Sante, si tenta di tornare
L’Aquila – (Gianfranco Colacito) – (Nelle foto la cupola subito dopo il sisma e, sotto, appena dopo il restauro terminato nel 2008) – La messa è stata celebrata oggi nella chiesa delle Anime Sante, officiata dal vescovo mons. Giuseppe Molinari, che ha pregato con particolare partecipazione, per la città e la sua rinascita. La sua voce era commozione e dolore, non rassegnazione. Un ritorno, comunque, o almeno un tentativo. Tra i partecipanti alla funzione Maria Teresa Letta, presidente della Croce Rossa Italiana. Sui banchi del ridotto spazio riservato ai fedeli, non molte persone: in mattinata c’è stata una sensibile scossa sismica 2,8 di magnitudine locale, che probabilmente ha tenuto lontani dalla chiesa parecchi di coloro che avrebbero voluto partecipare alla prima funzione domenicale che vi si svolgeva. Il tempio simbolo del centro storico martirizzato dalle scosse dell’aprile 2009 torna comunque agli aquilani. Il suo interno è fortemente ridotto, come spazio, rispetto al normale: è praticabile solo la parte anteriore del tempio, mentre è sbarrata da un’alta transenna, ornata con un dipinto in cornice, la parte coincidente con la navata e l’abside, sotto la ex policroma cupola, crollata nel sisma e sbriciolata dalle scosse successive in diretta televisiva. Quando vi fu il secondo grande crollo una telecamera venne puntata sulla cupola da piazza Duomo, dove si trovava per ambientare un servizio sul sisma, e vennero registrati i secondi visibili più catastrofici del terremoto aquilano. Immagini agghiaccianti che vennero poi riproposte da tutte le tv e su Internet per mesi. Finiva in pezzi, tra l’altro, una cupola stupenda riconsegnata alla città dopo un lungo e costoso restauro rivelatosi del tutto inutile. Non si finirà mai, anche per questo, di interrogarsi sul come sia stati eseguiti certi interventi: solo recupero estetico? Ecco perchè la chiesa del Suffragio, detta delle Anime Sante, dove in tanti si recavano per tradizione il giovedì di Pasqua per i Sepolcri, è oggi il logo del centro storico colpito. La facciata, un esempio di barocco con struttura a conchiglia, armonica e avvolgente per i fedeli, è priva dei pinnacoli di pietra finiti in pezzi sul pavimento della sottostante piazza Duomo e anch’essi ritratti da foto e cineoperatori di mezzo mondo. La cupola è attualmente coperta da una sorta di ombrello protettivo e nascosta da pannellature. Oggi vi si è celebrata di nuovo la funzione. Torna un prete che allarga le braccia verso l’alto, invocando protezione e compassione, tra candele e simulacri dorati, volti rapìti di santi e putti, cornici e argenti, nel buio interrotto da piccoli splendori, e incenso per pentiti e fedeli tornati dopo l’orrore alla comunione con il divino. Pian piano, rialzandosi come una persona ferita e oltraggiata, la città tenta di riconquistare la normalità . I tremori della Terra le ricordano che l’ansia e la sospensione in uno spazio irreale ci sono ancora. Ma bisogna trascinarsi avanti, a tutti i costi. Come Cristo sotto il gravame spigoloso della croce, direbbe un bravo prete. 100.000 poveri cristi, gli aquilani nella loro seconda vita.
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