Pescara boccheggia, le tendopoli senza respiro
Pescara – La città adriatica ha raggiunto oggi, nelle ore più calde, il temuto picco di calore di quasi 40 gradi, con fortissimo tasso di umidità atmosferica. Afa insopportabile, malori, disagio, persone che se ne restano per ore nascoste all’ombra, che spesso è la sola salvezza. Nelle altre località della costa, temperature elevate, ma più contenute e sopportabili. Nelle tendopoli aquilane del terremoto, almeno quelle ancora prive di climatizzatore, non si respira. Va meglio negli accampamenti innalzati nei centri di alta montagna, dove il caldo colpisce di meno. Ciò che fa sorridere, almeno chi ne conserva la forza e la voglia, sono i bollettini diffusi con il solito linguaggio stereotipato dalla Protezione civile, con un elenco di città molto calde e quindi popolazione a rischio. Allarmi con il numero, qua e là , ma L’Aquila con le sue tendopoli per migliaia di malcapitati non c’è: non è a rischio! Evidentemente, i casi di malattie, i disagi, i cattivi odori, i ratti e le serpi, le erbacce e i cumuli di macerie sospette per via dell’amianto, non sono un rischio con 32-33 gradi. Come non lo è la dolorosa tendopoli che ospita ciò che resta di un ospedale con 6-700 posti letto. Se si avesse almeno il buon gusto di parlare con meno spocchia burocratica, e più consapevolezza dei problemi reali, le cose andrebbero meglio.
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