Alpini, Afghanistan e veicoli Lince
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – (Nelle foto: sopra il blindato Lince, sotto il blindato Freccia e alcuni alpini in Afghanistan) - Luca Cornacchia, il soldato di Lecce dei Marsi ferito in Afghanistan (ma quattro suoi commilitoni sono morti), sta meglio, ha parlato con la moglie. Oggi a Lcce dei Marsi, dopo la messa domenicale, i giornalisti si sono affollati attorno alla madre, le hanno rivolto domande. La donna ha detto: “Vorrei ridare i figli alle quattro madri che li hanno perduti”. Ieri, interrogata su come avrebbe reagito se fosse toccato a Luca, aveva detto spontanea e commossa: “Sarei andata laggiù a uccidere tutti i telebani”. Quel nome lo ha in testa, il nome dell’Afghanistan non sa neppure pronunciarlo bene, ma il suo cuore di madre è grande, pulito, generoso. Storie di gente per bene, delle famiglie dalle quali provengono i soldati italiani volontari nelle missioni che sono ormai di guerra, e dovevano essere di pace e di aiuto alla gente di quel lontano paese. Di cui pochi sanno qualcosa: un po’ come i soldati americani spediti a combattere in Irak, che non sapevano neppure dove fosse quel posto remoto, e ignoravano del tutto – da bravi americani – che millenni orsono fu la culla delle civiltà, tra Tigri ed Eufrate. I nostri soldati, tutti volontari, sono quasi esclusivamente gente del Sud, che ha trovato un rischioso e coraggioso lavoro. Un’alternativa obbligatoria per chi non ha prospettive a casa propria.
Ciò che accade in Afghanistan, e lo testimoniano i nostri numerosi servizi (siamo in contatto e riceviamo e.mail), interessa molto l’Abruzzo. Semplice: a fare la pace (che ormai somiglia a fare la guerra) ci sono tra gli altri militari italiani, quasi 200 alpini del Nono Reggimento L’Aquila. Aiutano la popolazione, realizzano insediamenti e strutture, danno lezioni di agricoltura, di sanità, di igiene, insegnano persino la gastronomia e hanno portato parecchio zafferano aquilano. Distribuiscono libri, quaderni, penne, tengono corsi di giornalismo frequentati anche da ragazze afghane. Ma fanno anche la guerra, perchè gli assalti sono diventati frequenti e sanguinosi. Il Ministro Larussa ha detto che occorrerà dotare di armamento pesante gli aerei e gli elicotteri italiani. Bombe.
Protagonista di questa situazione è il gippone blindato Lince, un veicolo possente capace di procedere anche a gomme sgonfie, trazione integrale, blindatura. Ecco cosa abbiamo raccolto sul Lince da varie fonti, visto che sul Lince sono morti ieri quattro alpini e l’abruzzese è rimasto ferito.
IL LINCE – E’ in servizio in 2 versioni: quella standard da trasporto a passo lungo (lunghezza 4.970 mm) e quella da esplorazione con passo ridotto (lunghezza 4.670 mm). L’abitacolo è protetto anteriormente, posteriormente e di lato da un parafiamma valido contro le mine antiuomo. Esiste poi un kit di blindatura leggero che aumenta la difesa contro proiettili perforanti. La protezione contro le mine anticarro è fornita da un ulteriore kit di blindatura pesante.
La versione standard del Vtlm (Veicolo tattico multiruolo leggero) pesa 7 tonnellate, può ospitare 4 militari equipaggiati con ha un carico utile di circa 3 tonnellate. E’ spinto da un motore da 185 Hp e può essere dotato a scelta di cambio automatico a sei rapporti o manuale. La velocità massima raggiungibile è superiore ai 130 km/h. Il veicolo può guadare corsi d’acqua fino a 120 cm. Adotta diverse soluzioni per ridurre la visibilità sia termica che radar: silenziatori, turbocompressore posto sotto il motore, la vernice radar assorbente. Le ruote sono dotate di sistema run-flat che consente al mezzo di proseguire la marcia anche con gli pneumatici sgonfi. Per migliorare ulteriormente la protezione i sedili sono di derivazione aeronautica ed in grado di assorbire una certa forza d’urto applicata su di essi.Si tratta di una sorta di gippone blindato e modulare, a trazione integrale, in grado di affrontare terreni estremamente difficili e condizioni d’uso estreme. Per aumentare la protezione dalle mine, antiuomo e anticarro, sono state adottate diverse soluzioni, tra cui una speciale blindatura nella parte inferiore e l’aumento dell’altezza da terra. Anche l’abitacolo è protetto da un parafiamma, ma sono disponibili kit per protezioni più pesanti, da usare a seconda delle esigenze.
IVECO – I “Lince” sono di produzione italiana (Iveco), ma già all’attenzione degli eserciti di mezza Europa per le grandi capacità dimostrate in campo operativo. La loro caratteristica di mezzi anti-mine li rende particolarmente utili in Afghanistan, dove questa minaccia è da sempre incombente: in più di un attentato si sono dimostrati determinanti nel salvare la vita agli uomini a bordo. Ma l’innalzamento delle protezioni di questi veicoli, soprattutto per quanto riguarda il militare che si trova nella torretta, sono state oggetto di diverse riunioni tra i vertici militari. In futuro, non si esclude che i Lince possano essere sostituiti dai Freccia, veicoli più lenti e meno agili ma che garantiscono maggiore protezione.
La domanda – dopo la tragedia di ieri – è questa: è sicuro il Lince? E se non lo è, quando arriveranno i Freccia? I morti italiani sono già 34. Troppi (ma anche uno solo sarebbe troppo) se è vero che fanno la pace, non la guerra. Che pace è, colorata di rosso sangue?
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