Le idee – I colori della ricostruzione – Una proposta per gli architetti aquilani


(di Giampaolo Ceci) – I lavori per il recupero delle case classificate a, b, c, d sta proseguendo fuori dal centro storico aquilano. Molti edifici sono giunti alla fase delle finiture esterne e quindi nasce il problema della scelta dei colori da dare alle facciate. È una buona notizia. Piano piano, col passo lento, tipico dei montanari, che sanno di dover fare un lungo camino, si va avanti.
La vetta è lontana, ma non c’è fretta, bisogna essere prudenti. Meglio prendere la salita con calma e distribuire le forze. Se si tratta di consapevole volontà popolare, la decisione va rispettata.
Ciò di cui volevo parlarvi questa settimana però non è della lentezza della ricostruzione che non fa più notizia, ma proprio dei colori degli edifici che vengono ripristinati.
Colori accesi, colori smorzati, nessun colore. Mi sono chiesto, ma c’è un piano colore cittadino?
Ovvero qualcuno ha dato indicazioni sui colori che devono essere scelti per i nuovi edifici o tutto è lasciato alla volontà dei proprietari o dei loro tecnici?
Sembra una valutazione superficiale, un po’ leziosa, ma a ben pensarci, la città o i singoli quartieri cambiano aspetto se tutte le costruzioni che li compongono costituiscono un “Unicum” cromatico ben inserito nel contesto naturale o locale circostante piuttosto che costituire un’accozzaglia casuale di colori.
La cosa quindi è seria perché le decisioni o la mancanza di decisioni condizionano l’aspetto di quartieri omogenei e quindi dell’intera città, almeno per il prossimo decennio.
In effetti, ho scoperto che la città non dispone di un piano del colore.
Sono certo però che gli architetti Aquilani, se lo volessero, non ci metterebbero più di due settimane per scegliere le gradazioni cromatiche coerenti con l’ambiente circostante e la storia della città o per decidere che è meglio non immischiarsi e lasciare tutto alla volontà dei singoli proprietari.
A mio avviso, dare delle indicazioni cromatiche ai progettisti locali sarebbe facile. Basterebbe selezionare i colori da una mazzetta, sintetizzando quelli più adatti al contesto ambientale circostante e alla storia della città.
Capisco che la cosa dovrebbe essere proposta nelle sedi opportune e divenire vincolante dopo approfondite discussioni da parte delle apposite commissioni comunali, ma le decisioni sono importanti per il futuro contesto cittadino e purtroppo anche urgenti.
Il Comune ha tempi tecnici incompatibili con l’attuale urgenza, quindi suggerirei al Presidente dell’Ordine degli Architetti, se ritiene che questo sia un problema per la città, di farsi parte attiva per convocare il consiglio (magari invitando anche i Presidenti degli altri Ordini e Collegi professionali) e incaricare i due o tre architetti più stimati della città di dare le necessarie istruzioni agli altri progettisti per quanto riguarda la colorazione degli edifici cittadini.
Gli esperti potrebbero anche limitarsi solamente a scegliere le tonalità che a loro avviso meglio si addicono per l’Aquila del dopo terremoto.
Questo piano del colore non ufficiale dovrebbe essere “consigliato vivamente ” dagli Ordini e Collegi a tutti i progettisti locali, affinché l’immagine dell’intera città risulti omogenea e ben inserita nella sua storie e nel paesaggio.
I tecnici non sarebbero vincolati come se il piano fosse un regolamento comunale, ma si assumerebbero la responsabilità di dover motivare verso il proprio Ordine o Collegio, eventuali scelte stridenti con le direttive emanate da questi.
Tra convocazione studio ed elaborazione della proposta cromatica non credo non ci vorrebbero più di due settimane.
Per favore, Sig. Presidente almeno lei, se ritiene che questo sia un problema da risolvere, cambi passo e ci dia un segnale di efficienza talmente forte che sorprenda tutti.


09 Ottobre 2010

Categoria : Cultura
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