PSI, Chiodi si deve dimettere
Sulmona- (da Partito socialista italiano) A 18 mesi dal terremoto, per chi visita L’Aquila, la sensazione è che la città sia immota e che tutto sia rimasto come il giorno immediatamente successivo al sisma, con la stessa percezione di pericolosità ed emergenza per il centro storico, e di precarietà e provvisorietà per il resto della città e la periferia nel mentre le persone assistite sono ancora 55 mila.
Le rotonde sulle strade e i nuovi quartieri dormitori, vanto del Premier, oggi stridono con i processi penali ancora celebrati in anguste e scomode stanzette, ricavate in una caserma, o con le banche e gli studi professionali che operano in spazi ritagliati nei centri commerciali, tra una vetrina di scarpe ed i carrelli della spesa.
Per ricostruire la sola L’Aquila e riportarla alla normalità la cifra è di 20 miliardi di euro. In effetti il calcolo trasmesso sulla scrivania di Chiodi dalla struttura di missione capeggiata dall’architetto Gaetano Fontana è di 10 miliardi 530 milioni 449 mila 727 euro.
Da questo calcolo sono escluse però le frazioni e tutti gli altri comuni del cratere.
A fronte di questo budget, al momento attuale, di soldi in cassa, veri, toccabili, spendibili, da destinare alla ricostruzione, ci sono appena 3 miliardi di euro di cui 2 sono messi a disposizione dalla Cassa depositi e prestiti attraverso il sistema delle banche, con la formula del finanziamento agevolato.
Se questo è il quadro è lecito chiedersi quale è stata la parte recitata dallo Stato, dalla Regione e dal Commissario al terremoto Chiodi e soprattutto quale sarà quella che reciterà in futuro.
A parte il grande spot di regime, celebrato per quasi un anno, fatto di consegna di chiavi di appartamenti, di inaugurazione di aereoporti, di celebrazioni di G8, e di continui giri turtistici tra le macerie, dove si è spacciato come miracolo Aquilano un intervento che, complessivamente, ha toccato positivamente una piccola parte della popolazione e non ha risolto alcuno di tutti i problemi della città, null’altro si vede nei piani e nei programmi del Governo e di Chiodi.
A nulla sono valsi gli appelli verso l’istituzione di una tassa di scopo per finanziare la ricostruzione. L’ultima promessa è del Ministro Sandro Bondi che forse arriveranno, da altri canali, miseri 200 milioni, da erogare, a rate annuali da 20-25 milioni, a partire dall’anno prossimo e per 10 anni successivi. Pari quindi alla ricostruzione di più o meno cinque palazzi l’anno.
Null’altro Chiodi e il Governo della Regione sono stati capaci di programmare se non una sequela confusa di inutili iniziative e promesse.
Ma in 2 anni di mandato, se per l’emergenza del terremoto questi sono i risultati, non sono certo migliori quelli che Chiodi ha rastrellato per l’Abruzzo.
Lo sviluppo della Regione si è fermato al palo esattamente come era il giorno prima delle elezioni che hanno incoronato Chiodi.
A parte i teatrini di assessori regionali che si devono dimettere, di consulenze distribuite in famiglia, di inceneritori di rifiuti programmati a ripetizione, uno a fianco all’altro e uno più inutile dell’altro, null’altro di interessante si vede sull’orizzonte del Governo Regionale.
Dalla sanità alle case popolari, dai servizi sociali alle Comunità Montane, il Governo Regionale si distingue solo e soltanto per la cultura del “taglio”.
I territtori, e i cittadini, abruzzesi perdono presidi, servizi, uffici, a ripetizione, ed in tutti i comparti, senza che vi sia stato, in cambio, un solo nuovo insediamento, una sola nuova inziativa un solo nuovo investimento in un qualunque genere, in un qualunque campo o in una qualunque parte del territorio Abruzzese ormai immerso in una economia paludosa e stagnante.
Chiodi le uniche cose rilevanti le dice quando esprime soddisfazione per l’incorporazione Tercas – Caripe.
Chissà se avrebbe manifestato la stessa soddisfazione se fosse stata una incorporazione Caripe – Tercas.
Non mi dimetto perché non indagato questo è l’ultimo proclama.
Ma il buongoverno non è certificato dal lasciapassare giudiziario.
Il malgoverno di Chiodi della sua Giunta e della maggioranza di centrodestra è certificato dalla popolazione abruzzese, dai comparti economici, da quelli imprenditoriali e del lavoro, dalle classi sociali e culturali che dopo aver salutato l’avvento di Chiodi e del centrodestra come angeli purificatori e benefattori dopo le vicende che avevano segnato il cammino della precedente Governance Regionale, oggi amaramente non vedono l’ora che se ne vadano.
Quindi il Presidente Chiodi ha fallito ed ha una unica strada politica da percorrere: LE DIMISSIONI.
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