Legambiente: “Via macerie per ricostruire”


L’Aquila – “Rimuovere le macerie dalle strade e dalle piazze dell’Aquila e di tutti gli altri comuni del cratere e’ il primo atto concreto di una vera ricostruzione. Anche per queste ragioni i ritardi fin qui accumulati, il continuo rimpallo di responsabilita’, l’assenza di procedure e persino di stime certe sulle macerie da rimuovere sono semplicemente ingiustificabili”. E’ quanto afferma Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente. “Si tratta di cambiare subito marcia, di fare tesoro delle esperienze migliori, di concentrare attenzione e risorse sulle priorita’ effettive. Legambiente, in questo contesto, intende dare il suo contributo concreto, come ha sempre fatto sino dalle ore immediatamente successive al drammatico sisma del 6 aprile 2008, attraverso l’impegno dei propri volontari che prosegue ancora oggi”. “Nella fase post terremoto – dice il rapporto di Legambiente – e’ fondamentale l’avvio al riciclo dei materiali contenuti nelle macerie, a cominciare dagli inerti che ne sono la parte piu’ consistente. La produzione e l’utilizzo di materiale edile da riciclo e’ peraltro un’attivita’ prevista dalla legge 203/2003, che obbliga all’impiego negli appalti pubblici del 30% di materiali riciclati (che la circolare n.5205 del 15 luglio 2005 ha esteso al settore edile).Una legge dello Stato in vigore da sette anni che risulta totalmente disapplicata, e non solo in Abruzzo. In un contesto di indecisioni e incertezze, un dato e’ chiaro: a L’Aquila non c’e’ un metro cubo di aggregato riciclato prodotto con il trattamento delle macerie post-terremoto”. Di Matteo, presidente Legambiente Abruzzo, cide che “se non si decide di collocare un impianto, che cominci a lavorare quanto prima, non ce ne sara’ nemmeno in futuro. L’esasperante lentezza nelle attivita’ di rimozione delle macerie sta pregiudicando il diritto dei cittadini de L’Aquila e degli altri comuni del cratere di ricostruire le proprie abitazioni. E la sistematica non applicazione delle normative vigenti sta paralizzando la nascita di una nuova filiera imprenditoriale, che potrebbe trasformare quelle stesse macerie in materiale riutilizzabile sia nel ciclo degli appalti che nell’attivita’ edilizia”.
Secondo l’Anpar, riferisce l’agenzia AGI, ossia l’associazione nazionale produttori aggregati riciclati, un impianto di taglia medio-grande puo’ trattare fino a 250 mila tonnellate di inerti all’anno. Potenzialmente, una decina di impianti dislocati nel territorio della provincia dell’Aquila potrebbero lavorare in circa due anni tutti gli inerti derivanti dalle macerie del terremoto, producendo oltre 4 milioni di tonnellate di aggregato riciclato. Sempre per Legambiente “la realizzazione di questi impianti darebbe un forte impulso a un’imprenditoria tecnologicamente avanzata e innovativa, ridurrebbe la necessita’ di discariche o altri siti di smaltimento e renderebbe disponibile materiale riciclato di qualita’ per gli interventi di ricostruzione. Ma soprattutto eviterebbe il ricorso massiccio a nuove cavazioni di materiale vergine in una regione dove l’attivita’ estrattiva e’ tra le piu’ alte d’Italia, ma non esiste un piano cave che la regolamenti”. “Fra le proposte dell’associazione per avviare la ricostruzione in tempi brevi ci sono, sottolinea Legambiente: stabilire numeri certi sul quantitativo di macerie da rimuovere da L’Aquila e dai comuni del cratere, stanziare le risorse necessarie per la rimozione delle macerie, prevedendo adeguati finanziamenti e procedure rapide di trasferimento ai Comuni e definire per i Comuni del cratere procedure certe, attuabili e verificabili, per l’attivita’ di rimozione delle macerie e l’avvio agli impianti di stoccaggio e trattamento”. E fra le altre, fa sapere ancora Legambiente ci sono “identificare e allestire i centri di stoccaggio temporaneo, garantire la presenza di impianti di selezione e trattamento degli inerti nei siti di stoccaggio temporaneo, dare piena e immediata attuazione nella Regione Abruzzo alla legge 203/03 che prevede l’obbligo per le pubbliche amministrazioni di prevedere negli appalti almeno il 30% di materiale edile da riciclo e infine dotare la Regione di uno strumento di pianificazione sulle attivita’ estrattive (Piano Cave) in modo da contenere la proliferazione di nuove cave”.


06 Ottobre 2010

Categoria : Cronaca
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