La cineteca aquilana fra presente e futuro
L’Aquila – (di Carlo Di Stanislao) – Dal punto di vista formale il film è una successione di porzioni di spazio e di tempo, un insieme di inquadrature montate tra loro. Ma, in modo più specifico e sostanziale, esso è l’insieme di inquadrature intese come spazio compositivo, in cui tutto ciò che l’obiettivo della macchina da presa (mdp) riprende in campo, assume uno specifico valore non soltanto formale. Come riprendere, inquadrare e montare per mostrare qualcosa o evocare un sentimento, si apprende guardando un film e frequentando sale cinematografiche e, ancor di più, cineteche. Una cineteca è, inoltre, un ponte fra passato e presente, fatta di immagini, suoni, emozioni, difficilmente traducibili in altre forme. Rimessa in piedi con rapidità dopo il terremoto, nata per volontà di Gabriele Lucci nel marzo di 10 anni fa, la Cineteca de L’Aquila, con i suoi 2.000 titoli, è uno dei pochi Centri Nazionali d’eccellenza per la conservazione e la tutela del patrimonio cinematografico in pellicola, la terza per importanza di tutto il nostro territorio nazionale. Fondo di raro pregio, dichiarato bene di rilevante interesse storico e culturale con decreto ministeriale del 17 maggio 2006, raccoglie film in pellicola 35 e 16 mm., opere che appartengono alle più svariate cinematografie mondiali tra cui troviamo i lavori dei più importanti autori, i classici e i principali capolavori della storia del cinema, i film di genere, i cult movies, introvabili pellicole del cinema muto e straordinari documentari d’autore mai posti in circolazione prima d’ora. L’obiettivo della Cineteca, anche ora che il dopo terremoto rende tutto più fragile e difficile, è quello di assicurare una collocazione adeguata a un patrimonio che necessita per sua natura di una conservazione che ne preservi quanto più possibile le caratteristiche originarie. Tale specificità fornisce alla struttura una identità e una funzione sempre più definite nel panorama delle Cineteche italiane ed internazionali. I mezzi a disposizione della struttura – dai laboratori specializzati all’Unità Climatizzata per una conservazione ottimale delle pellicole – oltre alla presenza di professionisti del settore ed esperti conservatori, fanno della stessa un Centro Specializzato in grado di salvaguardare il patrimonio cinematografico secondo procedure adeguate, già riattivate o in corso di riattivazione, nonostante i pochi mezzi a disposizione al momento. La Cineteca è anche oggi, come nel suo passato, attiva su più fronti: oltre alla tradizionale attività di conservazione prevede una intensa attività di ricerca, recupero, promozione, che si estrinseca nella proposta di rassegne, incontri, seminari, momenti di studio e di riflessione sul cinema, realizzati grazie dapprima grazie alla disponibilità della sala del Cinema Massimo, ed oggi con l’impiego di sale attive in città, come quella della Carispaq e quelle messer a disposizione dal Movieplex. Il patrimonio della Cineteca è accessibile ad Enti, Istituzioni, Associazioni e a quanti intendano avere la possibilità di “consultare” un testo filmico o contribuire a diffondere la cultura del cinema. Questo permette alla struttura di mantenere relazioni culturali collaborando a Festival e retrospettive in tutto il mondo. Con l’iniziativa “adotta una pellicola”, è stato possibile il restauro, filologicamente corretto, di sei diversi film dal 6 aprile ad oggi, proseguendo nel solco di una serie di interventi e collaborazioni prestigiose, con Enti, altre Cineteche, Direzione Generale del Cinema e Festival. Ciò che ora, in una fase di rilancio prospettico verso il futuro, il consiglio dell’Istituto Lanterna Magica ed i dipendenti dello stesso intendono fare, soprattutto per ciò che attiene il patrimonio della cineteca e nell’attesa di recuperare la mediateca Tantillo e l’archivio bozzettistico e di costumi, è sviluppare una politica del cinema dall’imperativo di tessere senza sosta i legami tra il presente e la sua storia. La conoscenza, infatti, dei grandi film di tutte le epoche e di tutti i paesi è una molla decisiva della relazione estetica con il cinema contemporaneo. L’incontro con i grandi film come parte integrante della cultura, la comprensione teorica e pratica dei processi di messa in scena come formazione dello spirito di analisi, la scoperta dell’esperienza della sala come rapporto alle opere e al collettivo devono, molto di più di quanto non sia oggi, far parte dell’insegnamento primario e secondario. Tutto questo esige dei formatori specializzati e riconosciuti come tali, per gli insegnanti, e un gran numero di migliorie dei dispositivi già esistenti. Per questo, come in passato, saranno realizzati incontri-progetto di educazione alla’immagine nelle scuole primarie di I e II grado e, analoghi incontri formativi, presso altre istituzioni territoriali. Si intende inoltre, con l’appoggio di altre istituzioni, promuovere una politica di dialogo fra il cinema e le altre arti. Il cinema esiste ed ha la sua specificità, ma esso vive più che mai nel dialogo con le altre arti. Questa dinamica, che arricchisce la creatività in molte direzioni, merita di essere presa in considerazione da una politica che oggi ha tendenza a settorializzarsi. Questo permetterebbe anche che il cinema sia meno sottomesso all’influenza di vicini scomodi, e diversamente coinvolti dall’interesse artistico. Per questo motivo è stato progettato e presentato alla Direzione Generale Cinema, un progetto che comprenda la proiezione di un film ed un concerto musicale in tema, realizzato dal noto chitarrista Agostino Valente, Presidente della’associazione Chitarristica Aquilana. Ancora, nella nostra mission, la promozione di un cinema plurale e diffuso sul territorio in modo capillare: dalle periferie ai piccoli centri. E importante per il cinema, per la vita collettiva e come contributo al tessuto sociale. C’è una confusione, a detrimento delle opere, tra questa necessaria missione e il circuito d’essai, al quale bisogna accordare legittimità e autonomia. Nel momento in cui il passaggio al digitale minaccia le misure precedenti, L’Istituto e la Cinetaca, potrebbero opporre un ruolo chiave, complementare e distinto da quello svolto dal circuito d’essai. Infatti, il lavoro degli esercenti più attivi, più impegnati, sia sul piano dell’azione territoriale che su quello dell’azione artistica, potrà essere così accompagnato, in misura maggiore, da sostegno pubblico e filologico molto accurato. Come tutti sanno, infine, esistono in Italia Sistemi Bibliotecari e Museali, organizzati il più delle volte dagli Enti Locali in ambiti provinciali, ma le politiche culturali dei nostri territori non sempre corrispondono alle necessità di un sistema informativo globale, mancano appunto, o sono estremamente deboli, le attività di coordinamento e raccordo. Dovremmo poi ragionare sul ruolo dello Stato e delle Autonomie Locali, delle Sovrintendenze e delle Regioni, della Scuola e delle Agenzia di Ricerca, dell’Università, su come si riesca ancora debolmente, ed oggi in modo contraddittorio a livello nazionale, ad attivare una seria salvaguardia e promozione dell’unica risorsa certa: il patrimonio culturale italiano. In questi ambiti l’esperienza di archiviazione, conservazione, restaura e fruizione della Cineteca, potrebbe promuovere un’ iniziativa nazionale di studio e ricerca sulle nuove frontiere della cultura e della documentazione, attraverso un riconfermato e rivalutato ruolo delle Cineteche, in cui ridefinire un futuro delle memorie, senza la pretesa di stabilire certezze, ma progettare, nell’attuale momento, in quale direzione culturale si sia mosso un territorio o una intera Nazione. Se in 17 mesi si sono costruiti eventi importanti come la serie, curata dal direttore artistico Piercesare Stagni, di sei film girati a L’Aquila, andata presso la sale multimediale della Carispaq, i 14 incontri del Cinema D’Essai, la giornata su Truffaut al FilmFestival Opera Prima di Roseto, la rassegna Cinema e Psichiatria con il Dipartimento di Igiene Mentale della ASL 01, la rassegna sui film sul Natale, a dicembre e sempre alla Caraspaq; nel prossimo anno prenderanno l’avvio molti altri eventi, alcuni territoriali, altri nazionali e internazionali, alcuni per così dire esterni (rassegne e singole proiezioni), altri di natura più interna e di ricerca, come la digitalizzazione delle pellicole di maggio pregio. Si dovranno anche, in relazione agli aiuti che si riusciranno ad avere, fissare delle priorità e fissare delle scelte, come lasciar perdere alcune opere che non potranno essere restaurate – per motivi di tempo e risorse – privilegiandone altre. L’aspetto paradossale è il fatto che il materiale più instabile dal punto di vista della conservazione non sono i film in bianco e nero degli anni Venti. Questi ultimi, infatti, sono basati su supporto di nitrato che – se conservato a una temperatura adeguata, con un’opportuna ventilazione e appositi accorgimenti – può resistere molto bene. Quelle che rischiano di scomparire sono invece le pellicole degli anni Ottanta: per questo motivo, occorre concentrarsi su questo tipo di materiale, da salvaguardare e trasferire. L’evoluzione della tecnologia ci consente fortunatamente di conservare – perlomeno provvisoriamente – delle opere che rischiavano di essere condannate, ma occore lavorare in fretta, reperendo le necessarie risorse, anche attraverso bandi europei, cui, già da ora, la Cineteca sta partecipando.
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