Tutti fermi meno l’Aquilone
L’Aquila – Ecco come non riesce a crescere la grande distribuzione aquilana, nel contesto della quale c’è, in sostanza, una sola realtà di rilievo: l’ “Aquilone”, l’iper di Pile, accanto al quale opera il Globo. Un’unica area commerciale, in una città il cui comprensorio di oltre 100.000 abitanti (più 26.000 universitari e alcune migliaia di militari) potrebbe ospitarne di alternative. I consumatori, si sa, gradiscono.
Mancano iniziative e aspirazioni? Tutt’altro, ce ne sono e anche numerose. Alcune forestiere, questo sì, ma altre di genuina radice locale. E’ che, data luce verde con insolita solerzia e rapidità all’ Aquilone con annesso Leclerc, tutto il resto si è fermato.
Facciamo un sintetico elenco delle iniziative tramontate o mai spuntate negli ultimi anni. Partiamo da Sassa e dalla Sercom, i cui mastodontici capannoni sono in degrado e abbandono, dopo aver mutato il volto della bella campagna locale. Una vicenda spinosa, piena di polemiche e scontri, impastoiata poi anche per implicazioni di carattere nazionale. Fatto è che la struttura è lì, costò miliardi (di lire) e non serve a nessuno: non si sa cosa farne. Una classica incompiuta all’aquilana, anche se le cause vengono da lontano. Ma le soluzioni dovrebbero nascere qui. Invece, nulla.
A San Gregorio appare recintata, ormai da un anno, una sterminata area tra le due statali: un iper di grandi dimensioni, con tanto di viabilità a servizio, che però l’Anas pare ritenga insufficiente. L’insediamento è avvolto da reticenze e misteri: non se ne sa nulla, o meglio non si vuole che se ne sappia. Poco distante, un’altra area interessata da un progetto di centro commerciale non lontano da Onna. Battaglia legale, e poi, pare, imprenditori vincitori, ma non accade nulla.
Andiamo a S.Antonio, l’area più appetita da grandi imprenditori tipo Ipercoop e Margherita. Battaglia, braccio di ferro, ricorsi su ricorsi, silenzi dopo silenzi. Ora il TAR ha dato un termine al Comune: decidete, o nomineremo un commissario. La verità è dietro interessi titanici che si contrastano e si guardano in cagnesco. Il Comune, naturalmente, non sa che fare (così fa credere, almeno) e attende chi sa cosa. Per l’Aquilone, invece, tutto andò velocemente e con tanto di conferenze stampa.
Di altri centri commerciali si parla o favoleggia da tempo, specie per un’area presso S.Sisto.
C’è, infine, la vicenda Gallucci-Optimes. L’imprenditore intenderebbe aprire un punto vendita di dimensioni rilevanti nella ex Optimes, riassorbendo diverse unità lavorative. Mette in gioco risorse e iniziative, ma incontra ostilità , dinieghi, ostacoli, interessi contrastanti, scartoffie e burocrazia di traverso. E’ L’Aquila, signori: refrattaria ad ogni ipotesi di crescita, cavillosa, bizantina, ambigua e spesso assetata di affarismo. Viceversa prona e assecondante quando, evidentemente, le ruote non cigolano perchè unte a dovere. (G.Col.)
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