CGIL: “Brusco calo della ricchezza”
Pescara – CROLLO DEL PIL DEGLI ABRUZZESI – (di Gianni Di Cesare, segretario regionale CGIL, nella foto) – E’ davvero un calo pesante quello che si è registrato nella ricchezza prodotta in Abruzzo e che l’Istat ha reso noto nel suo ultimo rapporto. Mi riferisco in particolare al fatto che il Pil abruzzese, ovvero la ricchezza che la regione ha prodotto in un anno, ha registrato una diminuzione molto forte, pari al 6,9% nel periodo che va dal 2008 al 2009. Detto con parole più semplici, vuol dire che in un anno la ricchezza prodotta dalle aziende e dai cittadini abruzzesi si è ridotta di oltre un miliardo di euro, scendendo da 28,9 miliardi a 27,7 miliardi.
Un brutto calo che ha colpito tutti i settori economici (costruzioni, industria, servizi e agricoltura), con un forte contraccolpo nei servizi e senza che il settore edilizio – sostanzialmente fermo – abbia potuto beneficiare dei lavori promessi e mai partiti di quello che avrebbe dovuto essere un grande cantiere: la ricostruzione dell’Aquila. Un problema, o un’opportunità , che non si può tener distinto dall’oggi e dal domani della regione e che peserà sul futuro dell’intero Abruzzo.
D’altra parte non posso non notare che con i ritmi attuali della ripresina o del rimbalzo dell’economia annunciati dal governo ci vorranno soltanto 45 anni per tornare ai livelli del 2008, figurarsi quanti altri ne servirebbero per riprendere a crescere!
Ciò che gli abruzzesi pagano non sono soltanto i problemi nazionali e internazionali ma anche il fallimento delle politiche liberistiche che negli ultimi dieci anni le giunte regionali di centrodestra hanno voluto perseguire. Se vogliamo rinascere va cambiata rotta, vanno riprogrammate le spese, le priorità politiche e le scelte di governo.
Fatto è che l’ultimo scandalo che ha travolto la giunta abruzzese ha indebolito ulteriormente la fiducia dei cittadini nella politica, aumentandone la disillusione e il distacco.
Se Chiodi e la sua maggioranza vogliono davvero risollevare l’Abruzzo è arrivato il momento di cambiare dalle fondamenta la politica regionale, ai tagli e alla razionalizzazione della spesa vanno affiancate scelte coraggiose e un confronto che non può essere di facciata ma che deve coinvolgere tutti gli attori sociali e lo stesso consiglio regionale, a partire dal prossimo Documento di programmazione economica e finanziaria.
Al governo Berlusconi inoltre va chiesto di finirla con il balletto delle cifre, con i finanziamenti promessi e mai arrivati, con i soldi che restano sulla carta e non finiscono mai nelle casse degli enti locali: ci dicano quanto abbiamo di certo da spendere per cambiare il destino di questa regione.
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