Il “parrozzano” Gabriele e D’Amico
Pescara – (Nella foto d’epoca il ritrovo del Parrozzo del 1927) - LA CITTA’ DI UNA VOLTA – Il 24 luglio 1927, D’Amico aprì a Pescara, poco distante da Casa d’Annunzio, il “Ritrovo del Parrozzo”, locale che, ben presto, divenne punto di riferimento per molti e luogo d’incontro per numerosi artisti e intellettuali dell’epoca.
D’Amico aveva predisposto, per il giorno dell’inaugurazione, due album sui quali, nel corso degli anni, gli ospiti illustri avrebbero dovuto apporre le loro dediche. Quei due album, che chiamò rispettivamente “Visitor’s book” e “Albo d’oro”, quattro giorni prima dell’inaugurazione del “Ritrovo”, erano a Gardone perché il poeta vi lasciasse la propria testimonianza.
Ma leggiamo la lettera: “Comandante, Eccovi il mio inviato. Questi Vi reca i miei parrozzi e piccoli e grandi come me li ordinava il Vostro telegramma. Inoltre l’Albo d’oro del Parrozzo che io stesso mi sarei fatta una gioia di portare, se non fossi alle porte coi sassi dell’inaugurazione di questo mio famoso e tanto curato “Ritrovo del Parrozzo”. Ed ecco che la mia presenza è indispensabile nelle mille mansioni de l’ultim’ora. Ho dedicato a questo “Ritrovo del Parrozzo” più che cure di commerciante amore di pescarese. Ho voluto che questo piccolo raccolto ritrovo avesse un qualche cosa di intimo, di profondo, di mistico, più che di sfarzoso e di sgargiante.
E il ritrovo che deve elevare, unire, comunicare gli animi dei visitatori de la piccola umile ed immensa casa di Vostra Madre.
E gli sorge di fronte. Aiutato da artisti e da amici gli ho mantenuto questo tono d’arte e di poesia.
Esso è adorno tutto di produzioni d’artigiani di Abruzzo e lunghesso i suoi muri corrono le stoffe famose che le contadine di Guardiagrele ricamano da secoli. Ve ne invio un telo; è stato ricamato su disegno del nostro Cascella.
Ritornando all’Albo d’oro spero non mi troverete troppo pretenzioso se amassi aver Voi – Comandante – ne la prima pagina.
Dopo di Voi ho già da tempo una lusinghiera fotografia di S.E. Mussolini con dedica; appresso verranno tutte le prime personalità d’Italia.
Ho molto mietuto specialmente nel campo dell’Arte, aiutato dai miei – e non pochi – amici.
Il mio inviato, Vi presenterà anche un piccolo Album e questo, con l’Albo d’Oro, staranno sempre a portata dei visitatori e il piccolo rispecchierà i pensieri che la Vostra Pescara desterà loro.
Ma il primo pensiero – sempre – perdonate “l’ostinatissimo cocciuto donatore” dev’essere il Vostro.
Con ansia gioconda attendo i versi “dell’usignolo di rampigna” che nel giorno dell’inaugurazione sarei entusiasta di far ascoltare ai miei invitati.Ci sarà fra questi una nota appassionata Vostra interprete. Perdonate se per tanto poco Parrozzo, tante e tante dolcezze Vostre Vi chiedo in concambio.
Che il mio Parrozzo Ve le possa tutte rifondere. Vi riverisco con devoto affetto e Vi ringrazio.
Vostro Luigi D’Amico”.
L’onestà di quelle parole, il riferimento alla casa materna e l’amore di pescarese fecero breccia nel cuore dell’esule il quale non tardò a lasciare, su quei due album intonsi, i tanto desiderati versi di Usignolo di Rampigna.
Il 21 luglio 1927, sul “Visitor’s book”, scrisse:
«Colui che ha abitazione in cielo, è visitatore e adiutore di quello luoco» dice l’Antico.
«Colui che abitazione ha nel ritrovo del Parrozzo, è visitatore e perdutissimo goditore di quello parrozzo» dico io
Gabriele d’Annunzio
È, invece, in versi la dedica apposta, sull’“Albo d’oro”, vicino a una sua fotografia:
“Dice Dante che là da Tagliacozzo,
ove senz’arme vinse il vecchio Alardo,
Curradino avrìe vinto quel leccardo
se abbuto avessi usbergo di parrozzo.
Gabriele d’Annunzio, parrozzàno”.
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