Il 30 la mostra dedicata a Nino Carloni
L’Aquila- Il capoluogo abruzzese si appresta concludere, a cento anni dalla nascita, le manifestazioni in ricordo di Nino Carloni, una delle figure più prestigiose della storia della città, “costruttore” di idee e di utopie a cui seppe dare concretezza. «Servire la Musica»: questa tra le tante suggestive espressioni, è forse l’identificazione più calzante di una esistenza davvero, nei fatti, passata a «servire la musica» nella accezione più precisa e alta del suo significato.
Nino Carloni servì la musica per oltre mezzo secolo, in un rapporto che fu scandito anche da scelte coraggiose. Si inaugura la Società Aquilana dei Concerti il 7 novembre 1946.
E’ l’inizio di una lunga storia poiché alla prima creatura, la “Barattelli”, presto seguirono istituzioni che producevano musica, I Solisti Aquilani, l’Istituzione Sinfonica Abruzzese, l’Ensemble Barattelli, divenuto poi Officina Musicale; e ancora, in una sorta di magico work in progress, che grande attenzione prestava alla formazione, il Conservatorio “A.Casella”e il Centro Studi Musicali.
Per l’Abruzzo, una grande, straordinaria rivoluzione.
Tutte queste creature rendono oggi omaggio al loro padre; e mai momento è stato più adatto, e necessario, poiché, al di là degli anniversari, seppure imponenti, come cento anni dalla nascita, ciò che va riaffermata con forza, attraverso la figura di Carloni, è la storia di questa città, che non può restare sepolta sotto le macerie; è la memoria, poiché senza di essa non può esserci un futuro, né ricostruzione.
Molte le iniziative messe in campo per questo centenario, dai concerti ai convegni ad una straordinaria mostra documentaria, che si inaugura il 30 settembre, alle h. 17.00, presso la sede del Conservatorio “A Casella”. La mostra ripercorre dal primo novecento la storia culturale della città dell’Aquila, con una sezione finale dedicata alla città ferita dal tragico sisma del 6 aprile 2009. Un viaggio, dunque, tra memorie preziose e volontà di rinascita.
La mostra è strutturata in due sezioni: la prima intende esporre alcuni decenni della storia aquilana rimossi dal dibattito cittadino malgrado il rilievo del periodo; nella seconda, campeggia la figura di Nino Carloni (23 marzo 1910 – 30 settembre 1987), l’apostolo della musica aquilana che seppe dare a un’utopia un corpo vivente, subito inserito nel panorama culturale italiano e internazionale, e tuttora operoso.
Le testimonianze sulla storia dell’Aquila illustrano il periodo che va dall’alba del XX secolo alla proclamazione della Repubblica democratica. Qualche spiraglio successivo è suggerito dal collegamento con eccezionali avvenimenti musicali, come l’apertura del Conservatorio statale di musica “Casella”, che ebbe riflessi sia sulla didattica musicale dell’intera regione sia sull’economia locale.
La figura di Carloni è presentata nella sua dimensione privata e professionale e, soprattutto, nell’impegno poderoso di costruttore d’un edificio culturale e artistico le cui dimensioni sembrano tuttora utopistiche.
Il materiale esposto (foto intercalate da documenti d’archivio, lettere, tabelle) racconta per immagini, in poco più di 500 “tessere” strutturate in 30 pannelli, la rinascita dell’Aquila all’indomani della Seconda Guerra Mondiale e l’affermazione, tanto fulminea quanto estesa, della Società Aquilana dei Concerti Bonaventura Barattelli fondata da Nino Carloni in seno al Grupo Artisti Aquilani. Dalla Barattelli derivarono, quasi per miracolosa disseminazione, altre importanti strutture musicali i cui posti di lavoro sono aumentati nel tempo resistendo a ogni crisi: Conservatorio Statale di Musica, Associazione I Solisti Aquilani, Istituzione Sinfonica Aquilana (poi Abruzzese) con relativa orchestra sinfonica, Officina Musicale, Coro di voci bianche e molte altre formazioni di vita più breve. In un sintetico pannello, la mostra espone anche la travolgente fioritura culturale e artistica dell’Aquila dopo gli anni Cinquanta, testimoniata da Teatro Stabile, Atam, L’Uovo, Una Città in Cinema, Accademia dell’Immagine, Orchestra Città Aperta e decine di altri organismi produttivi tuttora vivi e operanti.
La mostra, curata da Walter Tortoreto e realizzata da One Group, è allestita presso il Conservatorio di Musica “Casella” e sarà visitabile dal 30 settembre al 27 novembre, data nella quale verrà conferito il Premio Carloni.
Orario di apertura mostra h. 8,00 – 19,30
Festivi esclusi
Introduzione alla mostra
Non è agevole costruire una mostra documentale seguendo l’evocazione ellittica delle immagini piuttosto che il suggerimento razionale del linguaggio comune. Occorre un’enciclopedia per raccontare la storia esemplare di un uomo e la faticosa evoluzione nei decenni di una città; invece l’immagine o il documento condensa il racconto come in un mosaico. E tuttavia le tante tessere devono essere ricucite dalla memoria e dalla cultura di chi osserva. Ogni mostra chiede al visitatore tanto quanto spera di donargli.
Il percorso della mostra NINO CARLONI: IL CORAGGIO DELL’UTOPIA è suggerito con discrezione dai titoli allusivi dei pannelli, alcuni dei quali collegati più dal sentimento che dalla ragione. A dispetto dell’impegno certosino del curatore, non mancano difetti e limiti; per spiegarli, non giustificarli, si consideri che quasi tutte le istituzioni aquilane hanno perduto irrimediabilmente i loro archivi così come i privati hanno perduto reliquie del proprio passato gelosamente amate. Le conseguenze di questo smarrimento sono presenti nella mostra non meno che nei nostri cuori.
Il materiale è sistemato, senza distinzioni rigide, in due capitoli: nel primo si indica l’operoso cammino dell’Aquila nel secolo breve e, in particolare, durante la prima metà del Novecento; è una storia la cui rimozione attribuirei più alla dialettica ideologica che al rifiuto causato dall’approfondimento storico. Nel secondo, si profila la fisionomia di Nino Carloni, un protagonista della storia cittadina e della storia musicale italiana, che amava definirsi, con una punta di civetteria, “musicista mancato e avvocato di ripiego”. I frutti della sua seminagione, secondo Petrassi una coraggiosa utopia, colmano tuttora i panieri vitali della città e hanno provocato, all’Aquila e in Abruzzo, un’esplosione culturale a catena le cui conseguenze avvertiamo in noi e intorno a noi anche oggi.
Grazie alla lungimiranza dello sguardo e a una volontà irremovibile, Nino Carloni ha inserito in modo strutturale il mondo musicale all’Aquila e L’Aquila nel mondo musicale, dove il nome della Barattelli con lui significò marchio di qualità: scambio inestricabile di umori musicali e artistici internazionali che lo sciagurato declino politico e sociale degli ultimi trent’anni ha scalfito senza tuttavia riuscire a dissipare.
Quello che Nino pensava e realizzava aveva come fondale l’idea di una città diversa da quella che il destino gli riservò e l’incoercibile necessità di servire la musica con lo spirito teso alla perfezione. Le piccinerie municipali nelle quali si tentò di irretirlo non ne hanno diminuito né il valore né il vigore; hanno tuttavia insidiato la crescita di una città che il terremoto del 2009 ha spezzato con durezza.
Dove si va? Su questa disarmante domanda la mostra indugia e s’arresta. Rimane l’anelito sostenuto da una certezza: non si sceglie la musica, si è scelti da essa, com’è accaduto a Nino Carloni, e il futuro è nei nostri propositi, che però soffocheranno senza l’aria che l’arte ci dona.
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