La ricostruzione in 3D secondo Gunning
L’Aquila – (di Goffredo Palmerini) – E’ proprio vero, certe volte le storie cominciano per caso. Come appunto è capitato a Barnaby Gunning. Stava per laurearsi in architettura quando, una ventina d’anni fa, giovane turista, da Roma arrivò all’Aquila. Scendendo dall’autobus alla Fontana Luminosa, vicino al Forte Spagnolo del quale subito notò la mole imponente, si stupì non poco per il frastuono delle voci di quella marea umana al passeggio serale lungo il corso cittadino. L’ha raccontato egli stesso, qualche mese fa, ad un cronista del Corriere della Sera. “Quel fracasso tremendo era bellissimo. Noi inglesi stiamo zitti pure in metropolitana, lì invece c’era un mare di gente che gridava e rideva e passeggiava avanti e indietro, auto che stavano dove non dovevano stare, un caos meraviglioso. Pensai ci fosse una festa, poi ho imparato che è così tutti i giorni e che quella era l’anima della città”. E per L’Aquila il suo fu amore a prima vista. Poi la conobbe a fondo, nelle sue meraviglie architettoniche e artistiche, nella sua storia singolare, nella sua gente. Ne assaporò d’improvviso il fascino, la suggestione, la malìa, i suoni, i colori, specie quelli pastello che svelano sulla città le luci soffuse del tramonto aquilano, quando la brezza del Gran Sasso d’estate rinfresca l’aria e d’inverno invita a proteggersi sotto le arcate dei portici. Insomma, L’Aquila si scopre ancor più, nei suoi inesauribili dettagli, a chi l’ama, come un prezioso scrigno.
Fu così che il giovane londinese se ne innamorò. Ora Barnaby Gunning ha 41 anni, è un architetto affermato. Ha cominciato la carriera professionale presso lo studio di Renzo Piano, dove ha lavorato al progetto per l’aeroporto Kansai, ad Osaka. In seguito, nell’ufficio di Norman Foster a Londra, è stato l’autore del progetto di ristrutturazione del British Museum. Quindi, presso lo studio d’ingegneria Atelier One, ha sviluppato un sistema per creare gli esterni dei Teatri Esplanade a Singapore. Dal 1996 al 2000 è stato socio di Ron Arad. Nel 2000 si trasferì all’Aquila, lavorandovi per quasi cinque anni come consulente specializzato di grandi aziende d’arredamento e nella progettazione tridimensionale. Poi, rientrato a Londra nel 2004, ha avviato in proprio lo studio Barnaby Gunning Architects, struttura multidisciplinare che opera nel campo dell’architettura, del design e della programmazione. Se può essere d’interesse, eccovi anche una curiosità: nel 2009 Gunning è stato l’architetto progettista della prima casa costruita interamente in mattoncini Lego, realizzata con oltre due milioni e mezzo di pezzi e con l’intervento di 3.500 volontari, per il famoso programma televisivo “James May’s Toy Stories”.
Questi antefatti sono essenziali per comprendere quanto diremo. Già, perché Barnaby Gunning ha un forte e profondo rapporto con L’Aquila, la sua seconda città, della quale si sente figlio. Dell’Aquila, infatti, è la donna della sua vita, Lucia Patrizio, conosciuta a Londra all’University College mentre lei faceva ricerche per il suo dottorato presso il dipartimento di Storia, già laureata in Lingue e Letterature straniere dall’ateneo aquilano, mentre Barnaby era impegnato per i suoi studi nel dipartimento di Architettura. All’Aquila sono nati i loro due figli. All’Aquila, nel cuore storico della città, in via Patini, avevano la loro bella casa ora massacrata dal terremoto del 6 aprile 2009. Sì, il terremoto, con le sue 308 vittime, con lo sconquasso prodotto al patrimonio architettonico del centro storico dell’Aquila ed in quelli dei borghi circostanti. Quel sisma che si è portata via anche l’anima della città, quella delle voci e dei rumori. La cosa che ora più gli fa impressione, ha dichiarato Barnaby al Wall Street Journal, “.. è quel silenzio che mi fa sentire i miei stessi passi. Per tornare a vivere, L’Aquila ha bisogno della sua gente, altrimenti morirà!”. Dunque, è nata per amore verso la città la sua idea. E’ stato così che l’architetto inglese ha progettato uno speciale software dedicato alla ricostruzione dell’Aquila, in tre dimensioni: com’era fino al 6 aprile, com’è oggi, come sarà domani. Tutto in 3D, come in dettaglio spiegato sul sito web www.comefacciamo.com. Elementare e al tempo stesso geniale l’idea: raccogliere quanto più possibile d’immagini della città, prima e dopo il sisma, trasferirle poi su Google Earth e ricreare un modello tridimensionale capace di navigare dentro la città virtuale, quella ricostruita con le immagini prima del terremoto e quella documentata con le foto raccolte dopo il sisma.
Ora, finalmente, il progetto di Barnaby Gunning ha preso il via, in collaborazione con Google, ANFE L’Aquila, Università dell’Aquila (Facoltà di Scienze, Corso di laurea in Informatica), sponsor Manfrotto e Manfrotto School of Excellence, con il contributo della Fondazione Carispaq e con il patrocinio del Comune e della Proviancia dell’Aquila. Il 26 settembre scorso sono giunti in città dagli Stati Uniti, dall’Australia e dalle sedi di Roma e Milano gli specialisti di Google per insegnare, presso i laboratori informatici dell’ateneo, a tecnici e popolazione – sì, perché questo è un progetto davvero molto interattivo e partecipato – come ricostruire L’Aquila in 3D su Google Earth. Per sette week end, fino al 7 novembre, L’Aquila si trasformerà in un laboratorio del Web 2.0. Il progetto, singolare ed ambizioso, si propone di realizzare, con il concorso della comunità di utenti SketchUp, il modello tridimensionale dell’intera città, che consentirà d’iniziare una ricostruzione virtuale del centro storico e di condurre prove di master-planning, passo fondamentale per la riapertura dei diversi settori della città. Dell’originalità del progetto hanno parlato tutti i giornali italiani. E’ infatti un programma progettuale di grande partecipazione per i cittadini, li aiuta a riappropriarsi emotivamente della città, dopo i mesi della diaspora dal centro cittadino. L’Aquila in 3D vuole essere, peraltro, uno strumento in grado di comunicare in tempo reale il vero stato della città – e successivamente anche dei borghi – all’Italia e al resto del mondo, mettendo l’intera comunità di Google Earth (600 milioni d’utenti) nella condizione di conoscere i progressi nella ricostruzione. Il modello potrà essere utilizzato, inoltre, per lanciare competizioni sul web per il restauro dei vari monumenti, palazzi, piazze e quartieri della città, nonché come strumento di promozione, al fine d’ottenere aiuti e sponsorizzazioni per la ricostruzione, sia dal punto di vista progettuale che economico. Può diventare un effettivo elemento d’informazione, trasparenza e partecipazione con la cittadinanza, dove i progetti possono essere visualizzati e discussi.
Si parte ora con i Click Days. Nel corso di sette week end gruppi di 20 persone (40 al giorno), accompagnate dal personale tecnico del Comune nei settori assegnati del centro storico cittadino, realizzeranno le immagini fotografiche necessarie per la costruzione del modello. Saranno gli esperti di Google, utilizzando le foto precedenti al sisma e quelle realizzate fino al 7 novembre, ad insegnare agli aquilani come usare SketchUp, un programma gratuito per la costruzione virtuale in 3D e la visualizzazione su Google Earth. La stessa società Google metterà a disposizione del progetto un’équipe d’esperti che aiuteranno a portarlo avanti anche in futuro. L’organizzazione logistica e finanziaria dell’intero progetto verrà gestita dall’ANFE dell’Aquila, ente morale senza scopo di lucro che si occupa di dare supporto agli abruzzesi all’estero e di riavvicinarli alla propria regione. Senza dubbio il progetto “ComeFacciamo” è stato pensato anche per concorrere al superamento del senso d’angoscia che il terremoto ha prodotto in moltissimi Aquilani, facendo leva sul sentimento d’appartenenza ad una comunità certamente provata dalle conseguenze del sisma, ma anche molto orgogliosa, tenace e dignitosa. La partecipazione concreta al progetto certamente aiuterà gli Aquilani a superare le difficoltà emotive, a ricostruire virtualmente L’Aquila in vista del suo restauro, riaccendendo la speranza sul futuro della città. Sarà possibile intervenire da ogni angolo del mondo, consentendo agli Aquilani all’estero una presenza interattiva. In fondo, è quanto ha fatto – e forse la ragione stessa del progetto – Barnaby Gunning per la città che tanto ama. Esempio perfetto di come si possa essere vicini all’Aquila, pur vivendo in un’altra nazione. Di questa supposizione ho voluto avere una sommaria conferma, rivolgendo all’architetto Gunning qualche domanda.
Come mai un architetto inglese si sta interessando alle vicende aquilane?
“Mia moglie Lucia è aquilana, ed entrambe i nostri figli sono nati all’Aquila. Abbiamo un bellissimo appartamento in pieno centro, dove abbiamo vissuto per vari anni. Sin dalla mia prima visita, nel 1990, mi sono innamorato della città. E amavo vivere nel centro storico. Mi piaceva immensamente girovagare in centro, passare per il mercato prima di tornare a casa per pranzo. Frequentavo sempre gli stessi negozi vicino casa, dove facevamo la spesa e dove i negozianti viziavano i nostri figli. Dobbiamo trovare il modo di rianimare la città, di dare speranza ai suoi cittadini e di farla diventare quello che potrebbe essere – uno dei posto più belli dove vivere nel mondo”.
L’Aquila 3D prevede la creazione di un modello virtuale della città. Ci potrebbe spiegare in poche parole che cosa significa, a cosa serve?
“Ormai, in molti siamo abituati a tecnologie come Google Earth, che ci consentono di girovagare virtualmente intorno a luoghi veri e immaginari. Questi software offrono enormi potenzialità, danno la possibilità di far vedere non solo come sono effettivamente le cose ma anche di mostrare come potrebbero essere. Sono strumenti molto potenti sia per la progettazione e pianificazione urbana, sia per la comunicazione ai cittadini e al mondo di quello che si sta cercando di fare. A L’Aquila, quando parlo con amici e parenti, sento sempre la loro frustrazione perché non sanno che sarà della loro città. Magari il nostro progetto potrebbe essere il modo di far sviluppare la ricostruzione sotto gli occhi di tutti”.
Come pensa di realizzare questo modello?
“Ci sono due passi da fare, e sono entrambi abbastanza grossi. Il primo è di raccogliere, per ogni singolo edificio, abbastanza informazioni da permettere la sua modellazione in maniera veloce ma realistica. In pratica, questo significa ricavare più foto possibili del suo esterno. In totale servono migliaia di foto che coprano in maniera comprensiva tutti gli edifici. Per arrivare ad avere, almeno per il centro storico, il materiale giusto, siamo promuovendo una serie di giornate che chiamiamo Click Days. Nel corso di ogni giornata, gruppi di 20 persone alla volta verranno accompagnati nella Zona Rossa per documentare il centro, aggregato per aggregato.
Il secondo passo è usare queste foto per fare modelli 3D degli edifici. Per questo ci siamo allacciati a Google perché hanno un software gratis chiamato SketchUp, che contiene strumenti molto facili da usare, ma molto potenti e sopratutto ben integrati con Google Earth. Google in parallelo ai Click Days sta organizzando, presso l’Università, corsi di formazione, che abbiamo chiamato SketchUp Days, dove la popolazione è invitata ad imparare l’uso di SketchUp. Il lavoro di modellazione dell’intera città è immenso, però ci sono molti utenti SketchUp nel mondo e con Google stiamo pensando di coinvolgere questa comunità di utenti. In tal modo abbineremo gli Aquilani ad una comunità internazionale di volontari virtuali”.
Quindi è un progetto che può anche interessare chi non sta all’Aquila…
“Certo, il progetto cerca specificatamente di coinvolgere persone dall’estero e di collegarli alla popolazione locale. Per dare un esempio: quasi tutti gli edifici attualmente presenti nella versione dell’Aquila su Google Earth sono stati creati da un poliziotto brasiliano che si era commosso vedendo le immagini il giorno del terremoto. Viviamo sempre di più in un mondo dove quello che facciamo può avere effetti altrove. Forse questo è proprio un esempio positivo da seguire”.
Ora Barnaby Gunning vive a Londra, dividendosi tra i notevoli impegni del suo studio professionale, con un ufficio anche a Milano, e la sua famiglia. Lucia, sua moglie, è una donna tenace e determinata. Titolare di cattedra d’insegnamento in Italia, ha dovuto congelare la sua carriera utilizzando le norme della legge Signorello per ricongiungersi al coniuge all’estero. Spera però di poter presto insegnare a Londra, ma intanto fa ricerche e scrive. Suo il volume “The British Consular Service in the Aegean and the Collection of Antiquities for the British Museum”, edito nel 2009 a Londra da Ashgate, interessante pubblicazione sui tesori archeologici della classicità esposti nel famoso museo londinese, che sta riscuotendo notevole apprezzamento. Anche questo attaccamento ai tesori della cultura britannica è un modo, per Lucia Patrizio Gunning, di restituire a Barnaby parte del suo grande amore per l’Italia e sopra tutto per L’Aquila, sua città d’elezione per eccellenza.
Barnaby Gunning Architects is a multidisciplinary practice combining architecture, product design and 3d related programming. Barnaby trained under Peter Cook at the Bartlett and started his architectural career in Renzo Piano’s office working on Kansai Airport. He was the originator, amongst other things, of the British Museum Great Court project at Norman Foster’s office before going on to join Atelier One structural engineers to develop the design solution to the roofs of the Esplanade Theatres on the Bay in Singapore. In 1996 he was invited to join Ron Arad’s office where, as a highly computer literate Italian speaking English architect he oversaw the architectural side of the office and worked on a wide variety of projects from the tiniest products to public art works as well as architectural projects for both private and corporate clients. He left in 2000 to move to Italy where he set up Iprodotti, a web based 3d consultancy. Back in London, he opened his own architectural practice in 2004. The practice was shortlisted in 2004 for the East of England Development Agency ‘Landmark East’ competition and for the RIBA/Urban Splash competition for a new bridge over the canal in New Islington. In 2007 we were shortlisted in the RIBA Green Dragons competition for sustainable initiatives for the Kings Cross development. Working with sculptor David Worthington we designed the winning scheme in the competition organized by Allied London to design a major piece of public sculpture for the Spinningfields development in Manchester.
The practice was longlisted in the 2009 Young Architect of the Year Awards and recently won a Camden Design Award for the refurbishment of a listed house. In 2009 Barnaby designed the world first ever full size house to be constructed from standard Lego bricks. The house was built by 3500 volunteers using 2.5 million pieces of Lego. Barnaby’s furniture designs have twice been finalists in the Architects Journal ‘Something to Sit On’ competitions and he was shortlisted in the Design Boom ‘Premio Vico Magistretti’. The office is currently working on a number of residential and commercial projects, in London and in the South West of England and is dedicated to helping stimulate the reconstruction of L’Aquila in central Italy.
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