Perchè protestano i ricercatori
LETTERA APERTA A STUDENTI E GENITORI – Il CNRU, coordinamento nazionale ricercatori universitari, ha indirizzato una lettera aperta a studenti e genitori, che viene chiesto anche al nostro sito di pubblicare. Eccola: “I “ricercatori” universitari italiani stanno protestando contro il DDL sull’Universita’ e la manovra finanziaria dell’On. Tremonti. Questa forma di protesta comportera’ disagi anche per voi, quindi riteniamo giusto che sappiate perche’ parte della difficolta’ che sta vivendo l’Universita’ sara’ anche da voi condivisa.
L’Universita’ sta vivendo un momento difficile. Le risorse a disposizione sono andate riducendosi negli anni, i fondi per la ricerca e per la didattica sono diventati talmente esigui che spesso non si riesce a
fornire il minimo necessario. Talvolta mancano i fondi per le fotocopie e,
sempre piu’ spesso, anche per la carta igienica, come in moltissime
scuole.
Negli anni scorsi la necessaria espansione della conoscenza e l’indispensabile insegnamento della stessa ha richiesto ad una societa’ moderna come la nostra di ampliare l’offerta formativa degli atenei. Il termine offerta formativa indica cio’ che gli atenei possono mettere a disposizione dei cittadini del proprio territorio e del proprio Paese in
termini di corsi e di didattica. L’aumento di tale offerta non e’ un
capriccio di gente che seduta dietro ad una scrivania pensa a come
impiegare tempo e denaro altrui. In realta’, un atto di responsabilita’
che tiene conto delle esigenze del presente, che cerca di offrire ai
giovani gli strumenti per meglio affrontare le sfide che la moderna
societa’ pone. Le mille sfaccettature della nostra societa’ rendono
necessaria un’offerta formativa la piu’ variegata possibile. Un giovane
deve poter scegliere tra mille possibilita’ formative, non tra dieci come
nel passato, perche’ a differenza del passato le opportunita’ di lavoro
sono diversificate cosi’ come gli interessi che attendono i giovani di
oggi.
Ma nessuna offerta formativa ha un vero valore se la “societa’” non e’ in
grado di offrirla al numero piu’ alto possibile di giovani. E questo vale
soprattutto in un periodo di crisi, allorquando le famiglie economicamente
piu’ deboli sono anche le piu’ colpite dall’aumento dei costi per
l’accesso dei propri figli all.Universita’.
I tagli al finanziamento dell’Universit gia’ da tempo hanno messo in crisi
questo sistema e i “ricercatori” si sono sacrificati negli anni, svolgendo
un compito che permettesse di mantenere la qualita’ e la quantita’
dell’offerta formativa e cioe’ della didattica.
Questo significa che molti tra quelli che chiamate “professori” e che
hanno insegnato corsi, hanno fatto esami, hanno assistito gli studenti
nelle loro tesi e che hanno raccolto i dubbi e le frustrazioni durante i
vostri anni d’universit non sono veri “professori”, ma “ricercatori”,
gente che per dovere deve fare ricerca e non “insegnare” e “fare lezione”.
Questo significa che per fare cio’ che permette agli studenti di imparare,
superare gli esami e diventare “dottori”, il ricercatore deve scegliere
tra il proprio dovere e l’interesse dell’universita’ e degli studenti.
Si’, perch solo facendo ricerca e pubblicandola un ricercatore puo’
incrementare il suo punteggio per fare “carriera” e diventare “professore”
di ruolo. La didattica che permette di mantenere l’offerta formativa e
agli studenti di laurearsi, non e’ utile per superare un concorso e per
progredire nella propria carriera. Tutto questo sembra incredibile, quasi
verrebbe da ridere, se non fosse che molti giovani ricercatori guadagnano
1.250 euro al mese, si bloccano gli scatti di anzianita’, si riduce la
tredicesima e via di questo passo.
Si esce da una crisi anche aumentando le possibilita’ creative e di
conoscenza dei giovani, si esce da una crisi investendo sul futuro, come
e’ stato fatto in altri Paesi, e non penalizzando le Universita’ che
debbono formare e trasmettere la creativita’ e la conoscenza. Si esce da
una crisi anche sponsorizzando chi ha lavorato al di la’ delle proprie
competenze, perche’ ha mostrato il proprio valore. Molti, inoltre,
perderanno il loro posto di lavoro, perche’ “precari” o “a contratto”, pur
avendo insegnato e seguito gli studenti.
I ricercatori stanno protestando nell’unica maniera civile e legale a loro
concessa. D’ora in poi si atterranno soltanto a cio’ che il loro statuto
giuridico impone. Quindi, non insegneranno piu’: la conseguenza sara’ la
riduzione dell’offerta formativa degli atenei. Molti studenti andando
nelle segreterie non troveranno piu’, probabilmente, i corsi che avrebbero
voluto frequentare e dovranno cercarseli in altre universita’, ammesso che
in altre universita’, senza i “ricercatori”, tali corsi possano essere
attivati. Questa e’ la realta’.
Le tasse di iscrizione aumenteranno, i servizi per gli studenti si
ridurranno, l’offerta formativa calera’ drasticamente in quantita’ e
qualita’. Ecco perche’ interessa anche a voi la protesta dei
“ricercatori”.
I “ricercatori” stanno protestando per far si’ che il futuro
dell’Universita’ e dei giovani non sia pregiudicato da tagli alle risorse;
i “ricercatori” stanno protestando per avere una “riforma” che preveda
un’Universita’ pubblica pienamente efficiente, che preveda un futuro per
tutti i giovani, che permetta all’Universit pubblica di offrire le stesse
opportunita’ a tutti i suoi cittadini. Perche’ laurearsi non torni ad
essere un privilegio di pochi.
L’Universita’ deve essere riformata, guarita, restaurata, amata,
desiderata, coccolata; non bistrattata, impoverita e dimenticata tra i
denti di chi la vuole smembrare e sbranare.
Evitare tutto questo dipende in gran parte da noi che lavoriamo nelle
universita’, ma anche dagli studenti e dai loro genitori: insomma, dipende
da tutti gli Italiani.
Aiutateci a darvi il futuro che tutti meritiamo”.
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