Terremoti, l’idrogeno ci salverà ?
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – SPERANZE NEI PROTONI IPOGEI – Il gas radon? In tanti ci provano – compreso lo studioso aquilano Giampaolo Giuliani – ma, fino ad oggi, la scienza ufficiale ammette soltanto che è uno dei “possibili” precursori del terremoto. Che rimane imprevedibile, come ammettono dalla California al Giappone, dalla Russia alla Grecia e alla Cina, la maggior parte degli scienziati del mondo. E come emerse anche dal convegno internazionale di sismologia tenutosi a L’Aquila nel 2009. Terremoti ufficialmente imprevedibili, benchè in qualche misura predicibili: che ce ne saranno ancora, nei decenni e nei secoli, in certe zone, è scontato, predicibile quindi senza timori di sbagliare. Una delle zone a rischio è quella tra l’Aquilano e l’Umbria. Non l’unica in Italia. Ma sicuramente una delle più esposte.
RICERCHE E NOVITA’? – Nel mondo in tanti annunciano ricerche e , forse, novità . L’ultima di cui si è parlato riguarda i protoni. Alcuni rilevatori, ovvero semplicemente degli elettrodi, sono già stati attivati anche in Abruzzo, uno nei giardini dell’Università D’Annunzio a Chieti. Altri ne arriveranno. “Ma se funzionano davvero – ci dice il prof. Antonio Moretti, docente di geologia a L’Aquila e da sempre il nostro “consulente” preferito in sismologia – lo sapremo fra qualche anno. Sai com’è, la scienza è così: una scoperta deve essere verificata, riprodotta, sperimentata fino alla certezza”. Certo, Galileo è Galileo.
CERCHIAMO DI CAPIRE – Allora, come è sempre meglio fare, cerchiamo di capire. Si parla di protoni, ovvero particelle cariche positivamente del nucleo atomico. Stavolta, ci conferma il prof. Moretti, protoni di idrogeno sotterraneo che emergono in superficie. In tutto il mondo. Secondo uno studio russo, la variazione di flusso di protoni di idrogeno potrebbe rivelare l’imminenza di un terremoto. Loro dicono di aver realizzato previsioni precise, indicando sia il luogo che il giorno del terremoto. Sarebbe avvenuto il 20 aprile 2006 in una remota zona russa molto sismogenetica. C’è già una teoria bella e pronta, quella detta cosmotellurica: previsione mediante i protoni sia di terremoti che di eruzioni vulcaniche. Da ammettere che tutto ciò somiglia molto ai flussi di gas radon studiati anche da Giuliani: protoni invece di un gas fatto di atomi interi.
CAUTELA SCIENTIFICA – Moretti è meno condiscendente e, da scienziato, aspetta conferme, quindi almeno un paio di anni di esperimenti controllabili e verificabili – in rapporto ad eventi sismici reali – mediante una rete di elettrodi dislocati sul territorio. “Non mi pare convincente che un flusso di protoni – ci dice – possa influenzare i movimenti delle zolle, delle placche, e quindi le faglie. Ma è doveroso svolgere studi e ricerche”.
L’idrogeno, dunque, ci salverà dai terremoti, o almeno salverà i nostri discendenti? Non esattamente: al massimo, servirà a formulare reali previsioni da poter divulgare con fondatezza scientifica. Un po’ come le previsioni meteo. Che però sbagliano spesso… E’ inevitabile che un margine di errore ci sia sempre, e che sia anche crescente con l’evolversi del clima verso fenomeni sempre più estremi e veloci. Ma è un altro discorso.
L’IDROGENO PROZIO – L’idrogeno è l’emento più leggero e il più diffuso nell’Universo che conosciamo e riusciamo a vedere fino a una decina di miliardi di anni luce di distanza spaziotemporale. E’ ovunque, nel Sole e nelle stelle, nelle nebulose, in noi stessi, in ogni organismo vivente, e nell’acqua. La natura ce lo presenta in molecole biatomiche (H2), ma non se ne trova allo stato puro. Bisogna produrlo. Un atomo di H ha un protone e un elettrone che (diciamo senza molta precisione) gli gira intorno. L’idrogeno ha diversi isotopi, tre dei quali sono per noi ora importanti: il prozio, il deuterio e il trizio. Il prozio è quello formato da un protone e un elettrone. Nelle profondità della Terra c’è un nucleo di nikel, immerso in un mare di idrogeno prozio, forse allo stadio liquido. “Sono i protoni del prozio – spiega Moretti con la sua abituale semplicità espositiva – divenuti ioni, che salgono in superficie e emergono in atmofera: sono loro che secondo studi russi, cinesi e americani, potrebbero influenzare i meccanismi sismogenetici”. Ovvero innescare le condizioni per terremoti ed eruzioni vulcaniche, spesso connessi in certe zone del mondo. Non nell’area aquilana, dove i terremoti sono soltanto tettonici. Faglie contrapposte che dopo essersi spinte per anni, o secoli, si spezzano liberando energia in onde sismiche. Che ben conosciamo…
GUARDIAMO GIU’ E NON SU – “Una volta tanto – nota il prof. Moretti – ci interessiamo delle radiazioni che provengono dal centro della Terra, e non di quelle che ci raggiungono dallo spazio. Forse sarebbe stato utile farlo prima”.
Protoni, idrogeno, terremoti. Che sia la volta buona? Per ora, pensiamo a ricostruire e a costruire bene. A Christchurch (Nuova Zelanda) un terremoto 6,5 Richter ha fatto meno danni di quello 5,8 dell’Aquila, e solo pochi feriti. Nessun morto. Significherà qualcosa? Anche se domani il terremoto diventasse prevedibile e annunciato come un tornado o una nevicata, resterebbero in piedi solo le città fatte bene. Nessun potrebbe portarsi via la casa fuggendo, avvisato in tempo dell’arrivo di un sisma.
(Le immagini: sopra lo schema di un atomo di idrogeno prozio -un prontone e un elettrone- e accanto un atomo di deuterio, due isotopi dellidrogeno. Sotto un impianto di produzione di idrogeno dal carbone)
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