Rifiuti, l’inchiesta va avanti – Giro di soldi ed ecobusiness da capogiro come scenario
Pescara – (Nella foto il dr. Trifuoggi, a destra, con altri magistrati pescaresi) – Magistrati con la bocca cucita, nessuno parla, ma i cronisti che vivono ore ogni giorno negli uffici giudiziari e a contatto con gli avvocati assicurano: l’inchiesta va avanti, siamo solo alla fase iniziale e c’è da giurare che il meccanismo messo in luce rappresenta una delle paludi di illiceità più vaste negli ultimi anni. Un’inchiesta molto grossa, che avrà sviluppi. Altri arresti? Nessuno può dirlo davvero, anche perchè le fughe di “notizie” delle settimane scorsa si sono rivelate, come sempre accade, fughe di bufale. La verità giudiziaria è di due arresti (a domicilio) e dieci indagati. Eccellenti sicuramente, ma in tutto 12 persone e non una marea come si mormorava da tempo. Oggi chi sostiene di sapere, prevede che le indagini scenderanno verso sud rispetto al Teramano, e cioè verso Montesilvano e Pescara. Si vedrà . Ciò che sicuramente bisogna attendersi sono gli interrogatori, fissarti per martedì per Venturoni e Di Zio. Gli altri coinvolti, senatori e politici, incassano per ora solidarietà e attestati di stima. E dicono di essere tranquilli e fiduciosi.
Invece l’inchiesta, si fa notare da altri versanti, scoperchia un sistema di corruzione impressionante, che vortica attorno a decine di milioni di euro, quelli in ballo per il bioessiccatore (inceneritore lo chiamano altri) che avrebbe dovuto sorgere alle porte di Teramo. Dove ci sono soldi ci sono anche affari. Appetiti, manovre. Tangenti. Appalti senza gare, regalie. E ora anche un appartamento senza locazione a beneficio del PdL. Nelle mani dei magistrati del pool che fa capo a Nicola Trifuoggi, capo della procura di Pescara, intercettazioni a non finire. E forse anche la prospettiva di dichiarazioni spontanee che si ritengono possibili: per tentare di chiamarsi fuori, di preservarsi da capi di accusa. Nella bufera, nello tsunami, ognuno disperatamente si aggrappa a qualcosa per non essere strappato via dalla furia degli elementi. Giudiziari, stavolta.
Per ora, si diffondono alcuni contenuti delle ordinanze della magistratura pescarese. Secondo i giudici, Chiodi sapeva delle pressioni di una potente lobby politico-affaristica sull’inceneritore, benchè si debba ritenere, almeno al momento, ignaro dell’ecobusiness imbastito da più protagonisti assetati di denaro. Denaro, infatti, ne è circolato e anche tanto: almeno 250.000 euro come contributi elettorali per diversi candidati (poi eletti), e certamente non disinteressati, ma mirati ad ottenere poi benefici. Quanto a Daniela Stati, emergerebbe che era palesemente infastidita dalle pressioni che riceveva. Ma la Stati è comunque anche lei indagata in questa inchiesta: potrà chiarire con i giudici tutto quello che sa. E forse non è irrilevante. Ecco perchè in tanti credono che il prosieguo dell’inchiesta potrà riservare colpi di scena.
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