La Francia ha massacrato L’Italia nella gara di chiusura di uno dei nostri peggiori Sei Nazioni


sei_nazioni03L’Aquila – Della gara persa dagli azzurri al Flaminio sabato scorso a salvarsi è stato solo il pubblico, generoso e commovente: tanto sostegno, pochissimi fischi, un pubblico così merita di meglio e di più. Per il resto meglio stendere un velo pietoso ma bisogna agire e subito, è il momento di convocare un tavolo di lavoro e decidere cosa fare per uscire da una posizione che è ormai di imbarazzante mediocrità.
Disco rosso e non poteva essere altrimenti contro una Francia che il rugby lo mastica, lo conosce, lo maneggia, ne governa la tecnica e la tattica da molti decenni.
Volenterosa l’Italia del rugby. Tutta lì. L’incontro con i transalpini è stato a tratti penoso:  un estenuante, frustrante e per certi versi mortificante confronto contro una Francia molto concreta ed efficace, che dell’Italia ovale ha disposto a suo piacimento dall’inizio al termine della partita ed il punteggio di 8 – 50 sintetizza bene quello che è successo ed anche il reale rapporto di forza tra noi e loro.
La sconfitta non è solo una questione di singoli errori o di fiammate francesi, ma una differenza  di visione e di lettura del gioco: sempre pronti a martellare con gli uomini di mischia oppure con tre quarti poderosi, veloci, dinamici e capaci di mettere in crisi la nostra squadra arrivando dritti come siluri sulla palla.
La mischia, punto di forza della nostra nazionale, non c’è più: incapaci di adattarsi alle nuove regole, gli avanti hanno sofferto anche in difesa e senza la diga non c’è nulla che possa evitare l’alluvione.
La matematica può essere un’opinione ma fa sostanza. Sette mete contro una ed un dominio totale dei francesi, ma è stato un Sei Nazioni da dimenticare, il peggiore disputato dagli azzurri per differenza punti, -121, e per lo scarso bottino di punti all’attivo, appena 49, con due sole mete in cinque partite: sono questi implacabili numeri che debbono far riflettere.
Come bisogna riflettere e prendere esempio dalla Francia che si è affidata ad una cabina di regia formata da ragazzini: Parra, il mediano di mischia, ha 20 anni e Trinh-Duc, l’apertura di origini vietnamite ed eletto “man of the match”, ha 22 ann. Ma c’erano anche altri giocatori della squadra ex campione mondiale Under 20: Picamoles Basteraud, Domingo, Medard, tutti giovani con basi solide, conoscenza dei fondamentali e una scuola che lavora in profondità, che sa come si fa ed una federazione che punta su i giovani per un rinnovamento.
Tutto l’opposto della nostra FIR che dovrebbe prendere esempio dai francesi e puntare sulla crescita, maturazione e valorizzazione di giovani per preparare nel tempo una formazione competitiva, compatta e sicuramente se non vincente che possa tenere il campo contro qualsiasi avversario.


23 Marzo 2009

Categoria : Sport
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