Chiodi: “Come nell’Inquisizione – Mi sento un cinghiale, ma che batterà i cacciatori”
L’Aquila – (di G.Col.) – IL PRESIDENTE A CUORE APERTO CON LA SENEPA – Ha scelto una delle giornaliste più “severe”, ma anche obiettive, del panorama abruzzese, Daniela Senepa della Rai, il presidente della Regione, o governatore come lo chiamano ormai in tanti, Gianni Chiodi, per aprire il cuore a proposito delle vicende degli ultimi tempi: il tritacarne mediatico, e non solo mediatico, di cui il gentile e compìto politico teramano (non arrendevole, però) si sente vittima. La solidarietà di tanti non gli basta, evidentemente, e ribadisce di essere assolutamente cristallino e inattaccabile. Alla collega, da uomo di buone letture, ha proposto due allegorie: “Mi sento come nell’Inquisizione…” “Ma lei non è inquisito, no?” ha ribattuto pronta la Senepa. E poi ancora il governatore: “Mi pare di essere come un cinghiale braccato dai cacciatori, ma stavolta vinco io, sono un cinghiale vincente” ha detto il presidente. Chiodi è forse troppo giovane per ricordare che “cinghialone” chiamavano i suoi accoliti (non sempre dalle mani pulite), come risulta dalle intercettazioni, il premier Craxi, quando Di Pietro aveva già fatto partire da PM milanese le forti bordate giudiziarie contro il sistema. Che poi crollò in mille pezzi.
Se il giovane governatore abruzzese ci avesse ripensato, forse avrebbe scelto un’allegoria meno ingombrante di quella del cinghiale. Ma comunque, non è il suo caso, e siamo in Abruzzo, dove le mani poco pulite le hanno in tanti, ma altrove, lontano da Chiodi: almeno, così è adesso.
L’intervista, dicevamo, messa in onda oggi dal Tg3Abruzzo. Un piccolo capolavoro: brava la giornalista, ma bravo anche Chiodi. Il quale generalizza e ricorre solo un tantino alla retorica del “cresciamo tutti, e tutti insieme”. Sa che in politica tutto questo non è mai esistito, e – almeno in Italia – non esisterà mai. Non siamo la Gran Bretagna quando scoppiò la guerra per le isole Falckland: tutti diedero il via alla flotta di Sua Maestà , anche l’opposizione. Il sacro suolo (d’oltreoceano) della patria, quattro isole piene di pecore ma inglesi, era minacciato. Via all’”Invincible”, la supercorazzata, verso i procellosi mari del remoto Atlantico. Qui si dà la stura – Chiodi lo ha visto – ai demolitori e ai frombolieri catafratti si mazze ferrate e giavellotti, per infilzare il presidente come S.Sebastiano: prima che qualcuno lo incrimini o (peggio) lo chiuda ai domiciliari. Cosa mai avvenuta, del resto. Ma addosso a Chiodi comunque, che ancora deve comparire di fronte ad un magistrato (lo farà a giorni a L’Aquila), ma non da indagato, almeno per ora.
E dunque confessa il governatore alla giornalista: “Il clima è di caccia alle streghe. Così non si va da nessuna parte. Io non ho fatto nulla, su di me non c’è neppure un’ombra…”. Umanamente, non c’è da fare altro che comprenderlo. Giudiziariamente, sono i magistrati che debbono decidere, e lo faranno: tempo futuro, per ora non è accaduto nulla. E allora, perchè scaricare tanto munizionamento su un bersaglio che non c’è? Ma non dovremmo essere nella patria del diritto, dove tutti sono innocenti fino a prova (diciamo prova) contraria? Se il governatore, come chiunque altro, dovesse finire indagato, neppure allora si giustificherebbe il tritacarne. Teniamoci ai fatti, restiamo freddi. “Non ce l’ho con i magistrati” ha detto Chiodi “ma con chi intende mettermi alla gogna”. Scagli la prima pietra… Ricordate?
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