L’opinione – Ecco come organizzare… l’organizzazione della ricostruzione


(di Giampaolo Ceci) – Ancora una volta mi permetto di intromettermi, non invitato, in questioni di altri. Spero che la mia ennesima proposta operativa non sia ritenuta offensiva o troppo superficiale, ma sia recepita per quello che è: un modesto contributo per organizzare meglio la ricostruzione degli amici Abruzzesi o se preferite, un invito a discutere del problema che fino ad oggi non mi pare sia stato ancora compiutamente affrontato.
Del resto l’impostazione di un modello organizzativo per organizzare la ricostruzione è fondamentale per operare correttamente in una situazione appunto “organizzata” e non caotica.
Devo premettere che stiamo parlando di organizzare una struttura destinata a gestire diversi miliardi di euro e qualche migliaio di cantieri. Quindi si tratta di una “Macchina” organizzativa destinata a durare degli anni, che non può essere semplice e snella oltre certi limiti.
La struttura tecnica di missione potrebbe restare il centro operativo della ricostruzione, ma dovrebbe essere potenziata e articolata in sezioni operative.
La prima classica è quella di direzione, col compito di attuare le direttive politiche del commissario.
È qui che dovrebbero confluire TUTTI i dati inerenti ogni contributo o indennizzo inerente la ricostruzione (emergenza esclusa). In questo modo il Commissario e le forze politiche, potrebbero disporre del quadro generale delle linee strategiche e dei controlli dell’avanzamento della spesa parziale e complessiva dei piani settoriali sotto indicati.
Ciascun piano settoriale verrebbe affidato ad un responsabile di attuazione che curerà l’inventariazione dei danni e dei fabbisogni e stenderà i criteri da inserire nei bandi pubblici per l’erogazione dei contributi statali. I piani settoriali dovrebbero essere strutturati per gli obbiettivi strategici individuati dall’organo politico. Solo come esempio ne cito i principali.
Piano per lo sviluppo delle attività produttive locali.
Piano per il recupero dei beni storico artistici.
Piano per il recupero degli immobili destinati ad attività produttive.
Piano per il recupero delle abitazioni provate di periferia.
Piano per il recupero del patrimonio immobiliare di proprietà pubblica
Piano per la ricostruzione dei centri storici
Piano per le infrastrutture a rete viarie e rurali e le scuole.
Alla struttura di direzione e a quelle dei piani di settore si potrebbero affiancare diverse sezioni in staff.
Una prima sezione potrebbe essere incaricata di pianificare e controllare gli aspetti tecnico produttivi dei vari cantieri via via che inizieranno l’attività per coordinarli in un’ottica generale ed evitare interferenze che ne limitino l’operatività (interferenza gru, predisposizione zone stoccaggio comuni, allacci energie, guardianie, occupazioni suolo pubblico ecc).
Una seconda sezione di dirimere in tempo reale ogni contenzioso con le imprese o i progettisti o terzi mediante arbitrati amministrati.
Una terza importante sezione potrebbe svolgere i compiti autorizzativi. Questa sezione dovrebbe inglobare anche gli esperti urbanisti, storici ed economisti di chiara fama che valuteranno sia le scelte tecniche che l’inserimento delle proposte progettuali dei macro aggregati e decideranno in tempo reale anche in difformità dai vincoli di PRG o norme tecniche vigenti effettuando valutazioni di buon senso, con riferimento alle specifiche problematicità del recupero storico ambientale dei particolari contesti cittadini. Tale sezione sarebbe a sua volta strutturata in sezioni più piccole in quanto dovrebbe coordinare le funzioni ora affidate alla Fintecna Reluis Cineas Comune, Provicia sia quelle urbanistiche ora affidate alla Soprintendenza, alle conferenze di servizi e alle commissioni edilizie e urbanistiche. La commissione di esperti, di riconosciuta competenza, consentirebbe la “risistemazione” del tessuto edilizio ed urbanistico degradato dei centri storici eliminando tutti i passaggi ora imposti dalle innumerevoli norme in materia, che per loro natura, sono generali e non calate nello specifico contesto.
Una quarta sezione avrà il compito di redigere e aggiornare i regolamenti attuativi che (con tanto di modulistiche) disciplinino in modo facile e chiaro le procedure da seguire per l’attuazione delle varie fasi in cui si struttura il percorso di ricostruzione e quindi consentano di velocizzarne l’iter oltre che a stabilire ciò che è consentito e ciò che non lo è.
Questa sezione avrebbe anche il compito di controllare che siano rispettate le procedure riportate nei regolamenti attuativi e di effettuare con i propri funzionari pubblici i controlli tecnico amministrativi in corso d’opera sulla congruità dell’eseguito col progettato e sulla qualità dei lavori eseguiti dalle imprese.
Una quinta sezione potrebbe svolgere le funzioni di consulenza per l’attuazione dei regolamenti attuativi. A questo organismo i presidenti e cittadini potranno rivolgersi per dirimere in tempo reale ogni dubbio interpretativo delle norme contenute nei regolamenti attuativi ricevendone un parere vincolante.
Il piano organizzativo, oltre che ai criteri organizzativi della Struttura tecnica di missione dovrebbe contenere anche il fascicolo coi Regolamenti attuativi redatti dalla 4° sezione, che riportino dettagliatamente e chiaramente, con le relative modulistiche, come devono esser espletate le varie fasi del processo costruttivo, dalla gara al collaudo finale.
In questo modo si determinerebbe un corpus giuridico nuovo che supera il dubbio interpretativo se per la ricostruzione abruzzese si debba fare riferimento a quello degli appalti pubici o dei privati.
Tanto per dare un’idea, i regolamenti attuativi potrebbero riguardare:
1. Definizioni e abbreviazioni e requisiti dei soggetti coinvolti (criteri costitutivi degli albi dei soggetti qualificati)
2. Ambito di applicazione dei regolamenti attuativi
3. Tipologie e procedure per la richiesta dei contributi statali e soggetti autorizzati a richiederli.
4. Criteri per la scelta delle imprese e dei progettisti
5. Criteri e linee guida per la stesura dei progetti e scelte tecniche delle progettazioni integrate.
6. Criteri organizzativi della struttura pubblica demandata ai controlli in corso d’opera e ai collaudi.
7. Criteri per la stesura e l’approvazione delle varianti e per la realizzazione dei lavori privati.
8. Criteri per la risoluzione dei contenziosi in corso d’opera
9. Criteri di collaudo tecnico e consuntivazione finale
10. Norme transitorie e finali
Non c’è modo qui di entrare nei dettagli. A mio parere, sarebbe utile che le forze politiche locali che lo condividessero facessero loro questa proposta di modello organizzativo, magari integrandolo, modificandolo o creandone un altro ex novo purché consenta di fare chiarezza sul quadro giuridico di riferimento e soprattutto eviti l’incombente e pericolosa deregulation che ha già pericolosamente aperto la strada alle prevedibili corruttele e malaffare


18 Settembre 2010

Categoria : Dai Lettori
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