“Centrale biomasse, un cavallo di Troia?”


L’Aquila – (Foto dal sito del comitato) – Scrive il Comitato3e32: “E’ notizia recente che la Regione Abruzzo ha concesso alla società milanese MA&D Power Engineering Spa l’autorizzazione per la realizzazione di un impianto a biomasse per la produzione di energia elettrica e termica nel nucleo industriale di Bazzano. La struttura dovrebbe avere una potenza installata di 5,5 MW di energia elettrica e di 1 MW di energia termica, costerebbe 30 milioni di euro, porterebbe alla creazione di 20 posti di lavoro.
Perché una centrale a biomasse, dove non c’è materia prima e vicino a centri direzionali e abitazioni ?
Questo tipo di centrali sono nate con lo scopo di smaltire scarti della lavorazione del legno in prossimità di grosse segherie o impianti simili. In ogni caso esse sono situate lontano dai centri abitati.
Perché invece costruire un impianto del genere in una zona come Bazzano dove NON ci sono sufficienti quantità di biomasse da incenerire e per di più vicinissimo ai centri abitati?
SVANTAGGI E CONTROINDICAZIONI.
1. Bassa resa energetica
La resa di energia elettrica di queste centrali è di solo il 23%: il che significa che il resto se ne va letteralmente in fumo.
2. Inquinamento da fumi e particelle nocive.
Le emissioni dei fumi di tali centrali sono notevolmente superiori alle tradizionali centrali turbogas (che offrono peraltro una resa molto maggiore, circa il 75%). Inoltre, le numerose sostanze tossiche che essi contengono – monossido di carbonio, azoto, metalli, diossine, ecc. – danneggiano l’aria e si fissano nel suolo. Nessuna tecnologia di abbattimento dei fumi è attualmente in grado di eliminare le micidiali nano polveri ( pm 10 o le particelle ancora più piccole), responsabili di una serie di gravissime patologie, tra cui vari tipi di cancro.
3. Antieconomicità.
Tali centrali, obsolete e antieconomiche , non potrebbero vivere senza i forti incentivi statali che ricevono.
Per rendere conveniente l’investimento necessario alla costruzione di una simile centrale (parliamo qui di 30 milioni di euro), la biomassa da incenerire dovrebbe costare pochissimo. Siccome un tale costo non rende affatto convenienti i tradizionali sistemi di disboscamento, sarà necessario coltivare appositamente i pioppi per alimentarla. Si calcola che ben 7000 ettari di terreno lungo l’Aterno dovrebbero essere coltivati a pioppi, che una volta cresciuti, dovrebbero essere tagliati, immagazzinati, seccati e quindi trasportati giornalmente in centrale. Un consumo enorme di acqua e di risorse, una filiera che brucerebbe gran parte dell’energia prodotta dalla centrale, prima ancora di arrivare alla centrale stessa. Una centrale che butta via oltre il 70% del suo rendimento!
La cosa che insospettisce di più è che tutto questo sta nascendo senza che un solo pioppo sia stato ancora piantato!
QUALI VANTAGGI? La bufala dell’energia pulita e del teleriscaldamento
La centrale è stata propagandata come produttrice di energia pulita, in realtà rischia di avere pesanti risvolti economici sull’intero comprensorio (ad es. porterà alla svalutazione di tutti gli investimenti immobiliari nella zona) e di produrre seri danni alla salute dei suoi abitanti.
Anche l’ipotesi del teleriscaldamento è una enorme bufala: questo tipo di soluzione è molto più costosa del solare termico, la sola costruzione della rete costa 350 euro al metro lineare, cifra che sale ovviamente per i singoli allacci. Inoltre, in estate le calorie prodotte in eccesso dovrebbero essere disperse in ambiente , con conseguente alterazione del microclima.
Insomma, un simile impianto non ripagherebbe mai l’enorme cifra investita.
Ma allora PERCHE’?
Tutto ciò sembrerebbe ideato da folli. A meno che, fatta la centrale, e in assenza di biomassa, non si finisca poi ad utilizzarla per poi bruciare rifiuti solidi urbani, come è già accaduto altrove.
La centrale potrebbe essere allora solo un cavallo di Troia per aprire la strada ad un inceneritore.
In questo caso, il vantaggio per il gestore della centrale sarebbe enorme: invece di spendere 5euro al quintale per acquistare biomassa si ritroverebbe ad avere combustibile non solo gratis, ma pagato dal comune almeno la stessa cifra.
Una norma del 1992 (attraverso il cosiddetto Cip 6 ) ha infatti equiparato a biomassa i rifiuti solidi urbani e quindi incentivato allo stesso modo l’energia elettrica da essi prodotta. Se i rifiuti sono inoltre ricchi di materie plastiche la loro resa energetica è maggiore. L’unico piccolo svantaggio é qualche migliaio di morti in più da diossina.
Tutto questo ha solo il nome, ma niente a che vedere nei fatti, con la vera ECO SOSTENIBILITA’.
Non è certo questa la nostra idea di ricostruzione sostenibile, dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.
Da tempo sosteniamo che bisognerebbe piuttosto puntare al risparmio energetico ed alla produzione di energia in maniera distribuita, nella ricostruzione degli edifici, attraverso incentivi specifici. Infatti, la stessa energia prodotta da una simile centrale potrebbe essere ricavata dall’ installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti dei numerosi capannoni industriali del territorio, così come sulle nuove costruzioni o su quelle in ristrutturazione, con minore dispendio di risorse e nessun impatto ambientale.
Pertanto, saremo presenti alla presentazione del progetto in Consiglio regionale il 22 settembre, per chiedere conto di una scelta tanto scellerata , sulla quale invitiamo il Comune e tutti gli enti locali ad assumere una chiara presa di posizione a tutela dell’ambiente della salute dei cittadini”.


18 Settembre 2010

Categoria : Cronaca
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