Il decreto passa, ora tocca alla Camera – Il sindaco: “Non siamo stati affatto consultati”


L’Aquila – Il decreto terremoto è passato al Senato, dove le opposizioni hanno rinunciato alla battaglia sugli emendamenti, ridotti di numero. Ora il provvedimento transita all’esame della Camera, dove saranno chiesti dei miglioramenti e delle messe a punto.
Immediato in serata il commento del sindaco Cialente. Dopo aver preso atto di alcuni aspetti positivi del provvedimento, Cialente afferma che non ci sono fondi immediati per la ricostruzione nè per consentire l’espletamento dei servizi essenziali nella zona terremotata. Dicendo che non resta altro, se non fidarsi della parola del premier, il sindaco lamenta soprattutto di non essere stato consultato, neppure sentito per telefono, da esponenti dell’opposizione. Gli enti e gli amministratori locali – anche il sindaco della città più devastata – sono stati tenuti da parte. Non resta che sperare in modifiche e aggiustamenti nel corso dell’esame del decreto alla Camera. Palpabile, comunque, il disappunto del sindaco Cialente. L’atteggiamento degli enti locali – dice Cialente – resta ancorato al piano istituzionale, per lavorare con l’unico obiettivo di tirare fuori la città dalla tragedia che sta vivendo. Continueremo a chiedere le modifiche che abbiamo proposto nel passaggio del decreto alla Camera. Cialente si augura che ci siano ordinanze per la ricostruzione, da emanare dopo confronti con gli enti locali, spero di potermi continuare a fidare per la copertura finanziaria delle parole di Berlusconi, che mi ha assicurato che saranno disponibili subito i fondi per dare via libera subito ai lavori indispensabili per rendere abitabili gli edifici danneggiati. Ho avuto nelle ultime 36 ore solo contatti con la maggioranza, e non sono stato contattato dai partiti di opposizione: non una telefonata da loro, non la richiesta di un parere, nulla. Stessa sorte è toccata alla presidente della Provincia. Insolute, dice il sindaco, le questioni dei fondi per le seconde case, problema di tutti i comuni terremotati, e soprattutto quelle delle anticipazioni dei soldi ai comuni e alle aziende pubbliche, che non potranno erogare servizi essenziali: stipendi, dunque possibili licenziamenti, raccolta delle acque e dei rifiuti.


21 Maggio 2009

Categoria : Politica
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