“Ricostruzione senza capo nè coda”
L’Aquila – (di Pio Rapagnà, Mia Casa) – Coloro che avevano, ed hanno, il dovere e la responsabilità della ricostruzione, si sono guardati bene dal prendere in considerazione l’esperienza passata, e nessuno dei cosiddetti “soggetti amministrativi attuatori”, quindi, ha deciso di mettere in campo “immediatamente”, tutta la forza di una Regione come l’Abruzzo.
Bisognava effettuare, e bisogna farlo adesso e senza alcun indugio, un intervento straordinario sul patrimonio abitativo pubblico e privato, a cominciare da quelle abitazioni classificate di Categoria A – B e C e, mettendole immediatamente in sicurezza, renderle in brevissimo tempo agibili, abitabili e sicure, a pari livello della Caserma della Scuola della Guardia di Finanza di Coppito.
Una classe politica e amministrativa “seria”, presente a sé stessa e consapevole che qualcosa di “tremendo e di drammatico” si è verificato con il terremoto di 17 mesi fa, avrebbe agito “unitariamente e concordemente”, utilizzando tutte le risorse umane e materiali che l’Abruzzo non può non possedere: ed è incredibile che, proprio di fronte a ciò che è successo, il meglio e le “eccellenze” che possediamo non siano state fatte direttamente “scendere in campo”.
Le strutture strategiche e strumentali della Regione Abruzzo, delle Province e dei Comuni interessati dal sisma, certamente più di altri legati al territorio ed alla popolazione colpita, dovevano essere messi in condizioni, anche economiche, di intervenire, congiuntamente e unitariamente alla Protezione Civile e alle strutture strategiche dello Stato, e avrebbero potuto così “dimostrare” a se stessi ed agli abruzzesi la utilità e l’efficienza dei rispettivi Compartimenti e dei loro innumerevoli Enti strumentali, Società partecipate e controllate: invece hanno “abbandonato” ad altri soggetti “esterni” la ricostruzione, il recupero, la riqualificazione e la messa in sicurezza del loro proprio patrimonio abitativo e del tessuto sociale ed economico dell’intero territorio regionale.
In tre mesi, dopo il 6 aprile, si sarebbe potuto riconsegnare a molte famiglie, proprietari della prima casa, assegnatari di alloggi ATER e inquilini di appartamenti pubblici, privati e in Cooperativa, una abitazione dignitosa, stabile e messa in sicurezza antisismica.
Bisognava, e bisogna ancora, come il Mia Casa d’Abruzzo ha proposto sin dai primi giorni dopo il terremoto, purtroppo completamente inascoltato dalle Autorità, intervenire con urgenza per rendere gli edifici adeguati alle norme antisismiche, come si sarebbe dovuto fare prima del 6 aprile, visti gli studi, i convegni, i censimenti ed i preallarmi dei mesi precedenti, “se ci fosse stata una effettiva programmazione, preparazione e volontà”.
Un numero ragguardevole di famiglie già oggi si troverebbero in condizioni più sicure e tranquille di come si trovano a vivere oggi nelle attuali condizioni di “sfollati”. Il terremoto del 6 aprile si è abbattuto “duramente” su migliaia di famiglie e di persone, non proprietarie né della prima casa e né di alcuna altra abitazione, e che, per questo specifico motivo, rischiano di essere fisicamente cancellate e rimosse dalla “realtà quotidiana ed esistenziale post terremoto”: è come se oltre 4.000 famiglie e più di 16.000 persone “mancassero all’appello” e fossero materialmente scomparse dai “pensieri, dalle opere e dalle omissioni” di una intera “classe politica regionale, provinciale e comunale”, che pure avrebbe il dovere di tutelarne la sicurezza e la salute, fisica, mentale e spirituale, e di “provvedere” con più sollecitudine e maggiore impegno al loro immediato futuro e alla “ricostruzione” dei beni materiali e immateriali, sotto tutti i punti di vista.
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