Uccidere un sogno
(di Carlo Di Stanislao) – (Nella foto Angelo Vassallo) – Un sogno può essere pericoloso per chi della’incubo ha fatto un sistema di potere. Pertanto va ucciso, rapidamente, come un monito per chi voglia sperare in un’esistenza senza estorsioni, soprusi e paure. L’ha trovato il fratello, dopo che la moglie l’aveva chiamato perché non rientrava. Non l’avevano neanche fatto scendere dall’auto, massacrato al posto di guida con la pioggia di proiettili d’una calibro nove esplosi a bruciapelo, la testa riversa sulla destra e tanto sangue, come si vede in certi film americani. Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, e presidente dei sindaci della comunità del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, una speranza per la Campania onesta e migliore, è stato ucciso così, come un cane, in una zona che è un gioiello ecologico famoso dappertutto , per il suo mare, l’accoglienza e la pulizia (cinque “Vele blu” da Legambiente e mezzo mondo che viene qui a villeggiare o in barca). Amministrava in modo encomiabile sei frazioni in tutto: un angolo di paradiso con duemilacinquecento residenti, che d’estate diventano ventimila, pur senza grandi strutture ricettive. Un bel bocconcino per i boss di Casal di Principe, specie le nuove leve, i più giovani: quelli che davanti alle mattanze non arricciano certo il naso, anzi. Quelli dei quali da qualche anno qui si cominciano a intravedere le ombre e non soltanto. Lui era un ecologista convinto ed un uomo tosto, che non si piega, che non ha paura, che persegue lungo ciò che ritiene giusto. Capace di prendere a schiaffi personalmente i ragazzini che vedeva trafficare con la roba (dicendo loro “qui non si spaccia”) e capace, con la sua giunta, di non rilasciare concessioni edilizie da anni e di far demolire un bagno abusivo in riva al mare. “Troppi colpi esplosi – ha detto il Procuratore della repubblica di Vallo della Lucania, Alfredo Greco – e troppi per un territorio dove non si è mai registrata una mentalità violenta”. Un altro magistrato è molto amico di Vassallo e frequenta questa da zona da mezzo secolo: Raffaele Marino, molti anni da pm anticamorra a Napoli e oggi Procuratore aggiunto a Torre Annunziata. Nelle sue parole la chiave di lettura di questa esecuzione: “In Cilento è in atto, grazie alle speculazioni, una trasformazione urbanistica e sociale. La situazione ideale per i clan della camorra, con i quali forse Vassallo si è scontrato. C’è in vista un importante appalto per il porto, chissà che non si tratti di quello. Ma i boss sono interessati anche alla costruzione di nuovi alberghi”. Angelo Vassallo, conosciuto come il sindaco del comune dalle “acque più pulite d’Italia”, come detto era stato rieletto pochi mesi fa, in coincidenza con le elezioni regionali, “correndo” da solo – con la lista “Insieme per Pollica” – perché il Tar della Campania aveva bocciato il ricorso presentato dall’altro candidato a sindaco, Marco Cortiglia (IDV), in quanto la sua lista, invalidata dalla Commissione elettorale, prevedeva un numero dei candidati inferiore a quello previsto per legge. Nato a Acciaroli, il 22 settembre del 1953, sposato con due figli, era già stato eletto sindaco del suo paese, una prima volta nel ’95 venendo riconfermato nell’incarico nel 1999. Rieletto nuovamente nel 2005, dopo una parentesi come consigliere provinciale nelle fila di DL, fu rieletto per la terza volta svolgendo il suo incarico dal 2005 al 2010 quando rindossò la fascia tricolore per la quarta volta. Su repubblica Saviano parla di democrazia in pericolo e sotto scacco e di stato assente, che lascia gli uomi migliori da soli, lungo i confini più pericolosi, sulle barricate e nelle trincee più a rischio. Questa estate è iniziata all’insegna degli slogan del governo sui risultati ottenuti nella lotta contro le mafie. Risultati sbandierati, urlati, commettendo il grave errore di contrapporre l’antimafia delle parole a quella dei fatti. Ma ci si deve rendere conto che non è possibile delegare tutto alle sole manette o al buio delle celle. Senza racconto dei fatti non c’è possibilità di mutare i fatti. E, dice sempre Saviano, il fatto è che il Cilento, terra magnifica, ha su di sé gli occhi e le mani delle organizzazioni criminali che, quasi fossero la nemesi della nostra classe politica, eternamente in lotta, si scambiano favori, si spartiscono competenze pur di trarre il massimo profitto da una terra che ha tutte le caratteristiche per poter essere definita terra di nessuno e quindi terra loro. I Casalesi sono da sempre interessati all’area portuale, così come i Fabbrocino dell’area vesuviana hanno molti interessi in zona. Giovanni Fabbrocino, nipote del boss Mario Fabbrocino, gestisce a Montecorvino Rovella, un paesino alle soglie del Cilento, la concessionaria della Algida nella provincia più estesa d’Italia, il Salernitano appunto. Il clan Fabbrocino è uno dei più potenti gruppi camorristici attualmente noti e intrattiene legami con i calabresi. Naturalmente, anche nel caso di Vassallo, ora si indaga in ogni direzione, secondo il principio che chi è morto è “colpevole sino a prova contraria”. Così girano voci che intendo depistare, indirizzare il barbaro omicidio verso lidi diversi da quelle della camorra. Ricorda Saviano che già Bruno Arpaia (non a caso nato a Ottaviano) nel suo bel libro “Il passato davanti a noi”, aveva già scritto che mentre i militanti delle varie organizzazioni della sinistra extraparlamentare sognavano Parigi o Pechino per far la rivoluzione e scappavano a Milano a occupare università o fabbriche, non si accorgevano che al loro paese si moriva per un no dato ad un appalto, per aver impedito a un’impresa di camorra di fare strada. Fra le 22.30 e le 23.30 di ieri notte, quacuno ha ucciso un uomo sorretto da un sogno, ma non il suo sogno di legalità e buona amministrazione per un Sud troppo spesso abbandonato a se stesso, anche da chi al Sud ci è nato.
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