Editoriale: “Ma quale fiducia?”


Da Giampaolo Ceci riceviamo: “Egregio direttore, leggo il suo editoriale e mi permetto di esporle le impressioni che mi ha suscitato. Quello che dice è tutto vero. Nulla non è condivisibile, ma noi persone “più adulte” abbiamo il dovere di essere un punto di riferimento positivo per i più giovani. Insomma dobbiamo capire e denunciare cosa sta avvenendo, ma dobbiamo anche dare segnali di speranza ed ottimismo, insomma infondere fiducia non sfiducia.
Come lei sa un giovane è sempre influenzato dai giudizi espressi da chi stima.
Se a questi giovani diciamo che non ci sono speranze e non possiamo avere alcuna fiducia in chi ci governa forse gli diciamo anche la verità, ma lo incentiviamo a cambiare o lo induciamo inconsapevolmente in un pericoloso fatalismo rinunciatario?
Forse ho torto, lo ammetto, ma io credo che i “leader opinion” come lei abbiano il dovere di denunciare le storture e fare proposte perché ciò che non va, vada meglio, ma devono anche infondere ottimismo e speranza. Come dire: “le cose vanno male, ma si possono migliorare. Ora stiamo male, ma domani sarà meglio”.
Ecco cosa volevo modestamente comunicarle. Non è vero che tutto va male in Italia e in Abruzzo e neppure che non dobbiamo avere fiducia in chi ci governa. Basta guardare cosa accade nel resto del nostro pianeta o nelle alluvioni indiane, negli attentati Irakeni o nel dopo terremoto di Haiti.
È vero che ci sono molte storture inefficienze che vanno rimosse, ma non siamo all’ultima spiaggia. Lei si chiede giustamente che razza di paese viviamo è una domanda lecita: ma le rispondo che il nostro, con le sue storture antiche e recenti è il paese che ha superato prove gravissime; una guerra, il terrorismo e tante difficoltà che avrebbero stroncato molti.
Vedrà direttore che anche in questa occasione ce la faremo, ne sono sicuro.
La Protezione Civile funzionerà meglio, l’istituito di geofisica si organizzerà ancor meglio (non ci crederà se le dico che molti paesi evoluti non possiedono una struttura di pari competenza e organizzazione) e anche L’Aquila dopo questi periodi di ritardi e di inefficienze, verrà ricostruita e sarà più bella e funzionale di prima.
Dopotutto non dipende che dalla nostra capacità di individuare gli “intoppi” e di saperli rimuovere.
Lei stia col fiato sul collo denunciando storture e assurdità, altri leggendo quanto scrive lei e tutti gli altri come lei, prima o poi dovranno necessariamente adoperarsi per rimuoverle, abbia fiducia…vedrà che non mi sbaglio.
Sperando di non averle mancato di rispetto, mi è grata l’occasione per rinnovarle i segni della mia stima e gratitudine”.
(Ndr) – Mancato di rispetto? Magari i lettori, chi collabora e ci onora dei suoi interventi, oppure i semplici cittadini “senza voce” come si diceva una volta, intervenissero più spesso, partecipando, dicendo la loro, criticando, magari attaccandoci (il sale della vita, la polemica…). La cosa più deprimente è che tantissime persone condividono, forse, i nostri pensieri, ma mantengono il silenzio, per non esporsi: antica abitudine aquilana, anonimato e ritrosìa, come se esprimere un pensiero fosse pericoloso. Grazie a Ceci per le sue osservazioni e i suoi pensieri, che ha saputo esternare così chiaramente e anche con un pizzico di sana fiducia nel futuro: quella che, ormai, manca moltissimo a molti di noi in questa città martoriata, percossa
e attonita, se il poeta ci permette una citazione.


04 Settembre 2010

Categoria : Dai Lettori
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