L’opinione – Appalti pubblici della ricostruzione – Chi dorme non piglia pesci
(di Giampaolo Ceci) – In questi ultimi tempi si è molto parlato della ricostruzione pesante privata. Solo ora il legislatore si è posto una domanda ovvia: trattandosi di pubblico denaro si devono applicare le norme ferree degli appalti pubblici o quelle deregolamentate degli appalti privati? Già otto mesi fa in questo sito la questione fu evidenziata https://www.inabruzzo.com/opinioni.php?id=27
Evidentemente il sito non è letto o i politici hanno preferito non affrontare questo problema pensando si dissolvesse col tempo, ma era intuibile che la questione sarebbe riemersa per la ricostruzione pesante del centro storico dove gli appalti sono di importo rilevante.
Anche per la questione degli appalti della ricostruzione pesante dei privati questo sito non si è limitato a denunciare o criticare, ma ha fatto delle proposte operative, pubblicate anche da altri siti, per cercare una via che consentisse, tramite una apposita legge o ordinanza regionale, di regolamentare i criteri di scelta delle imprese per fare salvo il principio che ogni proprietario potesse scegliersi sia il progettista che la impresa di fiducia e anche perché una deregulation sarebbe stata fonte di una serie incredibile di guai per tutti (vedi https://www.inabruzzo.com/?p=47420).
Se la ricostruzione leggera privata va avanti, pur senza garantire la resistenza del riparato ai futuri sismi, e quella pesante privata non è ancora partita in attesa di sapere quale quadro giuridico di riferimento, nulla si dice su quella pesante pubblica messa in mano al Provveditorato delle opere Pubbliche.
Nulla si dice, ma qualcosa di importante si muove. Sono stati pubblicati i bandi per l’appalto di alcuni interventi non insignificanti. Si tratta, tanto per capirci, della ricostruzione del tribunale. Una robetta da una ventina di milioni di euro e altri seguiranno.
Il Provveditore si è trovato di fronte al solito problema: quale criterio scegliere tra quelli ammessi dall’attuale legislazione per selezionare l’impresa? Al massimo ribasso? All’offerta più vantaggiosa? In questo caso, come stabilire i punteggi? A chi e con quali criteri affidare le progettazioni che per importi imporrebbero lunghe gare pubbliche?
Insomma una serie di quesiti che inevitabilmente condizionano la scelta delle imprese aggiudicatarie e che quindi certamente sono state oggetto anche di valutazioni di opportunità “politica”.
La decisione che è stata presa (non saprei dire su quale tavolo) è stata quella di procedere ad appalti integrati.
Significa che si mette a gara la realizzazione dei lavori compresa la progettazione.
E’ una scelta per molti versi condivisibile, perché si propone di ridurre i tempi complessivi tra aggiudicazione fine lavori ed elimina alla radice il problema delle gare per la scelta dei progettisti, ma è anche una scelta che riapre i soliti problemi legati al fatto che sono gare costose per le imprese, in quanto ad ogni offerta deve essere associata anche la relativa proposta progettuale da sottoporre a valutazione della commissione aggiudicatrice.
Nasce anche l’annoso problema dell’individuazione dei membri della commissione aggiudicataria dato che in pratica sono loro ad attribuire i punteggi alle imprese partecipanti.
Le imprese locali, se non lo hanno già fatto, dovrebbero attivare strategie conseguenti alle scelte fatte.
Per loro però si pone anche un altro quesito: è meglio, rischiare denaro in un appalto pubblico, che solo per partecipare richiede un investimento pari al rimborso delle spese di progettazione, o non è invece meglio invece non rischiare e proporsi come subappaltatori all’impresa aggiudicataria?
Qualche impresa potrebbe addirittura optare per lasciare perdere questo settore di mercato, visto che ancora c’è la possibilità di aggiudicarsi appalti senza alcun ribasso per i lavori privati della ricostruzione pesante.
La scelta è rischiosa perché non sono ancora stati scelti i quadri di riferimento giuridico e quindi se si scoprisse che si devono fare appalti pubblici anche per la ricostruzione pesante dei privati anche questi dovrebbero passare per il Provveditorato che potrebbe imporre gli stessi criteri dell’appalto integrato.
Insomma un bel problema che riguarda proprio la sfera politica, che invece su questo fronte sembra annaspare.
A mio parere bisognerebbe affrontare la questione apertamente imponendo, con apposita ordinanza commissariale, le procedure garantiste per la ricostruzione privata pesante che tenga conto delle esigenze di proprietari, dei professionisti e delle imprese locali e pretendere che nei bandi della ricostruzione pubblica siano inseriti tra i punteggi premianti l’aliquota di subappalto che l’offerente è disposta a concedere alle imprese e gli artigiani locali, con tanto di ribasso massimo. La motivazione? Per risollevare l’economia locale. Non basta?
Non c'è ancora nessun commento.