I geologi? Non li vogliono neppure gratis…
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – Il sismologo si occupa di sismi e si ferma all’affermazione, per esempio, che dove ci sono stati – storicamente documentati – forti terremoti, ce ne saranno ancora. Ezo Boschi (presidente dell’Istituto di geofisica e vulcanologia) ha più volte detto piuttosto inalberato: “L’Aquila, terremoti ci sono stati e terremoti ci saranno. Non chiedetemi quando e dove esattamente. Previsioni non sono possibili”. Il geologo invece studia e conosce, per quanto è possibile, la terra e ciò che sta sotto, comprese le faglie sismiche. Allora, grande spazio ai sismologi, nessuno spazio ai geologi, anche se… si offrono di collaborare gratis. Per il bene comune.
Lo ha ricordato, con garbo ma incisivamente, oggi intervistato dal TG3 Abruzzo, il prof. Uberto Crescenti, ex rettore dell’ateneo di Chieti, geologo e studioso di fama, presidente della Sociertà geologica italiana. Occorre aggiungere altro? Del resto Crescenti in Abruzzo lo ricordano tanti, specie a Chieti, dove la d’Annunzio gli deve davvero tanto e glielo ha testimoniato assegnandogli (per mano del rettore Cuccurullo) l’onorificenza della Minerva.
Il discorso di Crescenti lo abbiamo fatto anche noi, e altri, nei mesi scorsi, pubblicando più d’un articolo sul ruolo dei geologi nei meccanismi in vigore: zero o quasi. I geologi non si consultano prima, nè dopo i grandi eventi (tutti negativi, s’intende), che siano disastri idrogeologici e ambientali, frane, alluvioni, dissesti vari e terremoti. Non si consultano quando si localizzano grandi insediamenti, oppure aree per grandi speculazioni nelle quali molti diventano ricchi. E non solo gli imprenditori, ma i loro padrini politici. Non si consultano prima di costruire una casa, un palazzo, un edificio pubblico: la legge non li considera. I geologi sono tenuti a bada e a distanza. Come appestati. Altrimenti a L’Aquila non sarebbe mai sorto un immenso e lucroso quartiere come Pettino, con case a migliaia, ville lussuose, grandi complessi edilizi che avrebbero dovuto arricchire tanti, ma ora sono puntellati e malfermi. Recintati e destinati a chi sa quale fine. La verità è che se il geologo dovesse dire la sua, la maggior parte degli insediamenti e molti altri interventi dissennati e fragili, non si potrebbero fare: e allora, ostracismo al geologo. Anche quando, come ha ripetuto oggi Crescenti, sono pronti a prestare la loro opera gratis: e l’offerta è stata rinnovata in diretta tv anche alla Regione Abruzzo. La parola gratis mette in allarme, esclude grandi manovre su costi e stanziamenti, e quindi sotterranei possibili interessi.
Ma, a proposito, dov’è il pluripromesso servizio geologico regionale? Occultato, insabbiato, mai nato, oppure chiuso nel cassetto delle intenzioni annunciate, ben lontane da una concretizzazione efficace e capillare. Un po’ come l’elenco degli edifici a rischio di crollo, ruicordato da Enzo Boschi, scomparso negli uffici e nei meandri burocratico-politici. Ben inteso, edifici a rischio tutti crollati il 6 aprile. E se ci fosse stata gente dentro, ovvero se invece delle 3,32 il terremoto avesse scelto un bel, sonoro e affollato mezzogiorno?
E’ un altro dei capitoli del pre-terremoto, che vanno aperti e portati alla luce. Venti, trent’anni di inerzia micidiale, tutti i vertici ben consapevoli che, storia alla mano, una “schiccera” magnitudo 5 sarebbe arrivata. Perchè la scadenza fatalmente si avvicinava, e il 1703 si allontanava, con qualche intermezzo ammonitore: il 1950, il 1958 e l’interminabile sciame 2008-2009 che – neppure quello – bastò a spulciare lo studio sui rischi degli edifici dichiarati di cartone e di fango. Per non dire di studi, rilievi e allarmi precedenti, pubblicati a grandi titoli su tutti i giornali, sotto il naso di politici che si bendavano gli occhi e turavano naso e orecchie come le scimmiette. Non si può e non si deve dimenticare.
(Nelle immagini il prof. Uberto Crescenti insignito della Minerva – a destra il rettore di Chieti, Cuccurullo – e Il Messaggero di 13 anni fa: a parlare erano sismologi e geofisici, non maghi con la palla di vetro)
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