Aeroporto? “Vi dico io come stanno le cose”
L’Aquila – CORRADO RUGGERI VUOTA IL SACCO – (Nelle foto Col: Ruggeri dietro la sua montagna di carte sulla vicenda aeroporto, e uno dei progetti riguardanti lo scalo) -Affondare il bisturi nell’argomento aeroporto di Preturo (o dei Parchi, come vuole Air Vallee) significa sempre stuzzicare il cane che dorme. Sapevamo che affrontando l’argomento, avremmo stimolato interventi, commenti, e messo in luce retroscena mai svelati. Così è stato. Un’inchiesta giornalistica punta su varie campane: oggi sentiamo la campana storica, quella di Corrado Ruggeri, presidente Aeroclub per 19 anni, ma da 33 anni impegnato. Lo scalo diventa operativo nel 1970, Ruggeri ne è già da allora anima e protagonista. L’uomo-aeroporto, nessuno può negarlo. Idea, progetti, autorizzazioni, sviluppo, gestione, reperimento di risorse. I sindaci passano, Ruggeri è sempre al suo posto.
E ci inonda di dati, fatti, carte. Dice: “Io parlo solo con le carte”. E’ seduto ad un tavolo stracolmo di faldoni pieni di carte. Convenzione (anno 1968) con il comune (agli usi civici allora nessuno pensava). Primo e unico obiettivo, un aeroporto CIVILE per la città. Prezzi e canoni simbolici, Aeroclub a gestire. Ma si badi bene alla parola “civile”.
“Ho portato avanti per anni ciò che prevedeva la convenzione, e quando è arrivato l’ammiraglio Pullieri, si è tentato di cambiare metodo. C’era chi voleva fare dello scalo una cosa diversa, e praticarne un uso differente dal civile. Allora – conclude Ruggeri – il comune non rinnovò la convenzione”.
Era il marzo 2006. Carte alla mano, leggiamo tutto, documento dopo documento. Perché da quell’anno lo sviluppo dello scalo rimane al palo?
Passa molto tempo. Nel luglio 2010 uno studio dell’Enav (ente di assistenza al volo, mentre l’Enac si occupa di tutto ciò che è a terra) dettagliato al metro quadrato, mette sotto la lente tutto, fino al minimo dettaglio, e fino a 15 km dall’aeroporto. Compresi pali e tralicci che potrebbero ostacolare il volo. E’ uno studio di fattibilità. Risulta che persino i poligoni militari su Monte Ruzza possono ostacolare i voli. Tutto pronto, ma lo studio non viene ufficializzato. C’è comunque il sì alla fattibilità di procedure di avvicinamento, esistono condizioni accettabili. Resta solo da indicare quali tipi di velivoli dovranno decollare e atterrare.
“Nessuno ha perso tempo – dice Ruggeri – ma solo impiegato il tempo necessario per studi approfonditi”. E la storia delle luci?
Una legge regionale del 1999 metteva disposizione 1 miliardo e 250 milioni. “Grazie alla Pezzopane, sono di parte politica avversa, ma onestamente voglio riconoscerlo” precisa Ruggeri. La successiva giunta regionale Pace prende tempo. Sorge qualche sospetto sulla possibilità che si vogliano dirottare altrove i fondi, cosa non impossibile nella politica abruzzese. Nel 2001 i soldi tornano però fruibili. Si sceglie una ditta di Roma, nel settembre 2001 si predispongono i disciplinari: l’Aeroclub ha degli obblighi, degli adempimenti da compiere. Il progetto va all’Enac che avanza delle osservazioni. Siamo al 2003, Ruggeri è assessore al comune. Nel 2004 arriva Pullieri e l’Aeroclub dice: “Non siamo più interessati al progetto, sono tecnologie superate”. Segno che, ritiene Ruggeri, dello scalo aereo si vuole fare un altro uso, dimenticando che deve essere un… aeroporto civile al servizio della città e non di privati. Nel giugno 2009, per il G8, si eseguono lavori in fretta, quasi del tutto allineati con quelli che erano previsti inizialmente. Che quindi erano validi. Ma l’illuminazione non arriva. Da quel momento, comincia l’altalena dei ricorsi, degli esposti, delle azioni legali e la Regione… revoca il contributo, chiedendo all’Aeroclub la restituzione di quanto già utilizzato, 150 milioni di lire.
Ora, nota Ruggeri, è il comune ad aver diritto ad un risarcimento di almeno 4 milioni di euro, perché l’Aeroclub ha usato spazi e attrezzature. Il pasticcio è talmente intricato, che non se ne verrà fuori facilmente: conferma a quanto scrivevamo nel primo servizio, cioè L’Aquila si dimentichi un “vero” aeroporto.
E l’Ari Valle che lo gestisce? “Li stimo – taglia corto Ruggeri – sono bravi, l’aeroporto di Aosta è davvero difficile, e ora stanno prendendo anche quello di Rimini. Hanno esperienza e buone idee. Sono certificati per scali di montagna e porto di passeggeri, hanno i requisiti. Ma oggi lo scalo aquilano è poco appetibile per un gestore. Ai tempi del G8, c’erano soli e fretta”. Ora liti e pendenze, presunte o reali.
Adesso, per concludere, a molti pare sia necessario rimodulare i progetti, reperire somme, eseguire i lavori (ma chi deve eseguirli?). Tutto questo equivale a dire: tempi lunghi, anzi dilatati, e il Governo, intanto, comincia a parlare di riduzione dei sostegni ai piccoli aeroporti. Il futuro non solo non è roseo, ma tanto ingarbugliato, da indurre al pessimismo.
“Corrà, ripigliati l’aeroporto” mi dicono per la strada, confida Ruggeri. Certo, tanti anni fa un aeroporto c’era e gli aerei pure. Oggi è un contenitore vuoto, con tante belle strade sempre deserte. Ciclisti al posto dei velivoli che brillavano in cielo, ai raggi del Sole. (G.Col.)
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