L’opinione – “Indennizzi” o “contributi”? Appalti privati o pubblici? Trallallero o trallalà
L’Aquila- (di Giampaolo Ceci) Il sindaco ha dichiarato che la ricostruzione pesante è ferma perché si attende il parere dell’Avvocatura di Stato che chiarisca se i soldi statali da dare ai terremotati siano da considerarsi “indennizzi” o “contributi”. Mi auguro che il quesito non sia stato posto in questi termini, perché poco importa la definizione lessicale, quanto, casomai quella più sostanziale, ovvero se nella ricostruzione si debbano applicare le regole tra privati o quelle più restrittive ed articolate in uso per gli appalti pubblici.
Riemerge, ora dopo otto mesi, una questione che proprio questo sito sollevò nel dicembre 2009 (https://www.inabruzzo.com/opinioni.php?id=27) che però allora passò inosservata.
Eppure non era questione da poco perché si trattava di definire il regime giuridico di una gran mole di affidamenti privati che avrebbe comportato pesanti conseguenze nel processo della ricostruzione privata.
Ora la questione emerge sotto altra forma: “contributi” o “indennizzi”? Ma sostanzialmente si tratta di decidere il regime giuridico di tutta la ricostruzione privata, …. Ma ora che in parte è già cominciata!!:
Resta ingombrante il quesito non risolto. Negli appalti della ricostruzione si devono applicare le norme del codice civile o il testo unico degli appalti pubblici con annesso capitolato e regolamento, nonché norme europee? E quindi, più in dettaglio: con quali regole si gestirà la valanga di milioni di risorse che prima o poi pioveranno sul territorio? Quelle “libere” previste stabilite dai singoli privati o quelle “restrittive” previste per gli appalti pubblici?
La questione meriterebbe una valutazione politica approfondita, perché con le procedure pubbliche la ricostruzione sarebbe lunga e complicata, ma anche lasciando decisioni importanti a sprovveduti Presidenti o amministratori di condominio si corre il rischio che le imprese “se li mangino” in un sol boccone come ha fatto il lupo con l’ingenuo cappuccetto rosso oltre che aprire la strada a seri rischi di corruttele e malaffare.
E poi chi pagherebbe se le imprese chiedessero giustamente il pagamento dei danni a fronte di contratti tra mal redatti? E se i lavori risultassero mal eseguiti dopo qualche anno dalla loro ultimazione? E come ci si regola coi subappalti e gli scorpori, e quali requisiti pretendere dalle imprese sia tecnici che morali. E se ci fossero accordi sotto banco? Chi paga? Chi controlla? Tra privati non ci sono regole, ognuno può farsi le sue.
Solo su chi paga non mi pare ci siano dubbi: non pensiate che paghi lo sprovveduto firmatario del contratto, ovvero il presidente del consorzio se costituito, oppure…. l’amministratore del condominio? No! Caaari amici, in prima istanza pagate VOI!!! Si, perché l’amministratore di condominio non ha procure, ma ESEGUE le direttive che riceve dall’assemblea e quindi siete voi che avvallate il contratto e quindi LUI firma in nome e per conto VOSTRO e quindi se siete in un condominio fate attenzione perché siete VOI che PAGHERETE gli eventuali danni dei contenziosi con la impresa!!! e anche nel caso di consorzio, paga il consorzio e casomai si rivale sul Presidente…. Casomai. CAPITTTOO!! Ora la questione cambia di prospettiva?
Non si tratta di decidere se si tratta di indennizzi o contributi, e neppure quale sia il regime giuridico da adottare, ma più semplicemente quale sia la scelta politicamente giusta affinché in futuro il procedimento della ricostruzione scorra veloce col minor danno per tutti, in un quadro di certezza e legalità.
Lasciare gli affidamenti ai privati presenta snellezza decisionale, ma rischi personali per chi sottoscrive i contratti, oltre che intuibili connessi alla gestione della gran mole di denaro.
D’altro canto anche se si operasse in regime di appalti pubblici la cosa non sarebbe scevra da problemi e dubbi.
Il quadro normativo sarebbe certamente più articolato, e quindi le procedure ferree.
Per la verità ci sarebbe una terza via: ovvero quella di redigere un regolamento ad hoc concepito per le peculiarità della situazione abruzzese che prendesse in esame tute le fasi del procedimento di ricostruzione delle opere private, e desse ai privati alcuni poteri, che di solito sono appannaggio del pubblico, ma anche delle regole più snelle di quelle in uso nel procedimento dei lavori pubblici.
Ho provato a formulare una proposta come esempio per la fase riguardante la scelta della impresa che si trova nella rubrica OPINIONI di questo sito (https://www.inabruzzo.com/?p=47420) non mi pare non abbia riscosso successo.
Bisogna anche avere ben chiara l‘entità del problema: si tratta di ricostruire una città!
Bisogna disporre di criteri chiari e semplici che disciplinino le varie fasi del procedimento e un’efficace e competente cabina di regia pubblica che quantomeno risolva tempestivamente le inevitabili strozzature operative.
Pazienza, attenderemo le decisioni di chi ha in mano l’organizzazione del sisma abruzzese, ma certo che se la questione da decidere è ancora tra “indennizzi” e “contributi” non mi pare che per ora il tempo volga al bello, non ci resta che confidare nella saggezza del nuovo vicecommissario.
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