L’aeroporto? Dei misteri, più che dei parchi – Ecco perché non aprirà, e ci rifilano bufale
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – COM’ERA, E’ ANCORA – Summit del G8 a parte, un anno fa, servito solo ai velivoli dei potenti, e a realizzare – almeno quella c’è – una decente rete viaria, per l’aeroporto di Preturo non è il caso di cambiare nome. Pomposo ed esagerato chiamarlo “dei Parchi”. No, quello che è sempre stato, è, e ancora e sarà: un aeroporto B2 per piccoli aerei. Per il volo commerciale, occorre ben altro e una certificazione che, ad oggi, non è mai arrivata dall’ENAC. E, stando come stanno le cose, non arriverà.
LE CARTE PARLANO – “InAbruzzo.com” ne ha parlato con tre persone che sanno molte cose: l’avv. Fausto Corti, il presidente dell’Aeroclub Arcangelo De Giuseppe e il vice, Corrado Mancinelli. Una bella intervista-chiacchierata a tre, con tante cose ben scritte su tanti documenti. Le carte parlano, e forse in tanti avrebbero preferito che rimanessero nascoste. Ma a noi un anno di attesa dal G8 ad oggi, e un nulla di fatto, non stanno bene. Vogliamo saperne di più di quanto dicano scontati comunicati stampa e dichiarazioni di comodo del gestore, L’air Vallee (services aeriens du Val d’Aoste): una holding che oggi ha in mano lo scalo aquilano. Da diversi mesi.
CONTENTI SOLO I POLITICI – E continua a promettere (ma mai con annunci ufficiali) voli imminenti. Cosa che soddisfa certi politici aquilani, gruppetti circoscritti che però – neppure loro – forniscono dati e date. Per l’aeroporto, potrebbe anche trascorrere un altro anno senza che accada nulla. Come per trent’anni precedenti non è accaduto nulla. Niente strade, niente di niente rispetto a ingenti somme spese per interventi (dalle procedure assai discutibili) che… lasciarono lo scalo nella categoria B2.
C’ERANO AEREI E PILOTI – Però, dicono i nostri interlocutori, c’erano una decina di aerei, volo a vela e soprattutto centinaia di piloti che erano anche turisti. Oggi non vola nessuno. Infatti, i velivoli erano (e sono) dell’Aeroclub che è stato – udite, udite – cacciato dalla polizia in assetto antisommossa dallo scalo, dove aveva sede. La diatriba dai toni forti e perentori è infatti finita così, polizia e manganelli. Tre dipendenti dell’Aeroclub hanno perso il posto (che nessun sindacato ha tutelato) e sono finiti in polvere oltre 30 anni di collaborazione. C’è un nuovo gestore. Che, finora, non gestisce: non può, manca l’autorizzazione. Bel pasticcio, vero?
LAVORI E COSTI PER I MILIONI – Per arrivare alle condizioni necessarie per i voli commerciali, dicono i nostri interlocutori, occorrono interventi per qualche milione e almeno 1 milione l’anno per la gestione. L’Air Vallee impegnerà tali somme? Lo farà il comune? Mai chiarito nell’accordo con i valdostani chi debba accollarsi le spese. Ciò nonostante, e in spregio di ogni prudenza del buon padre di famiglia, si decise l’affidamento ai valdostani. Anzi, al momento è a carico del comune il costo del servizio antincendi: una gentile elargizione, ma quanto legittima?
Ma tutto questo è ordinaria aquilanità, normale capacità politica locale di combinare solo pasticci, sempre in ossequio a logiche che sfuggono (e debbono sfuggire) ai cittadini. E alla stampa, tranne che a “InAbruzzo.com”
C’E’ MOLTO DI PIU’ – Ciò che non si vede, ad andarlo a scoprire, fa inorridire. L’aeroporto è costruito e funziona in parte su terreni comunali, in parte su terreni di uso civico. La pista corre in gran parte su uso civico. Immaginate il pasticcio che verrà fuori, come accadde per il Gran Sasso, quando si deciderà di aprire un contenzioso. Il comune non ha mai pagato niente per gli usi civici, per decenni, ignorando il problema: perfetta incoscienza di amministratori e politici. L’Aeroclub, prima di essere cacciato via (pensate che clima che c’era…), ha chiesto che gli fossero pagati risarcimenti per le strutture realizzate durante la sua gestione. Niente da fare. Lite, lodo arbitrarle, e ovviamente condanna del comune a risarcire 230.000 euro, 300.000 con le spese legali. E il gestore continua a usare strutture realizzate dall’Aeroclub, il che incrementa un contenzioso in … lievitazione, che esploderà e farà danni. Inevitabili. Forse i politici sperano di concludere tutto a tarallucci e vino?
Questa è per sommi capi la storia sotto il profilo, diciamo, dell’ …”aquilaneria”, che anche in questo ha saputo provocare dei danni spaventosi, come ha fatto, del resto, per il Gran Sasso, ridotto uno straccio morente.
UN MILIONE DI TRANSITI O SI CHIUDE – C’è lo scenario nazionale che davvero pare togliere ogni speranza. Il Governo non vuole più aeroporti che non realizzino almeno 1 milione di transiti l’anno. Dice: se volete aeroporti, dovete pagarveli dal primo euro all’ultimo. A rischio persino Pescara, tanti sostegni pubblici quindi soldi nostri, che di transiti ne conta appena 400.000, anche se è in crescita e – pare – in salute. L’Abruzzo rischia di perdere l’unico aeroporto che ha, e di non vedere mai quello di Preturo… Tutt’al più, qualche area di atterraggio per piccoli velivoli, soprattutto per la Protezione civile. Per ora ci fermiamo qui, in attesa di repliche, spiegazioni, sussulti di indignazione, sdegni in nome dell’aquilanità offesa. Siamo qui. Chi ha da dire, dica. Chi ha da smentire, smentisca.
LA CUPOLA – Di altre storie relativa all’aeroporto mai nato, parleremo: per ora raccogliamo carte e testimonianze, se riusciremo ad averle. La cupola, infatti, si erge imponente. Il terremoto non l’ha danneggiata: ha preferito “sderenare” quella delle Anime Sante.
(Le foto dall’alto: l’ingresso dello scalo di Preturo, e parte della viabilità di accesso, oggi praticamente inutilizzata, perchè il comune non la sa adoperare dirottandovi il traffico; il lodo arbitrale che condanna il comune; il presidente dell’aeroclub De Giuseppe, il vice Mancinelli e l’avv. Fausto Corti, che ha seguito dall’inizio la paradossale vicenda)
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