Perdonanza 3: saluti e omelìa
L’Aquila – (ore 17,55) -Questo il saluto dell’arcivescovo Molinati al cardinale Walter Kasper, in occasione dell’apertura della porta santa (nelle foto il vescovo Molinari e il cardinale Kasper):
“1. Eminenza Carissima,
a nome di tutta la Chiesa dell’Aquila (sacerdoti e fedeli e, naturalmente, anche a nome del mio Vescovo Ausiliare e del Nunzio Apostolico in Serbia), a nome di tutte gli Eccellentissimi Vescovi e Arcivescovi di Abruzzo e Molise, delle autorità civili e militari presenti, in questa solenne celebrazione, a nome di tutti gli altri fratelli e sorelle, provenienti da varie parti dell’Abruzzo e d’Italia, Le do il più affettuoso benvenuto e La ringrazio vivamente per questa Sua presenza tra noi.
2. Lei sa molto bene, Eminenza, che la nostra città e il nostro territorio sono stati devastati, lo scorso anno, da un’immane tragedia.
Questa sera vogliamo ricordare insieme con Lei, Eminenza, le vittime di quella tragedia. E pregare per loro. Pregare anche per i loro familiari, perché possano trovare nella fede in Dio e nella solidarietà dei fratelli almeno un piccolo sollievo al loro immenso dolore.
3. Ma noi vogliamo pregare insieme con Lei, Eminenza, anche per la nostra città e il suo futuro.
Nel nostro cuore di noi aquilani, in questi sedici mesi, si sono alternati tanti pensieri e tante emozioni.
Abbiamo sperimentato l’angoscia, la paura e il dolore. Ma anche la vicinanza e la solidarietà di tanti fratelli, di tutta l’Italia.
Abbiamo sperimentato la morte nel cuore, per le nostre chiese, le nostre case e i nostri monumenti, che non ci sono più.
Ma abbiamo anche sognato (e continuiamo a sognare) che un giorno, abbastanza vicino, la nostra città possa risorgere.
Eminenza, preghi il Signore, insieme con noi, perché questo sogno possa realizzarsi. E possa realizzarsi presto.
Sappiamo che è un sogno difficile. Ma per chi ha fede tutto possibile.
4. Eminenza, Lei poco fa ha aperto la nostra Porta Santa. E’ iniziato questo piccolo Giubileo annuale di ventiquattro ore, voluto da Papa Celestino V proprio per la sua amata città dell’Aquila, nel giorno in cui, in questa stessa Basilica di Collemaggio, fu incoronato Sommo Pontefice.
Perdonanza significa riconciliazione, perdono, pace, amore.
Preghi per noi, Eminenza carissima, perché il Signore, per intercessione di S. Pietro Celestino, ci aiuti ad essere un popolo unito, forte, pieno di speranza, per affrontare insieme ogni difficoltà e per ricostruire insieme la nostra città e riprendere con incrollabile fiducia il nostro cammino.
Grazie Eminenza! S. Pietro Celestino La protegga sempre”.
Questa l’omelia del cardinale Kasper:
“Isaia 58, 1-9
2 Cor 5, 20-21; 6,1-2
Gv 10, 7-10
Eccellenza, caro confratello,
Cari confratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato,
Cari fratelli e sorelle!
I.
“Chiediamo misericordia e perdono”; con queste parole abbiamo iniziato la solenne liturgia e con queste parole gli abitanti di questa città pregano da più di 750 anni in questa Basilica di Collemaggio, dove fu incoronato il santo Papa Celestino, del quale avete celebrato ottocento anni dalla sua nascita con un anno giubilare.
Sono molto lieto di poter celebrare con voi questa solenne eucaristia in occasione dell’apertura della Porta Santa di questa Basilica, che presenta ancora le tracce del terremoto, che la notte del 6 aprile dell’anno scorso, strappò tante vite umane, devastò la vostra città, ferendo anche molti uomini, donne e bambini, cittadini de L’Aquila e molte altre persone delle zone limitrofe.
Saluto di cuore voi tutti e colgo l’occasione per esprimere la mia sincera ammirazione per la dignità e la fede con cui avete affrontato la dura prova del terremoto. Innanzitutto ringrazio il vostro Arcivescovo, Sua Ecc.za Mons. Giuseppe Molinari, per le sue calorose parole di benvenuto. Rivolgo un deferente saluto al sindaco della vostra città. So bene che la famosa Bolla di Papa Celestino, che sta a fondamento di questa celebrazione, è stata affidata ai cittadini e così in particolare al sindaco de L’Aquila. Siete voi, i cittadini di questa città, coloro a cui fu affidato il messaggio di questa Bolla, un messaggio di perdono e di misericordia.
II.
“Chiediamo misericordia e perdono”; queste parole con le quali abbiamo dato inizio a questa celebrazione hanno in quest’anno un significato particolare. Il messaggio del perdono e della misericordia di Dio è un messaggio di speranza. “Dio è Padre di misericordia e di conforto; lui conforta in ogni necessità” (2 Cor 1,3-4), dice San Paolo. Con la misericordia Dio ci dà sempre di nuovo una chance, ci concede una nuova opportunità, un nuovo inizio. È di questo conforto e di questo incoraggiamento che abbiamo bisogno. Nel segno della misericordia di Dio si ha la forza ed il coraggio di ricostruire le case e le chiese della vostra città; la misericordia di Dio ci dà anche la forza di ricostruire la casa spirituale della città, della vita spirituale del nostro paese e della nostra Chiesa.
Ricostruzione spirituale, ecco il messaggio del santo Papa Celestino non solo per il tredicesimo secolo ma anche per il nostro tempo. Questo Papa visse in un’epoca di una Chiesa ricca e potente, ma anche di una Chiesa in grave crisi interiore a causa del suo coinvolgimento nella politica, in affari di denaro, in conflitti ed intrighi interni, una Chiesa troppo mondana e perciò troppo poco spirituale. Questa situazione gli fece intendere che urgeva una ricostruzione ed un rinnovamento spirituale.
Oggigiorno, in una situazione per molti aspetti diversa da quella del tredicesimo secolo, anche noi siamo confrontati in Europa da una crisi della fede e della vita cristiana forse più profonda e più preoccupante di allora. La tentazione della mondanità incombe anche oggi nella Chiesa e nella nostra vita. L’Europa si sta allontanando da Dio e dalle sue radici cristiane. Più che mai, anche oggi, il messaggio di Papa Celestino, di penitenza, di perdono e di conversione interiore è attuale per prendere speranza e coraggio per la ricostruzione spirituale. Bisogna dunque pregare: “Chiediamo misericordia e perdono”.
III.
La prima Lettura, dal profeta Isaia, ci spiega il significato di ricostruzione spirituale. Anche il popolo dell’Antico Testamento si era allontanato da Dio ed aveva seguito altri dei ed idoli. Si era smarrito. Il profeta sapeva che Dio nella sua misericordia è pronto a perdonare, a ritirare la sua ira e offrire la possibilità per un nuovo inizio. Dio non vuole la morte del peccatore ma auspica che viva. Dio vuole la vita soprattutto per i piccoli ed i bisognosi. Misericordia significa avere un cuore aperto ai miseri. Così un Dio misericordioso ha un cuore per i poveri, i bisognosi, i piccoli, per i sofferenti e gli afflitti, per i bambini e gli anziani. Nella sua misericordia vuole la vita per tutti.
Per approfittare di questo momento di grazia non basta – dice il profeta – un digiuno ed una penitenza formale e legalista e tanto meno una penitenza ipocrita, non basta una pietà solo emozionale ovvero una devozione solo per la domenica, per i giorni festivi; ci vuole una devozione per ogni giorno. Dio non vuole grandi parole e gesti, dei quali ce ne sono in abbondanza. Dio vuole un nuovo orientamento del nostro cuore e della nostra vita.
“Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6,36), dice Gesù. Senza misericordia degli uni per gli altri crolla la coesione di una città e di una società. Senza il superamento dello spirito di individualismo e di egoismo, dove ognuno pensa soltanto al suo profitto, non possiamo costruire un nuovo futuro. Senza misericordia vale quanto affermato nel Siracide: “Uno costruisce e l’altro demolisce” (Sir 34,28). La misericordia di Dio ci dà la chance di un nuovo inizio nella giustizia, nella solidarietà, nell’onestà, nella lealtà e nella prontezza di offrire aiuto. Essa può concederci la possibilità di un nuovo inizio nella vostra vita sociale, nei nuovi rapporti degli uni verso gli altri, rapporti non di freddezza ma di calore umano. Il Dio ricco di misericordia (Ef 2,4) vuole il nostro futuro e ci invita alla conversione personale, alla misericordia, al perdono degli uni verso gli altri.
IV.
La seconda lettura tratta dalla Lettera dell’apostolo Paolo ai Corinzi va ancora un passo più in profondità. L’apostolo scrive: “Vi supplichiamo nel nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio!” Dio nel suo amore ci ha creati e ci ha chiamati a partecipare alla sua vita, essere suoi figli e sue figlie, ha voluto la comunione con noi e fra di noi. Purtroppo noi ci siamo distaccati da Lui e ci siamo allontanati dalla sorgente della nostra vita e dalla nostra destinazione divina; abbiamo scelto di costruire la casa della nostra società e della nostra vita non secondo i comandamenti di Dio ma secondo il nostro arbitrio e secondo i nostri vantaggi e interessi umani. Allontanandoci da Dio ci siamo allontanati dai nostri simili e da noi stessi. Allontanandoci da Dio ci siamo smarriti e siamo diventati stranieri nella nostra terra. Non vediamo più il cielo aperto, ma viviamo nell’oscuro e nelle tenebre di Dio.
In tale situazione l’apostolo ci ammonisce: “Vi supplichiamo nel nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio!” Dio stesso ci offre la riconciliazione. Non noi ci riconciliamo con Lui; Lui, nella sua immensa misericordia, in Gesù Cristo ha fatto il primo passo e sulla croce ci ha riconciliati a sé. Riconciliandoci con Dio, Gesù Cristo ha messo il fondamento per la ricostruzione della casa della nostra vita e della nostra città.
Per ricostruire dobbiamo rimettere Dio al primo posto nella nostra vita; bisogna orientare nuovamente la nostra vita verso Dio e fare di Lui il centro della nostra esistenza. Bisogna abbandonare i falsi idoli, che abbiamo fabbricato ed orientarci di nuovo al primo comandamento: Non servire altri dei ed idoli ma servire l’uno ed unico Dio vivente (Es 20,5). Amare Dio con tutto il nostro cuore e tutte le nostre forze e con tutta la nostra intelligenza (Mc 12, 29-30), questo comandamento principale di Gesù è la prioritaria esigenza nel nostro mondo secolarizzato e il punto di partenza per una ricostruzione solida della vita personale e della vita sociale.
Facciamo dunque che la domenica diventi nuovamente il giorno del Signore, nel quale celebriamo ogni volta nella santa Eucaristia la riconciliazione, che Dio, in Gesù Cristo, ci ha donato e prendiamo da Lui nuova forza e coraggio per la settimana seguente e per la ricostruzione della nostra città. Da Dio comincia la ricostruzione spirituale; da Lui incomincia anche la ricostruzione materiale. “Se il Signore non costruisce la casa, i costruttori edificano invano”.
V.
Il vangelo di questa solenne liturgia e le parole del Signore Gesù completano e concretizzano il messaggio dell’apostolo Paolo. Queste parole sono parole incisive per la celebrazione dell’apertura della Porta Santa della Basilica di Collemaggio. “In verità, in verità, vi dico: io sono la porta delle pecore. Se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza“.
Ricostruendo le nostre case dobbiamo riflettere quali porte sono da costruire e a chi possiamo aprire e dare accesso nelle nostre case. Nella nostra società d’oggi ci sono molte porte, attraverso le quali siamo invitati ad entrare da una pressante propaganda commerciale e dai mass media, porte che ci promettono facile accesso ad una vita apparentemente felice senza Dio e senza Gesù Cristo, porte aperte a falsi idoli moderni: idoli del denaro, idoli del consumo, idoli della moda, idoli del piacere. Anche oggi ci sono ladri, dei quali Gesù ci avverte, ladri che non sono interessati alle pecore, ma vengono per rubare, uccidere e distruggere. Pascolano solo se stessi (Ez 34,2). C`è solo un vero ed un buon Pastore, che è impegnato a pascere le pecore e che vuole la loro vita, Lui ha dato la sua vita per le sue pecore. Lui è la porta alla vera vita, la porta per la ricostruzione della vita spirituale. Lui è la via, la verità e la vita (Gv 14,6).
Lui non ha atteso fino a quando noi abbiamo aperto le nostre porte chiuse; nella sua misericordia, Egli ha attraversato la porta del nostro mondo, si è messo dalla nostra parte e, offrendo la sua vita sulla croce, ha aperto per ciascuno di noi la porta della misericordia e del perdono, che conduce alla vita in abbondanza del regno dei cieli.
Cari fratelli e sorelle! La porta che apriamo oggi è simbolo della porta che è Cristo. Attraversare questa porta non è qualcosa di esteriore, ma ha un significato simbolico ed impegnativo. Varcare questa porta significa attraversare la porta per andare verso una nuova vita in Cristo, in Dio.
Abbiamo attraversato questa porta per la prima volta ed una volta per sempre quando abbiamo ricevuto il battesimo. Ora, varcare simbolicamente questa porta, vuol dire che dobbiamo confessare che non sempre siamo stati fedeli, ma spesso infedeli, alle nostre promesse battesimali ed al nostro impegno cristiano. Attraversare la porta che è Cristo significa che chiediamo perdono e misericordia e che rinnoviamo le promesse battesimali e l’impegno cristiano. Attraversare questa porta, simbolo di Cristo, vuol dire accogliere la ricostruzione spirituale della nostra vita personale e sociale. Attraversare questa porta vuol dire, come Papa Giovanni Paolo II ci ammonì, ripartire da Gesù Cristo.
VI.
Cari fratelli e sorelle! Nel tredicesimo secolo Papa Celestino invitò gli abitanti de L’Aquila e tutta la Chiesa a ricominciare da Cristo. Molti diedero seguito a questo invito, ma soprattutto i dirigenti della Chiesa di allora rifiutarono questa chiamata ad un rinnovamento spirituale. In seguito, la Chiesa cadde in una crisi profonda. Il Papato fu costretto ad andare in esilio ad Avignone e poi la triste conseguenza di ciò fu il grande scisma occidentale nella Chiesa per quaranta anni, che causò incredibili sofferenze.
Mi sovviene una domanda: Siamo oggi disposti ad approfittare del momento favorevole e del giorno di grazia? Siamo disposti ad ascoltare la discreta voce interiore con cui Cristo bussa alla porta del nostro cuore o copriamo questa voce ancora una volta con il frastuono assordante che ci avvolge? Siamo disposti ad attraversare la porta che è Cristo?
Oggi è il momento favorevole ed il giorno di grazia. Non lasciamoci sfuggire il momento favorevole. Chiediamo misericordia e perdono per avere la vita ed averla in abbondanza. Amen”.
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