Riaprire un museo, priorità aquilana
L’Aquila – (di Gianfranco Cerasoli, Beni culturali UIL) – Alcuni mesi dopo il sisma del 6 aprile avanzai la richiesta di trovare uno spazio ed un luogo dopo poter riaprire un Museo per la città di L’Aquila perché quello presente nel Forte Spagnolo avrà tempi lunghi tenuto conto che la somma necessaria per il restauro del simbolo della città è superiore di gran lunga agli originari 50 milioni di euro preventivati.
Il Museo rappresentava e rappresenta dal mio punto di vista a dare un futuro una speranza alla ricostruzione della storia , dell’identità di una città della sua gente, di un territorio.
Il sisma ha distrutto oltre il 10% delle opere mobili presenti presso il Museo Nazionale d’Abruzzo.
Un altro 10% delle opere che si sono salvate sono state utilizzate per mostre in giro per il mondo ed il Trittico di Beffi negli Stati Uniti ha costituito un vero e proprio esempio di come un opera d’arte della nostra città abbia richiamato presso la sala del Pantheon della National Gallery di Washington oltre 300.000 mila visitatori per poi essere trasferito a Reno, al Nevada Museum of Art, per poi fare tappa anche al Getty Museum in Los Angeles.
Le restanti opere mobili sono in parte state recuperate e trasportate presso il Museo di Paludi a Celano.
Vi sono stati allo stesso tempo alcuni importanti ritrovamenti archeologici che già non sono più nel territorio dell’Aquila e del suo circondario , come nel caso dei letti di Fossa e di Bazzano.
L’Elephas Meridionalis il c.d. Mammuth, ha bisogno di restauro e deve essere assolutamente portato fuori dal Castello Cinquecentesco dell’Aquila ed è facile ipotizzare che per rivedere un giorno lo splendore dell’imponente fortezza spagnola e del suo Museo Nazionale d’Abruzzo non basteranno 10/20 anni.
Tutto ciò non è pensabile e per questo sottoposi la necessità di riallestire con urgenza nella città di L’Aquila un un Museo con tutte le opere che si sono salvate del patrimonio storico artistico della Città e della Regione , con i beni archeologici ritrovati , poiché esso rappresenta un messaggio non solo relativo al recupero dei beni culturali ma rappresenta un passaggio chiave perché la città possa continuare ad essere legata ai propri beni a ciò che ha amato più di ogni altra cosa e che testimoniava e dovrà ancor per il futuro testimoniare l’identità culturale e storica della città di L’Aquila.
Ricordo i che il Museo Nazionale d’Abruzzo, formatosi nei primi anni Cinquanta riunendo le raccolte del Museo Civico e del Museo Diocesano racchiudeva alcune tra le opere più significative dei beni storico-artistici della regione, comprese tra il XII e il XVIII secolo e divenne ancor più ricco quando nel 1975 si aggiunse la collezione del marchese Francesco Cappelli di Torano, comprendente una serie di dipinti ascrivibili ai secoli XVII e XVIII.
I cittadini del mondo vogliono rivedere una delle opere più antiche quale la Madonna detta “de Ambro”, una tempera su tela applicata a tavola, proveniente dalla chiesa di Santa Maria a Grajano presso San Pio di Fontecchio, risalente alla prima metà del XIII secolo, la Santa Balbina, un’opera risalente alla prima metà del XIV secolo, proveniente dalla chiesa di San Michele Arcangelo presso San Vittorino di Pizzoli, in legno intagliato e dipinto , la statua raffigurante una Madonna, opera in terracotta policroma, in origine col Bambino, risalente alla fine del XIV secolo, proveniente dalla parrocchiale di San Panfilo di Spoltore (PE), attribuita alla cerchia di Silvestro dell’Aquila, uno dei più grandi maestri del secondo Quattrocento abruzzese, cui si deve la splendida statua raffigurante un San Sebastiano, proveniente dalla chiesa aquilana di Santa Maria del Soccorso, datata 1478, anch’essa custodita nel Museo.
E ancora lo splendido trittico raffigurante la Vergine e storie della sua vita, attribuito al maestro convenzionalmente noto col nome di maestro del trittico di Beffi o maestro delle storie di San Silvestro,la tempera su tavola raffigurante San Giovanni da Capestrano e scene della sua vita. L’opera è particolarmente significativa per la città dell’Aquila in quanto fu grazie a San Giovanni che gli aquilani costruirono la Basilica di San Bernardino per ospitare il corpo del Santo nato a Massa Marittima ma morto all’Aquila, la tavola attribuita ad Andrea Delitio, grandissimo artista autore del ciclo di affreschi della Cattedrale di Atri (TE), raffigurante una Madonna in trono., le opere di Saturnino Gatti, pittore e scultore, che nel 1511 eseguì la tempera su tavola raffigurante una Madonna del Rosario per la chiesa di San Domenico all’Aquila. A lui è stata attribuita anche la tavola a fondo oro raffigurante una Madonna in trono con Bambino, dipinta per la cappella del palazzo di margherita d’Austria, le opere di Francesco da Montereale, quali la Madonna con Bambino e Santi, e la Natività della Vergine.
E tra le opere di oreficeria, la splendida croce processionale di Nicola da Guardiagrele, maestro orafo allievo del Ghiberti, l’autore delle cosiddette “porte del Paradiso” del Battistero di Firenze.
Al Governo , al Ministro Bondi alle strutture del Mibac chiesi di reperire immediatamente una sede per poter allestire nuovamente le nostre opere d’arte e il nostro Elephas Meridionalis che corre il rischio di essere portato via dalla città.
Come Consiglio Superiore dei Beni Culturali e Paesaggistici adottammo all’unanimità una delibera che prevedeva la realizzazione di un Museo che in sede locale, grazie alla disponibilità del Sindaco di L’Aquila , individuammo nei locali dell’ex mattatoio con il recupero del complesso risalente agli anni trenta del secolo scorso, uno dei rari esempi di archeologia industriale aquilana, composto da tre corpi di fabbrica collegati da strutture più recenti in cemento armato di nessun pregio che, essendo state danneggiate dal sisma verranno sostituite con nuovi e più sicuri elementi.
L’intervento “Borgo Rivera una Sede per un Museo” rientra nel “Progetto Poli Museali di Eccellenza nel Mezzogiorno” che nasce dalla volontà del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Dipartimento per lo Sviluppo Economico, attraverso Invitalia – l’Agenzia Nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, di qualificare il patrimonio museale e archeologico come leva per lo sviluppo. Per l’intervento dell’Aquila sono stati stanziati 5 milioni di euro con fondi del Ministero dello Sviluppo economico.
Ora i tempi per far partire finalmente l’appalto ed i lavori per il Museo devono essere accelerati e su questo concorda anche l’attuale Segretario Generale Mibac Roberto Cecchi .
Sto sollecitando il Ministero affinchè già nelle prossime settimane imponga ad Invitalia di procedere con urgenza a tutti gli adempimenti che permettano l’inizio dei lavori perché ad oggi la soluzione di Borgo Rivera appare l’unica che possa ricostituire un punto di valenza culturale peraltro già apprezzato con le recenti iniziative culturali, per la città e per quanti vengono a L’Aquila.
Ipotizzare soluzioni diverse , con i tempi legati a finanziamenti che non ci sono e al momento non se ne prevedono, serve soltanto a perdere ulteriore tempo.
Se poi qualcuno lo vuole fare, si accomodi pure visto che sino ad oggi le “ parole hanno determinato e peggio ancora potranno determinare ipotesi di “trasferimento del patrimonio culturale” presente prima del sisma a L’Aquila in altri posti e località.
(Nella foto i saloni sotterranei del muso del Castello, nell’altra vita)
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