Rivorrei “quella” Perdonanza

L’Aquila – La collega Matilde Albani scrive: “Gentile Direttore .. 716 volte Perdonanza..ci siamo anche quest’anno .. proviamo ad esserci , almeno, e a pensare che sia tutto normale quando, purtroppo, sappiamo, che non e’ cosi’… Come vorrei tornare indietro … a quella che giornalisticamente era una delle settimane piu’ frenetiche e pettegole dell’anno. Dalla Dama sostituita all’ultimo momento , ai musi di Molinari che non digeriva particolari ingerenze. Oggi cerco di ritrovare , queste piccole ‘’normalita’ “ con un gran dolore addosso. Ricordo le tante polemiche, i fiumi di inchiostro , i tribunali e chi ha gestito la Perdonanza negli anni di inizio del terzo millennio e chi ha provato poi con le pezze a colori. Dettagli oggi, lontanissimi. Allora, torno con la mente al famoso elenco dei debitori , alle nozze con i fichi secchi e spesso neanche con quelli. Nel 2000, quando si affittarono due autobus per trasportare i bimbi che partecipano al corteo e si spendono 5 milioni delle vecchie lire .Una “misteriosa” mostra digitale viene pagata altri 5 milioni di lire , mai pagata peraltro Una consulenza contabile oltre 6000 euro,creazioni grafiche e pubblicitarie dal costo di oltre 11.000 euro. Un ristorante che ancora avanza 2700 euro per fornitura pasti, 500 sacchetti preconfezionati per il ristoro dei figuranti. Il giornalista Franco Di Mare lasciato anch’egli a secco . E poi ve li ricordate gli 8.000 euro per un “servizio di assistenza investigativo” ? Un’altra vita … nonostante tutto questo..rivorrei quella Perdonanza….”.
(Ndr) – La collega è troppo buona. Ha elegantemente evitato di ricordaqre il famoso premio di 100.000 dollari che la città assegnò e non pagò mai, tanto da indurre il vescovo a saldare il debito. Qui ad avere bisogno di perdono sono una moltitudine, e la Perdonanza è materia per una boutade sarcastica sulla città e sui suoi reggitori. Ma, purtroppo, poli le cose sono andate come sono andate e oggi sono ben diverse. Di sorridere c’è poca voglia. Di recriminare ancora meno.