Nucleare, si va avanti, ma i problemi?
(di Carlo Di Stanislao) – Il sottosegretario allo Sviluppo, Stefano Saglia, nel suo intervento di oggi al Meeting in corso a Rimini, ha dichiarato che il governo è sempre deciso a portare avanti il suo progetto di rilancio del nucleare e annunciato che la localizzazione dei siti dove sorgeranno le centrali, “almeno i primi due”, si saprà a gennaio dell’anno prossimo, quando cioè arriveranno le prime domande per la costruzione degli impianti. Inoltre, ad ottobre, ha anche detto il sottosegretario, arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri un “decreto per la strategia nucleare”, di concerto tra i ministeri dello Sviluppo, dell’Ambiente e delle Infrastrutture: in particolare, nel testo saranno previste anche le “garanzie per le aziende”, gli indennizzi che dovranno tutelare chi investe dal rischio che, per un cambio di governo, o “per qualsiasi altro intoppo”, il progetto si arresti. Misure per evitare che i danni, dopo forti investimenti, “si scarichino sulle stesse imprese”. Saglia ha tuttavia ammesso che esiste una complicazione normativa; un problema costituzionale (ma che volete che sia per un governo che della costituzione si infiscia a giorni alterni), in base alla quale la politica energetica dovrebbe essere di competenza nazionale per essere stabile, mentre per effetto della modifica sbagliata del titolo V della Costituzione ora chiama in causa le Regioni. “Per questo noi siamo stati costretti a inserire nel decreto l’intesa con le Regioni: una clausola che però, l’ha stabilito la Corte costituzionale, ha messo il testo al riparo da vari ricorsi”, ha detto il viceministro. Sono in molti comunque che si sono dichiarati scettici rispetto all’ipernuclearismo convinto di Saglia. Ad esempio Conti dell’Enel, che ha controbattuto “Si esce da un equilibrio sbagliato sviluppando tutte le tecnologie possibili, quelle rinnovabili hanno un costo superiore da due a quattro volte rispetto alle tradizionali, ma bisogna sviluppare la ricerca per renderle economiche”. Sapendo che “per i prossimi ottant’anni i combustibili fossili soddisferanno l’80% del fabbisogno” e che il nucleare “è fondamentale per avere energia abbondante, a basso costo, ambientalmente amica”, bisogna far convivere le due politiche. Vorremo ricordare sia al sottosegretario che alla’esponente della’Enel, che anche i recenti incendi in Russia, hanno creato allarme e nuovo dibattito internazionale sull’energia nucleare e sui rischi ad essa connessi. Senza considerare il referendum del 1987 con cui gli italiani decisero di bandire le centrali nucleari, ci sarebbero innumerevoli obiezioni da muovere. In primis il problema dello smaltimento delle scorie e poi la sicurezza delle centrali nucleari, nonostante il governo insista nel rassicurare il popolo italiano sull’affidabilità delle centrali di ultima generazione e nonostante la quasi totalità degli incidenti nucleari continui a passare sotto silenzio. Come ricorda Francesca Pensa su WakeupNews, nel periodo 1952-2007 si sono verificati 137 incidenti, con circa 3400 morti e un numero non precisabile di persone contaminate. Anche l’Italia figura nell’elenco delle catastrofi e quasi-catastrofi: nel 1964 nella centrale di Garigliano (al confine tra Lazio e Campania), nel 1967 a Trino Vercellese si verificò una perdita di trizio radioattivo che si riversò direttamente nel Po, nel 1969 a Latina (per ben due volte: al secondo incidente si decise di chiudere la centrale), nel 1974 nella centrale di Casaccia (dove si trovano ancora in stoccaggio delle scorie), nel 1975 lo scontro al largo della Sicilia tra una portaerei ed un incrociatore statunitensi con a bordo armi nucleari, nel 1978 a Caorso (in provincia di Piacenza, al confine tra Emilia Romagna e Lombardia), nel 2003 un sottomarino nucleare americano si incagliò al largo della Maddalena, nel 2006 ancora a Casaccia, sebbene la vicenda sia passata quasi inosservata e riportata solo mesi dopo.
(Nella foto una centrale nucleare in territorio estero)
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