Donne fuori giunta, SD riflette


L’Aquila – Stefania Beltramme, di Sinistra democratica, ha diffuso la seguente riflessione: “A pagina 23 del programma con il quale il Sindaco e la coalizione dei partiti si presentarono alle cittadine e ai cittadini dell’Aquila si indica nelle “questioni di genere” un cardine della democrazia, dei diritti di cittadinanza (diritti civili e sociali) per indirizzi e strategie volte a fare dell’Aquila una “città anche delle donne”.
Aldilà dell’enfasi delle promesse elettorali molte donne, me compresa, provenienti da esperienze diverse, femminili, femministe, associative e di volontariato, professionali, della formazione e più in generale del mondo lavoro, rompendo qualche indugio e diffidenza hanno investito sul centro sinistra, sul candidato sindaco, sul programma di governo ritenendo che meglio potesse rappresentare e promuovere un circuito virtuoso per un’altra politica e per un altro punto di vista, dopo anni di una buia condizione soprattutto per la vita delle donne in questa città.
Eravamo convinte che, non solo attraverso un riequilibrio della rappresentanza comunque necessario, si potesse sperimentare un progetto a responsabilità corale, un altro progetto sociale che potesse sostituire alla cultura dell’imposizione (maschile) la cultura della coesione sociale della comunità. Comunità costituita di donne e di uomini dove la partecipazione femminile di tutte le generazioni, in tutti i campi della vita sociale, culturale e lavorativa, della scuola e dell’università è molto ampia quantitativamente e soprattutto qualitativamente.
Tutto ciò ci ha sempre fatto pensare che non c’è un rifiuto delle donne alla vita di relazione sociale e politica, ma ci ha sempre segnalato che, a partire anche dall’istituzione, devono cambiare profondamente i metodi per ascoltare, accogliere, intercettare, interagire puntando di più a far contare le donne nella vita quotidiana della città a partire dal suo governo.
Le ragioni per pretendere responsabilità risiedono anche nel fatto che esistono una competenza femminile, un sapere, un punto di vista che sostiene alcune soluzioni e non altre, soluzioni spesso più avanzate, utili, innovative nei contenuti e soprattutto nei metodi, sapendo che anche le donne coltivano le proprie differenze come fonte di energia positiva, di creatività per lo sviluppo della città, per meglio vivere insieme, per sviluppare diritti.
Le donne sono messe a dura prova dalla crisi, dalle pratiche e dai pensieri della destra, dal conservatorismo, dai fondamentalismi, dall’accanimento sul proprio corpo, da tutte le forme di violenza, dalla perdita del lavoro e dalle forme di sfruttamento e di precariato.
Dal nostro Comune e dal progetto di rinascita ci aspettavamo una risposta, anche parziale, uscendo dalle ottiche settoriali (pari opportunità, sociale e così via) e tentando di sviluppare un’iniziativa trasversale a tutte le azioni di governo, allargando la presenza femminile nell’istituzione e nella politica per fare dell’Aquila una città più aperta, più amica delle donne, più pluralista e democratica.
La vita di oggi è dura e pesante per tutti, ma per le donne lo è di più. Sarebbe troppo lungo addentrarsi sulle azioni specifiche necessarie. E’ sufficiente dire che non ci accontentiamo della città così com’è, vogliamo riavere più libertà e diritti, vogliamo un quotidiano meno difficile e faticoso.
Per ottenere qualche risultato positivo è fondamentale legare la rappresentanza al progetto politico, condizione che può rompere la pretesa universalità maschile nella società, nelle leadership e nelle funzioni di governo.
Purtroppo quel progetto indicato in quelle pagine del programma si è sbiadito, e andata via via svanendo. Forse non è mai cominciato anche quando il governo cittadino nominato dal Sindaco conteneva tre donne nella sua iniziale formazione. Questa crescita della democrazia nella nostra città, forse, non è mai stata nella testa e nel cuore dei partiti (anche di sinistra), del Sindaco, del Consiglio Comunale, aldilà di enunciazioni di principio e di convenienza. Infatti già il programma di mandato votato dal Consiglio Comunale elude quei particolari impegni elettorali sulle politiche per le donne e l’attuale conclusione di una lunga verifica politica non ne fa cenno alcuno.
Oggi l’ultimo episodio partorito da questa “cattiva politica” che fa escludere due donne e che fa alle stesse denunciare pubblicamente l’uso di “metodi da bar”, l’assenza di “rispetto” e la mancanza di “coraggio” da parte del Sindaco, ed aggiungo di tutte le forze politiche, sono solo un inevitabile epilogo.
In ultimo. Hanno ragione Roberta Celi e Luigia Tarquini: ancora una volta la rappresentanza femminile paga il prezzo delle imposizioni di una politica maschile e maschilista e, ammesso che se ne ravvisasse la necessità, certamente si sarebbe potuto individuare altre due donne capaci di sostituirle. Piuttosto c’è da domandarsi se qualche donna in più, magari al posto di uomini non all’altezza dei gravi problemi della città, non sarebbe stata un scelta più opportuna”.


22 Marzo 2009

Categoria : Politica
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