Accordo albergatori Gran Sasso, tutti muti
L’Aquila – LA MONTAGNA CHE MUORE DA UN LATO E VIVE DALL’ALTRO – Tra le caratteristiche incomprensibili della classe dirigente aquilana, sia politica o amministrativa, oppure commerciale e imprenditoriale, ce n’è una che sconcerta: la capacità di restare muti di fronte alle cose che accadono. Tanto più muti, quanto più tali cose sono significative e rilevanti. Lo è senza dubbio l’accordo, annunciato ufficialmente nei giorni scorsi, degli albergatori dell’area del Gran Sasso aquilano con i loro colleghi del versante teramano. E’ bene sottolineare che, negli ultimi tre o quattro anni, mentre il versante aquilano ha imboccato decisamente la strada del suicidio economico e turistico, dopo decenni di vita comatosa sempre più difficile, quello teramano (Prati di Tivo-Pietracamela) si è ripreso alla grande, ha trovato gente capace di investire e di pensare (la premessa di ogni azione) e si presenta oggi come una delle stazioni invernali abruzzesi meglio attrezzate ed evolute. La montagna ha due versanti: quello aquilano è morente, quello teramano è in notevole ripresa. Ci saranno dei motivi? Uno, importante, è la vicinanza di Prati di Tivo ad un piccolo comune, Pietracamela, che sotto i Corno Piccolo ha imparato ad apprezzare la concretezza e a favorire gli eventi quando si prospettano, anzichè ostacolari e ritardarli in ogni modo possibile. Dall’altro lato, la presenza dell’amministrazione aquilana con la sua politica miope, autolesionista, inerte e avvelenata da interessi di basso profilo e inettitudini di altissimo profilo, ha di fatto soffocato il Gran Sasso inchiodandolo a due momenti della storia: il regime fascista, che ne avviò energicamente lo sviluppo con risorse e progetti di tutto rispetto, e molti anni dopo, l’amministrazione Enzo Lombardi che, con l’aiuto del Ministro Gaspari, riuscì a rinnovare la funivia.
Oggi nessuno riesce a provvedere neppure alla manutenzione ordinaria, nè ad arginare le sabbie mobili dei debiti a dismisura, degli errori, della totale mancanza di idee, autentiche volontà politiche, progetti, piani di sviluppo, dei divieti e dei no a qualsiasi tentativo di intervento esterno. Oggi la montagna aquilana, mentre pigramente si esaurisce la pausa di ferragosto, è più vicina alla propria fine (economica e turistica) di quanto lo sia mai stata. Diciamo che il Gran Sasso è all’epilogo che, al momento, nessuna spocchiosa dichiarazione politica di intenti è riuscita a scongiurare.
I soli a reagire, perchè ne va del loro futuro, sono stati gli albergatori, che hanno stretto un patto con l’altro versante, contando di rendere meno drammatica la ormai imminente stagione bianca. Nessuno immagina come potranno trarre benefici da una montagna che al 90% non potrà aprire la stagione, ma c’è solo da augurare loro buona fortuna e una vigorosa azione legale risarcitoria nei confronti di chi risulterà responsabile dello sfacelo del Gran Sasso: una coltellata al cuore degli aquilani che nessuno perdonerà a nessuno. Nello scenario del naufragio, ci saranno anche guerre legali all’ultimo sangue, duelli, scontri, e definitivo crepuscolo: non degli dei, per carità , bensì delle entità nefaste che hanno portato a tanto disastro.
(Nelle foto: un traliccio della funivia per Campo Imperatore, e i modernissimi impianti inaugurati l’anno scorso a Prati di Tivo, investimento per 12 mln)
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