Addio al gentile signore dei quark
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – LE MAGIE DEI QUANTI, ENIGMI E MISTERI – CHE FA LA “CITTA’ DELLA SCIENZA”? – Per motivi che sfuggono ai più, ma denotano stridori e ingiustizie anche nel mondo autorevole della scienza, Nicola Cabibbo non ebbe il premio Nobel, che pure a giudizio di molti meritava ampiamente. Almeno quanto i due scienziati giapponesi che, utilizzando le ricerche dell’italiano, arrivarono a risultati sicuramente rilevanti. Ma impossibili senza Cabibbo, il gentile fisico il cui celeberrimo “angolo” è tra i più citati negli articoli scientifici sui quanti e sui quark, e sull’interazione debole, una delle forze fondamentali della natura.
Sarebbe arduo approfondire l’argomento “angolo di Cabibbo”, e la sua utilità nella ricerca fisica più avanzata. A noi basterà ricordare Nicola Cabibbo cervello eccelso del Novecento, scienziato geniale e complesso, che si interessò non solo dei quark ma anche della teoria delle stringhe e di altri argomenti di fisica tanto avanzata, quanto ancora misteriosa e priva di conferme. Forse Cabibbo avrebbe potuto, se non ci avesse lasciati troppo presto, dare contributi essenziali alla soluzione degli incalzanti misteri della ricerca sull’entità reale della Natura a dimensioni molto piccole. Misteri che appaiono sconcertanti nella meccanica quantistica, e sono il suo fondamento: come dire il fondamento della scienza.
Cabibbo fu legato a L’Aquila, all’Università e al Laboratorio ipogeo del Gran Sasso. Per noi è quindi una perdita più diretta e difficilmente colmabile, dato che la ricerca più importante oggi passa “anche” per il Gran Sasso, grazie a scienziati e capitali stranieri. Impensabile a partecipazioni italiane più concrete di quelle che possono dare i grandi cervelli, che abbiamo, ma spesso come merce di esportazione.
Di quale fisica si occupava Cabibbo? Di quella molto specialistica, evoluta fino a livelli che esulano spesso anche dagli insegnamenti universitari. Lo scienziato lavorò essenzialmente sui quark, che sono i componenti ultimi (almeno, così si ritiene oggi) dei nuclei degli atomi, e quindi in piena fisica quantistica. Dove c’è l’infinitamente piccolo, valgono le regole quantistiche, la realtà è differente da quella alla quale siamo abituati. Spazio, tempo, località, determinismo, sono cose che laggiù tra i quark non contano più. Per capire occorrono regole e principi differenti. Ciò nonostante, ci si imbatte in fenomeni e accadimenti (come l’entanglement o la sovrapposizione di stato, o l’effetto tunnel, o la prova della doppia fenditura) che possono farci uscire di senno, perché sembrano autentiche magie impossibili: magie spesso le definiscono anche illustri scienziati e scrittori di scienza. In verità, sono semplicemente misteri che si manifestano nei laboratori e, per ora, sono insolubili. Delineano un Universo sconvolgente, lontano dalla nostra comprensione, magico appunto: eppure, è scienza. Ecco i percorsi nei quali Nicola Cabibbo era maestro e si muoveva a suo agio. La giuria del Nobel la pensò diversamente, e lui non protestò, non si sdegnò, ma tacque e proseguì lungo il suo esaltante cammino. Onorando almeno la sua Italia, che ora dovrebbe togliersi il cappello. Speriamo che lo faccia L’Aquila, che voleva essere “città della scienza”.
(Nella foto Nicola Cabibbo)
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