Non solo incuria, anche sporcizia
L’Aquila – MARCIAPIEDI-JUNGLA E PARCHEGGI-DISCARICHE, PATTUME A PILE – L’estate declina, e con essa la invasiva vegetazione che ha reso infrequentabile da aprile in poi L’Aquila, che ha dovuto aspettare dei volontari per vedere ripulito uno dei suoi parchi. Al posto della vegetazione lussureggiante e intatta di maggio e giugno, ora ci sono distese di erbaccia secca, facile esca per incendi e ricettacolo di immondizia e rifiuti vari ora riportati alla luce e alla vista. Lo spettacolo da ricco di incuria imperdonabile, diventa ora desolato, da landa tropicale abbandonata. E’ stato aperto di recente al traffico, dopo anni, un tronchetto della variante di Pile, che essendo una strada nuova dovrebbe essere prima di tutto illuminata e dotata di segnaletica, zebre pedonali e tutto quanto distingue una strada da una pista di asfalto. Dovrebbe avere prima di tutto dei marciapiedi: neppure un accenno, solo un bordo terroso con erbaccia alta più di un metro, rigogliosa e intricata com’era il terreno prima dell’urbanizzazione (si fa per dire).
Nei pressi dell’ospedale S.Salvatore, e del supermercato Gallucci, c’è a ridosso di una fermata dell’autobus urbano una piccola area di sosta pavimentata con delle piastrelle ad angolo tra le quali dovrebbe trovare vita erba curata e tagliata a dovere. Non solo non è così, ma i bordi murati del piccolo parcheggio sono un immondezzaio indecente, mai pulito forse dall’inaugurazione, e maleodorante. Siamo a pochi metri dall’ospedale e da un supermercato, e da alcuni bar. Non solo incuria abituale, ma anche sporcizia dilagante e antigienica. L’Aquila, città del terzo mondo, anzi “libica” come disse una volta l’avv. Biagio Tempesta. Ora è molto peggio, forse sudanese o boswaniana.
Non vi sono del resto zone della periferia (che oggi è uno sterminato e desolato centro ripetuto nel nulla e nel disadorno più assoluti) che vivano in condizioni migliori. Per motivi che alla gente sfuggono, e che l’ASM dovrebbe spiegare, tutta la periferia è ammorbata da pattume che deborda da sconci e luridi cassonetti, spesso abbandonati sul bordo della strada, senza aree di deposito, con le ruote a loro volta nell’immondizia di basi mai ripulite. Uno spettacolo che dà il voltastomaco, offende cittadini residenti ma soprattutto le tante persone che vengono da fuori e non sono francamente abituate e scenari simili. Se al vulnus terribile di una comunità fisicamentre sconquassata, tra macerie, case-cantiere, mucchi di residui edilizi, travi, impalcature e recinzioni abbandonate o abbattute, cartelli spiegazzati, si aggiunge la desolazione dei rifiuti accumulati e finiti sulla sede stradale, la crisi dell’immondizia a Napoli sembra uno scherzo. Lì fu temporanea, qui è – a quanto appare – abituale e permanente. Dove precipiteremo?
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