I Sabini, a ricordarli è il Molise
L’Aquila – NOI, TERRA DI ORIGINE, LI IGNORIAMO – I molisani, discendenti dei Sanniti, ricordano con una colta manifestazione i Sabini, dai quali i Sanniti ebbero origine, mentre l’Abruzzo – terra madre dei Sabini – non li ha mai onorati. Sabine furono molte zone dell’attuale Alto Aquilano, e diverse ciottà importanti come Amiternum alla periferia dell’Aquila, e da Teora frazione di Barete ebbero origine probabilmente le prime comunità sabine, quelle del “ver sacrum” che Bojano si accinge a ricordare. Mercoledì 18 agosto, dunque, si svolgerà a Bojano in Molise la XIV edizione del Ver Sacrum, rievocazione storica dei principali rituali dei Sanniti, a cura della F.I.D.A.P.A. (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari) – sezione di Bojano, presieduta da Fioralba crivellane. Furono i Sabini, popolazione originaria della Valle dell’Aterno nell’odierno Aquilano, giunti nella terra degli Opici, l’attuale Molise, a dare vita al fiero popolo dei Sanniti, che si opporranno strenuamente, in un momento successivo, all’avanzata del potente esercito romano.
I Sabini a seguito di una guerra scoppiata con gli Umbri, a nord dei loro territori nell’odierno Abruzzo, avevano promesso a Marte, per un esito favorevole del conflitto, di sacrificare i nascituri della successiva primavera.
Uscirono vincitori dallo scontro, ma non mantennero la promessa fatta al dio, e malattie e calamità si abbatterono su di loro. Per placare l’ira del dio, gli consacrarono i propri figli facendoli emigrare in una fatidica primavera (Ver Sacrum), che ha dato una svolta nuova alla storia, esattamente 2809 anni fa, come ricorda lo studioso Oreste Gentile.
I giovani sabini, o Sabelli, guidati da Comio Castronio, al seguito di un bue, animale sacro a Marte, giunsero nelle terre poste alle falde del Matese e si fermarono qui, alle sorgenti del Tiferno (oggi Biferno). Così, tra il VII e il VI secolo a.C., vinta la resistenza della popolazione autoctona degli Opici, fondarono la città di Bojano, in osco Bovaianom, a ricordo del bue che guidò la migrazione, (che sarà la romana Bovianum e la medievale Bobiano).
Nella manifestazione in programma il prossimo 18 agosto, presso lo stadio comunale, rivivranno alcuni rituali del glorioso popolo italico citato da Tito Livio, Strabone e altri storici del passato: la consacrazione, la divinazione attraverso l’interpretazione dei “segni” e la lettura delle viscere degli animali sacrificati, i combattimenti, i riti della fondazione, laddove la simbologia della terra e dell’acqua ci introducono alla nemesi iniziatica della fertilità, il matrimonio come premio al valore dei guerrieri, il giuramento, la cosiddetta “linteata”, dal nome del telo di lino che delimitava l’area sacra, in un bosco, all’interno della quale i centurioni pronunciavano un terribile giuramento di sangue. Ogni esitazione, infatti, era punita con la morte, resa più cruenta dall’usanza di lasciare insepolti i resti dei giovani che non erano stati pronti a pronunciare il giuramento.
(Nella foto l’anfiteatro di Amiternum, città sabina presso L’Aquila)
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