“Michetti, non una cerimonia mortuaria”


Pescara – (di Paola Marchegiani, consigliere comunale) – Dal catalogo della mostra “Pescara tra 800-900” (testo di Rita Maria Molisani e Maria Cristina Semproni), trascrivo e leggo. Un teatro, denominato Politeama Aternino esisteva già nella II° metà del 1800 nella stessa ubicazione attuale ma isolato dagli edifici circostanti. Nel programma amministrativo del 19.09.1887 redatto da Francesco D’Annunzio, padre del poeta Gabriele, già Sindaco di Pescara, poi consigliere comunale, si affermava la necessità di un rinnovamento del Politeama “rinnovato allo stato primordiale da oltre un decennio”.
Nella deliberazione della Giunta Comunale di Pescara del 20 e del 31 marzo 1909 vennero definiti i confinanti di quello che sarebbe stato il teatro Michetti, delimitato ad est e a sud da strade:
gli eredi Brunetti e il marchese Farina a nord l’imprenditore, Vito Bucco a ovest.
Nello stesso anno (1909) venne elaborato dall’Ing. Antonio Liberi, su un preventivo di £. 12.000 il progetto di ristrutturazione del Politeama Aternino.
L’edificio era stato ceduto nel novembre 1907 a Donato Verrocchio, che a sua volta si impegnava a cederlo a Vicentino Michetti, nato artista pescarese, con l’impegno di “Costruire un teatro più capiente, più decoroso e più rispondente all’importanza della città” ed il privilegio di dargli il proprio nome.
Il teatro “Vicentino Michetti fu inaugurato il 4 agosto del 1910 con la rappresentazione del Werther di Massenet…………….
L’edificio dal punto di vista stilistico, costituisce un esempio architettonico del movimento della Secessione Viennese, con alcuni elementi dello Junghestil tedesco, quali le testine disposte alle chiavi d’arco delle cunette delle finestre del piano nobile.
Oggi è giusta la celebrazione organizzata dal Presidente del Consiglio di uno dei pochi monumenti della Pescara di un tempo.
E’ grazie alla lungimiranza di Luciano D’Alfonso, del suo assessore Adelchi De Collibus e dell’Amministrazione di centrosinistra che il Comune di Pescara si è assicurato la proprietà (per la spesa di 2 milioni e 350 mila euro) di questo prestigioso edificio, perché esso tornasse ad esprimere la sua funzione di luogo di cultura.
Sono state fatte da più parti proposte qualificate di utilizzo del teatro in direzioni che comportano attività cinematografiche, (considerando che la nostra amministrazione ha anche acquistato tutte le apparecchiature presenti) teatrali, musicali, e di altro tenore culturale.
Il nostro governo ha pensato (le idee e i fatti non sono mancati) questo luogo vivo, luogo di incontri e di attività sociale.
Concretezza e realismo hanno costituito il motore trainante del nostro operare e l’acquisto del Michetti ne ha rappresentato la sintesi, il passo iniziale, il principale.
Ma è con grande dolore che riscontro che da parte della nuova amministrazione sia mancata quella naturale sensibilità per consentire lo svolgimento dei restanti, residui, minimali lavori indispensabili per dare l’agibilità allo stabile, così da restituirlo alla collettività.
Purtroppo a Pescara prospera una tradizione non edificante di “Arresto provvisorio” (e come diceva Flaiano “In Italia non c’è nulla di definitivo come il provvisorio”) di progetti nati all’insegna di forti ambizioni.
Il teatro Michetti così si aggiungerebbe alla teoria di opere nate con la nostra amministrazione e subito comatizzate dalla attuale.
Voglio ricordare a proposito il Museo del Mare, la Chiesetta di S. Anna, il Circolo Aternino.
Il mio intervento non vuole essere sterilmente polemico, ma ha lo scopo sincero e vero di essere da stimolo affinché questa celebrazione non sia una cerimonia mortuaria, ma funga da spinta per porre TESTA e MANO, alle urgenze di una collettività assettata di cultura, linfa vitale per una società libera.
La fiducia per il futuro del Michetti la ripongo tutta nel Presidente del Consiglio Comunale Licio Di Biase che tanto si è adoperato da Assessore alla Cultura, del quale ricordo la mirabile idea di affittare da parte del Comune i locali in cui oggi ci troviamo e che noi abbiamo acquistato.
Noi tutti ci auguriamo che grazie a lui, alla sua sensibilità verso la storia della nostra città, si possano riaprire le porte del Teatro Michetti ai cittadini pescaresi nel più breve tempo possibile consentendo così la vita di questo teatro.
Concludo con le parole di Garcia Lorca “Un popolo senza teatro è un popolo morto”.

La Consigliera
Paola Marchegiani


09 Agosto 2010

Categoria : Cultura
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