L’opinione – Campagna acquisti
(di Carlo Di Stanislao) – Ci sono timidi ma evidenti segni di ripresa (il Pil che cresce come prima della crisi e a livelli di due anni fa, l’industria che incrementa il fatturato) ed anche se non mancano ancora segnali di instabilità pericolose (ad esempio i dati Telecom più bassi di quanto previsto, l’incertezza sulla Fiat, l’incremento del prezzo del grano da parte della Russia ed i dati sulla perdita di posti di lavoro, che macina disoccupati a ritmo incalzante), gli italiani possono affacciarsi, in questo agosto alterno e capriccioso, a qualche segnale di speranza. Il vero problema è e resta, invece, l’incertezza del quadro politico, con Berlusconi intento già, dopo un pranzo con l’amico ex ministro Previti ed uno shopping offerto ai fotografi per ostentare normalità e sicurezza, a stilare un programma su quattro punti da offrire come nuovo “contratto” ai transfughi finiani e che minaccia, in caso di scaramucce o imboscate, il voto anticipato già il prossimo marzo. E preoccupati sono anche i Legisti che temono un ritardo sul programma federale e con Calderoli dichiarano di voler “esplorare” possibili intese in tal senso con Futuro e Libertà, incrementando la fibrillazione del Cavaliere. Come scrive su il Giornale (da giorni tutto proteso con suo “terminator” preferito Vittorio Feltri a fare le pulci e a linciare Fini) Adalberto Signore, fosse per lui, Berlusconi avrebbe già fatto saltare il banco, non solo quello di una maggioranza che in privato definisce “dimezzata” , ma pure quello di un Pdl svuotato e necessitante di un “rilancio”. Egli però, sa bene che lo scontro finale resta congelato fino a settembre, quando riaprirà i battenti il Parlamento e che fino ad allora non avrebbe alcun senso dare sfogo alla tentazione di fare e dire davvero quel che pensa. Insomma, si accomodino pure le colombe, nel tentativo di un ultimo disperato recupero di Fini, magari proponendogli un documento programmatico di legislatura su alcuni punti specifici. Soluzione che gli piace, dice sempre il ben informato Giornale, più o meno quanto il brodino che prende da quando qualche giorno fa ha iniziato la solita dieta estiva, prefiggedonsi lo scopo di scendere sette o otto chili, per affrontare, in forma, la tornata autunnale. Lascia che Tremonti, aiutato da Alfano, Baniaiuti, Cicchitto, Quairiello e Calderoli, lavori su un ipotetico impegno programmatico su 4 punti (processo breve, intercettazioni, federalismo, mezzogiorno), ma in realtà si prepara ad uno scontro diretto sia all’interno con i finiani che con l’opposizione, che cerca di indebolirlo ulteriormente proponendo a Tremonti e alla Lega un governo tecnico di salute nazionale che lo mandi rapidamente a casa. Se in pubblico preferisce non parlare, in privato il Cavaliere fa i ragionamenti di sempre. A conferma che nonostante i pontieri siano al lavoro, la speranza che si arrivi a una tregua è ridotta al lumicino e lui si prepara, in primo luogo, come ha imparato dirigendo il Milan, ad una utile campagna acquisti. Innanzi tutto verso la Destra di Storace, che incontra a via del Plebiscito e con cui torna a parlare di elezioni anticipate, non prima, però, di uno scambio di battute. “Ti trovo sovrappeso”, gli dice il premier, ma Storace lo rassicura: “Tranquillo, appena si comincia con i comizi mi metto a dieta”; dando per scontato che nel caso si andasse alle urne Pdl e Destra sarebbero alleati perché, spiega l’ex colonnello di An, “ora non c’è più Fini che può mettere veti”. Poi, già in queste ore, le operazioni di coopzione verso esponenti del MPA da solleticare con carioche esecutive e, ancora, possibili nuovi con Casini e Rutelli, per tentare uno spaccamento di quel’asse di centro che gli sottrarrebbe più di 80, preziosissimi voti. In questo agosto senza né riposo né “valchirie”, Berlusconi insomma progetta tutto il da farsi o per garantire se stesso in questo governo o per andare, a marzo o novembre, ad elezioni anticipate, ma con una immagine ed un partito recuperati e che non cedano punti e posizioni nei confronti della Lega. Anche se non gli piace, egli vuole anche lasciare una possibilità a chi (Ghedini, Quariagliello, lo stesso Cicchitto), crede sia possibile che il divorzio con Fini e i suoi potrebbe ricomporsi, se a settembre Futuro e Libertà fosse disposto a votare un programma snello composto da 4 grandi temi: fisco, giustizia, federalismo e Mezzogiorno. Su ciascuno dei punti verrà indicato in modo dettagliato come si intenderà procedere valutando anche la possibilità che, sui punti in programma, la maggioranza in Parlamento potrebbe anche modificarsi un po’. Non è detto che gli unici a votarlo saranno i finiani. L’adesione dei cattolici di Casini e Rutelli potrebbe essere accolta a braccia aperte. Come dicevano a questa possibilità Berlusconi, che è uomo prudente e di fondo andreottiano (nel senso che è abituato a pensar male), non crede e sa anche che deve possedere già ora un altro, più solido piano, perché in questo momento (e quindi alla riapertura di Settembre), la maggioranza alla camera non c’è e al Senato è ridotta a 5-6 voti, oltre ad esserci la concreta possibilità di un ulteriore assottigliamento, poiché sono in molti a ritenere che già nelle prossime settimane anche Pisanu e Massiddu potrebbero passare al gruppo dei Fli. Berlusconi è un pragmatico e sa che, in questo momento, Il governo somiglia come una goccia d’acqua all’ultimo esecutivo di Romano Prodi: appeso al filo di pochi voti da andarsi a raccogliere, di volta in volta, in Parlamento. Vede anche, nei fatti, che si rafforza l’asse Fini Casini, con il leader dell’Udc che prende le difese del presidente della Camera sulla querelle della casa di Montecarlo nelle disponibilità del cognato dell’ex leader di An. Vede anche, molto chiaramente, che la giornata del 2 agosto su Caliendo, ha confermato la sua vera debolezza: sa vincere le elezioni, ma poi non riesce a governare. Gli era accaduto, in passato, con il miglior alleato di oggi, Umberto Bossi; gli sta ricapitando addirittura col co-fondantore del suo partito, Gianfranco Fini, espulso in malo modo dal Pdl. Ed ancor più deve verificare di avere collaboratori dubbi e che commettono gravi errori anche di valutazione: gli avevano detto che i finiani erano quattro gatti, invece i numeri mostrano una realtà davvero molto diversa. In apparenza, nel Pdl, è in corso un braccio di ferro fra falchi e colombe, cioè fra ex di An da un lato (che ormai apertamente contrastato l’invidiato ex capo) e Gianni Letta e i ministri Frattini e Gelmini, dall’altro. I primi lavorano per una rottura e per il voto in autunno. Un errore, al contrario, secondo le colombe che continuano a lavorare di diplomazia: per il voto a novembre non ci sarebbero i tempi tecnici, è la loro tesi. Calendario alla mano, con le Camere che riprendono a lavorare di fatto a metà settembre, Berlusconi dovrebbe aprire una crisi e ottenere lo scioglimento dal Colle entro i primi di ottobre. Meglio trattare con Fini – è dunque il suggerimento di Frattini, Gelmini e dei moderati – e stipulare magari una federazione con Fli, qualora accetti il piano in quattro punti: per vincolare loro e blindare il premier fino al termine della legislatura. Il braccio di ferro c’è ma non è quello che più interessa il Cavaliere che è preoccupato del suo prestigioso, della sua forza e dell’immagine del suo partito. In effetti è proprio questo il primo degli spinosi problemi che deve affrontare, poiché, sembra che, a vacillare nel Pdl, sia anche il coordinamento. Nell’ultimo vertice di giovedì, Berlusconi ha illustrato i risultati degli ultimi focus dai quali emergerebbe come i giovani elettori Pdl siano attratti da Fini. Da qui la necessità di “cambiare l’immagine del partito”, ha rimarcato, ipotizzando Gelmini, Alfano e Meloni al coordinamento. La Russa ha ribattuto a muso duro: “Presidente, fà come vuoi, ma gli ex An li rappresento io”, cercando di tenersi stretto un ruolo che sente minacciato. Forse più che campagna acquisti il Presidente del Consiglio e del Milan, dovrebbe tenere buoni spogliatoio e panchina. E, forse, tenere conto che l’incertezza politica o un vuoto prima di un voto anticipato, farebbero regredire l’Italia a condizione simil-greche cui cerca faticosamente e con grandi sacrifici di sottrarsi.
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