“Se urli, la burocrazia si ‘smucchia’ “
L’Aquila – STORIA DI URLI E STRAFOTTENZE – Il nostro interlocutore è un anziano alto burocrate di un ufficio dello Stato che a L’Aquila funzionava lentamente, ma bene: rara avis. Di solito funzionavano (quasi tutti) lentamente, ma malissimo… E’ un uomo probo, un leale servitore dello Stato. Oggi è anche uno sfollato che ha casa antisismica in una new town aquilana. A patto che non si facciano nomi e riferimenti (“Non intendo rovinare nessuno, nè nuocere a nessuno” avverte) accetta l’intervistina di InAbruzzo.com Argomento, le terribile burocrazia che sta continuando a distruggere una città dell’Aquila già in gran parte distrutta. Prima le case, ora sono le persone a finire in pezzi: sfiducia, stanchezza, ansia, depressione, voglia di arrendersi e andarsene.
–Dove è accaduta la sua storia?
In un ufficio del Comune dell’Aquila, non dico quale, non intendo rovinare nessuno.
–Pensa davvero che se dicesse il nome, qualcuno reagirebbe e punirebbe?
Non ci credo, però è così, altrimenti non racconto nulla.
–Bene, come vuole. Cos’è accaduto?
Arrivo da 100 km di distanza per prelevare dopo lunghissime attese un documento da quell’ufficio comunale. Vado, aspetto e il mio turno, mi dicono con fastidio e sufficienza che non è pronto. Chiedo, tento di sapere, niente da fare. Alzo la voce, e tutto l’ufficio mi guarda con odio, ma il documento non arriva. Pare non sia ancora pronto, pare manchi non so cosa…
–Continua ad urlare?
Certo, sempre di più, sono esasperato, stanco, non ne posso più. So come vanno certe cose, pretendo rispetto e non sguardi di sufficienza come per dire “guarda questo che rompicoglioni”.
–E gli impiegati?
Diventano arroganti, mi urlano di non urlare, mettono scuse su scuse.
–Quindi si mette male.
No, con me non si mette male. Pretendo di parlare con un dirigente e alla fine me lo chiamano. Mi invita anche lui a non urlare lì dentro. Perchè, chiedo gridando ancora di più. qui dentro dove siamo, in chiesa? Non mi muovo da qui se non mi date il mio documento. Chiamate chi volete, il sindaco, la polizia, la guardia di finanza, i vigili notturni… chi volete. Da qui non mi muovo.
–Come è finita?
E’ finita che il documento non era pronto, non ci avevano neppure messo mano, e me lo ha fatto in dieci minuti quel dirigente o responsabile, o chi era lui. Ecco, se urli la burocrazia si smucchia. Ma non è un vivere civile: così la città finisce in pezzi, crepa più ancora di quanto non sia già crepata.
(Ndr) – L’intervista finisce qui, ma potremmo aggiungerne altre cento, pur ammettendo che qualche volta, da qualche parte, le cose vanno meglio. Molto di rado.
Non c'è ancora nessun commento.