La città sta tornando alla natura
L’Aquila – La città sta rapidamente tornando alla natura, a quella natura che dal 2008 l’avvertiva con i suoi linguaggio (scosse dopo scosse dal dicembre 2008) e che l’uomo – pur avendo la sensazione della tragedia imminente – ignorava per oscuri motivi. Neppure tanto oscuri, del resto. Tornano alla natura le rovine del centro, sempre meno “esposte” all’aria, perchè coperte da rifiuti, vegetazione, frammenti edilizi raccolti e abbandonati, travi, rottami di ogni genere. Tornano alla natura le strade fruibili dai cittadini, perchè manca qualsiasi tipo di cura o manutenzione. Come se il Comujjne e l’ASM fossero crollati anche loro, a rimasti sotto le macerie: non vengono svolti neppure i servizi ordinari, minimi, essenziali, quelli che dovrebbero essere erogati nelle zone abitate a prescindere dagli eventi: tanto più un evento che ormai è lontano oltre 16 mesi.
Il nostro obiettivo si è soffermato in due luoghi scelti a caso. In viale della Stazione, la vegetazione sta sormontando tutto, a cominciare dalle mura o da quello che delle mura è rimasto in piedi. Una boscaglia folta, disseminata di sporcizia e discariche di ogni natura, sta salendo (anche di metri: sulle mura, nello spazio da sempre inutilizzato e abbandonato selvaggiamente da amministrazioni ignoranti e incolte che si sono susseguite a L’Aquila per decenni) ed ha in queste settimane il massio rigoglio dell’estate piena, che volge al declino ma ancora dà vigore massimo alla vegetazione spontanea. Il verde lungo il viale fa pensare ad una jungla incombente, che assale e soffoca lo spazio antropizzato (l’asfalto e i dissestati e luridi marciapiedi) da tutte le parti. La natura rimonta lo spazio che le era stato tolto, lo riconquista incontrollabile e vincente.
La città torna al selvaggio anche in via Amiternum lungo la quale qualche tentativo di fare pulizia è stato effettuato, e poi abbandonato a metèà , secondo le consuetudini di questa città che era terremotata da ben prima del 6 aprile 2009: lo era nei metodi, negli uffici, nei personaggi che dirigono solo in vista della fine del mese. Lo è sempre stata, in fondo. Ma oggi un marciapiede che procede nella jungla di rifiuti ed erbacce, lungo edifici crollati o semicrollati, vuoti e ormai fatiscenti, dà un senso di sconforto e desolazione che è il primario motivo dell’abbandono della città da parte di tanti. Non si può vivere, con tutta la buona volontà , tra tanto degrado, con la sensazione di un dopoguerra infinito. Ci avvicina un signore in canottiera alzatosi da una sedia del bar vicino, vedendo che stiamo fotografando: “Qui di giorno è così, di notte è semibuio, quando fa molto caldo ci sono puzza, insetti, vespe, calabroni, lucertole, ratti e rettili. Le macchine e le moto passano a velocità folle. I vigili urbani passano in macchina sorridendo e telefonando, e scompaiono in pochi secondi. E poi i ladri che fanno ciò che vogliono indisturbati: ci provi lei ad abitare da queste parti, a tentare di vivere in qualche modo. Per fortuna mia sorella ha una casa a Francavilla e questo pomeriggio me ne torno lì…”. (Nelle foto Col scattate ieri: Viale dell Stazione, ormai quasi riconquistato dalla jungla, e via Amiternum, un piccolo inferno sporco e desolato)
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