Cinema naturalistico e ambientale
Fontecchio – Nella sua seconda serata a Fontecchio, paese del cratere sismico aquilano, entra nel vivo il dodicesimo Festival internazionale del cinema naturalistico ed ambientale, con la proiezione a partire dalle ore 21 dei primi tre documentari in concorso. ‘’Le popolazioni della valle dell’Omo’’, di Graziella La Rosa è l’avvincente racconto di un viaggio lungo le sponde dell’Omo river, in Etiopia, dove è possibile incontrare le ultime etnie primitive del cuore dell’Africa: i bellicosi Nyangatom, i cui villaggi sono protetti da barriere di rami spinosi e i cui sguardi diffidenti raccontano di un esistenza messa a dura prova da un territorio ostile. E ancora i Surma, le cui donne inseriscono piattelli nel labbro inferiore fin dalla giovane età come simbolo di bellezza e di orgoglio, o i Karo, che vivono in villaggi di capanne di paglia e i cui corpi sono tele da pitturare con terre e sgargianti pigmenti, infine gli Hamer, le donne indossano pelli di capra abbellite piccole conchiglie del mar Rosso, usate, per secoli, come denaro. L’esistenza di questi popoli, denuncia nel documentario Graziella La Rosa, è messo però in serio pericolo dai cambiamenti climatici e ancor di più da una grande diga che già sta ha alterato il flusso del fiume Omo, che costituisce l’unica risorsa idrica per uomini e animali e nella stagione delle piogge consente l’irrigazione dei campi, grazie alle sue esondazioni.
Il secondo breve, ma intenso documentario, ‘’La foresta che ho sognato’’ è a firma di Massimiliano Sbrolla, regista già premiato al Festival, e collaboratore di Geo&Geo, National Geographic, Fox International . Protagonista è l’albero, ‘’un elemento – spiega l’autore – che fa parte della nostra vita quotidiana ma che, proprio per questo, è spesso ignorato e ritenuto semplicemente parte del paesaggio esterno alla nostra anima’’.
Il terzo documentario, ‘’Fango’’, del regista e scrittore Mauro John Capece ci riporta in Abruzzo, e alla terribile alluvione che nell’ottobre 2007 provocò paura e ingenti danni a Tortoreto ed Alba Adriatica. Tra le vittime lo stesso regista, che nel fango perse il suo archivio cinematografico. ‘’Più che un reportage giornalistico – spiega Capece – Fango è un racconto che muove dalla compassione, ovvero dal ricordare passioni come la paura e la rabbia che ho condiviso con gli altri alluvionati’’. Rare e drammatiche immagini di repertorio, si alternano così a momenti in cui il protagonista diventa solo il martellante rumore della pioggia, o le parole di chi ricorda quelle ore in cui una colata di fango portò via ricordi e beni materiali, traendone insegnamenti e riflessioni sul rapporto tra l’uomo e il suo ambiente.
Dopo la prima tappa di Fontecchio, il festival proseguirà il suo viaggio con una due giorni a Capestrano, il 5 e 6 agosto. Per informazioni è possibile contattare la segreteria del festival al numero 3298839788.
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