Caso Stati preoccupante per la politica
Sulmona – (di Massimo Carugno, segretario regionale PSI) – La vicenda, che ha portato all’arresto di Ezio Stati, notabile di spicco prima di F.I. e poi della PDL, e alle dimissioni della figlia Daniela Stati dalla carica di Assessore alla Prot. Civile della Regione Abruzzo, al di la delle aspetti giudiziari, che non ci interessano sino a che non vi sarà una sentenza definitiva, è molto preoccupante sotto il profilo politico.
E’ il sintomo infatti che in Italia, ormai, ogni politico è assoluto padrone dell’orticello che coltiva senza che vi sia, su quello che fa, alcuna forma di controllo ne da parte di un organismo collegiale di governo (giunta regionale, provinciale o comunale che sia) ne da parte di un organo politico di partito.
Tutto ciò in spregio e nella totale incuria degli interessi della gente, anche in casi particolarmente drammatici come la vicenda del terremoto dell’Aquila.
E’ assolutamente svanito nel nulla il momento della discussione e della concertazione, ma anche della vigilanza, che si svolgeva un tempo nelle segreterie dei partiti o tra le segreterie di più partiti.
Questo è l’amaro frutto della tanto decantata riforma della nuova politica che piace tanto ai “bipolaristi e maggioritari” Berlusconiani o Veltroniani che siano.
La politica italiana è una orchestra in cui ogni musicista suona un musica diversa e nessuno gli da gli spartiti ne li dirige.
La Seconda Repubblica si specchia ormai solo in questo sistema politico fatto di partiti contenitore senza anima o identità, fatto di leader che coltivano solo progetti personali.
Per superare il fallimento totale della Seconda Repubblica potrebbe essere giunto il momento di spostare l’asse del dibattito e del confronto politico non più solo tra forze orientate verso destra o verso sinistra, ma anche distinguendoci tra forze che si ispirano e sostengono questo fallito sistema politico e forze che si ispirano invece alla nuova politica dei partiti, affinchè recitino nei parlamenti, o negli organi assembleari, un primario ruolo politico e legiferante, in un quadro di pluralismo politico, condiviso con un paese reale che sia partecipe fino in fondo alle scelte mediante un potere elettorale pieno e assoluto non compresso ne da esagerate e vessatorie soglie di sbarramento ne da limiti di alcun genere nella scelta dei propri rappresentanti, parlamentari, regionali e amministrativi.
Solo così si potrà tornare dalla gestione monarchica dei propri feudi alla politica che analizza e risolve i problemi della gente.
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