Le colpe sulla chiusura dell’ospedale


DON CIRCOSTANZA – «C’è chi delinque, chi evade, ma anche chi vede e non dice nulla pure essendo persona perbene»
(Milena Gabanelli)
Ecco una sintesi di ciò che a proposito di sanità e ospedale di Pescina pubblica Il Martello del Fucino: “La Sanità regionale abruzzese versa da anni in una situazione economico-finanziaria dram- matica, per la quale, a fronte di un servizio scadente, si è avuta una spesa smisurata. A nulla sono valsi i piani sanitari succedutisi dal lontano
1995. In epoca più recente, si sono aggiunte vicende di malaffare a rendere ancor più cupo il quadro com- plessivo.
I fondi trasferiti dallo Stato alla Regione per la gestione della sanità sono divenuti nel tempo sempre più insufficienti. Si è generato un grave deficit e l’Abruzzo è stato richiamato, più volte, a modificare le proprie politiche legislative sanitarie per evitare il blocco dei finanziamenti statali.
Le tasse regionali sono state portate al livello mas- simo consentito dalla legge, senza riuscire ad argi- nare l’emorragia finanziaria.
E’ intervenuto il Governo ed ha preteso un Piano di rientro.
La Giunta regionale dell’Abruzzo, con deliberazio- ne n. 224 del 13.03.2007 (recepita nella L. R. n. 6 del
05.04.2007) approvò l’accordo tra il Ministro della Salute, il Ministro dell’Economia e delle Finanze e la Regione Abruzzo per l’approvazione del Piano di rientro con il quale si individuavano degli interven- ti necessari al perseguimento dell’equilibrio eco- nomico dei conti in materia sanitaria (ai sensi della L. 311/04).
Il Piano di rientro stabiliva che, nell’anno 2010, dovesse essere raggiunto il pareggio di bilancio. Per lo svolgimento delle azioni tese al pareggio dei conti il Governo centrale nominò un Commissario e contestualmente spogliò la Regione della auto- nomia politica-amministrativa in materia sanitaria. Il Commissario ad acta, dott. Gino Redigolo, con deliberazione n. 65 del 10.09.2009, già nello scorso anno, avallando gli atti aziendali delle singole ASL abruzzesi, rilevava come essi tendessero al riequili- brio dei costi sanitari: “da un’analisi di merito delle azioni proposte le stesse mostrano un primo inter- vento sulla riorganizzazione della rete ospedaliera esplicitato attraverso riorganizzazioni o cassazione di funzioni in taluni .presidi minori che vengono ad assumere sostanzialmente la configurazione di ospe- dali di territorio così come previsto dal Piano Sanitario Regionale 2008-2010 e dalla Legge Regionale n. 6 del 2007”.
Concludeva, nel suo ruolo di delegato del Governo, auspicando “una revisione del Piano Sanitario Regionale vigente con particolare riguardo alla rete ospedaliera che appare ancora sovradimen- sionata in particolare per quanto riguarda i punti di erogazione”.
Detto in altri termini, il Commissario Redigolo segnalava che, nell’immediato futuro, si sarebbe dovuto intervenire, ancor più incisivamente, sulla rete ospedaliera, chiudendo, o se si preferisce, “disattivando” e “riconvertendo” gli ospedali mino- ri. Il destino del nostro ospedale era già tutto scritto, per chi avesse voluto e saputo leggerlo. Sul finire dell’anno 2009 il presidente Chiodi avvi-

cendò il dott. Redigolo nel ruolo di Commissario, affiancan- dosi la dott.ssa Baraldi quale vice.
Il duo Chiodi-Baraldi ha, in questi giorni, reso noto il Programma Operativo 2010 in materia di Sanità ed ha concertato con il Ministro delle Finanze e quello della Salute le approvazioni di loro competenza. Nel Programma viene defini- tivamente esplicitata la sorte del nostro presidio, incluso tra quelli da “disattivare”. In una paro- la: morte!
Dal 31 agosto 2010, a seguito dell’ennesima ricon- versione, l’ospedale S. Rinaldi diverrà, infatti, un Presidio Territoriale di Assistenza (PTA), con assi- stenza medica ed infermieristica H12; un Centro Unico Prenotazioni; spazi dedicati all’attività ambulatoriale specialistica; servizi di accoglienza alle persone; punto prelievi; consultori; forme di associazionismo dei medici di Medicina Generale; Guardia Medica.
In una parola, come ho detto fino alla nausea già nel mese di marzo 2010 durante la campagna elet- torale provinciale, un “maxidistretto”.
Gli operatori della struttura si ridurranno a una trentina, di cui solo 5 medici, e in tale conteggio va incluso anche il personale che oggi presta servizio presso il distretto Sanitario.
Dopo la riconversione, ovvero dopo la disattivazio- ne, verrà valutata la possibilità di mantenere un Punto di Primo Intervento, operativo H24 (che per altro è molto meno di un Pronto Soccorso), a seconda delle esigenze organizzative e sanitarie che verranno monitorate nei bacini territoriali di riferimento al fine di garantire equità di assistenza. Però in questo Programma Operativo non c’è trac- cia di elisoccorso, di operatività emergenziale in zone montane, di auto mediche da montagna, ser- vizi emergenziali che invece esistono nella decan- tata Regione Toscana, presa dai nostri politici quale modello di gestione del servizio sanitario. Tradotto: i cafoni di montagna possono tran- quillamente crepare sulla neve!
La fine indecorosa del nostro ospedale e la super- ficialità con la quale i nostri amministratori hanno gestito il problema in questi anni meritano un rie- pilogo chiarificatore.
Dopo le fiaccolate del 2007 (epoca in cui la Regione era presieduta da Del Turco), con le quali il sindaco ci aveva portato in piazza per difendere anche la chirurgia generale e la medicina generale nel nostro ospedale, nel maggio 2009, in uno stra- no silenzio dell’amministrazione comunale, è

PESCINA, 5 DICEMBRE 2009

avvenuta la chiusura del reparto di chirurgia gene- rale.
Il Comitato pro Ospedale, ricostituitosi a seguito dell’assordante silenzio, nell’intento di protestare contro quella chiusura, ha promosso vari incontri e manifestazioni per sensibilizzare tutti nella difesa del diritto alla salute “costituzionalmente” garanti- to. Dal mese di agosto 2009, dopo due assemblee pubbliche in piazza Mazzarino e vari incontri con la cittadinanza, il Comitato ha dato inizio ad un inca- tenamento permanente di anziane donne e citta- dini, culminato in una protesta congiunta con la popolazione di Tagliacozzo, afflitta dalle nostre stesse pene.
Nel mese di novembre 2009, il Comitato pro Ospedale di Pescina, unitamente al sindaco Radichetti e a una nutrita delegazione di sindaci della Marsica occidentale difensori dell’ospedale di Tagliacozzo, capeggiati dal sindaco di quel paese, con una vibrante protesta sotto la sede dell’asses- sorato a Pescara, ottenne di esser ricevuto dall’as- sessore alla Sanità Venturoni.
Quest’ultimo, in modo perentorio, annunciò per Pescina l’ennesima vergognosa “riconversione”, comunicando le ulteriori chiusure dei reparti di medicina e geriatria e lasciò intendere, addirittura, la creazione di un pronto soccorso diurno gestito dai medici di famiglia.


02 Agosto 2010

Categoria : Cronaca
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